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Il Vesuvio e i diritti dei cittadini
di Luca Stamati
Se la questione non fosse così
seria verrebbe da sorridere di fronte all'idea bizzarra di costruire tetti spioventi sugli
edifici dei 18 comuni della zona rossa "in modo da evitare la distruzione di migliaia
di case, in quanto i lapilli e le ceneri scivolerebbero giù dai tetti, senza accumularsi
e, quindi, pesare sulla struttura delle case stesse" (Corriere del Mezzogiorno di
giovedì 23). Dopo la finanza creativa di Tremonti l'edilizia creativa dei Sindaci
vesuviani? Peccato che il piano di emergenza stilato dalla Protezione Civile preveda nella
zona gialla - quella a minore rischio, per intenderci, che comprende 96 comuni - la caduta
di particelle con un carico di circa 300 chilogrammi per metro quadrato! Dubito perciò
che, nonostante i potenti mezzi della tecnica, il nostro tetto a spiovente - costruito in
zona rossa - possa reggere l'urto di un tale lapillo.
Mi permetto di offrire un altro spunto di riflessione. Il primo cittadino di Terzigno
sostiene che la moratoria così come proposta dai Ds calpesterebbe i diritti acquisiti dai
cittadini. E il diritto alla salute, all'incolumità fisica, alla vita? Questa è la prima
istanza dei cittadini cui corrisponde un preciso dovere dei sindaci sia come esponenti
della comunità locale che come rappresentanti dello Stato sul territorio, impegnati nel
loro ruolo istituzionale a tutelare i diritti fondamentali riconosciuti dalla Costituzione
e, in questo caso, dal più elementare buon senso. Del resto il rilascio di nuove
concessioni edilizie in un territorio notoriamente a "rischio eruzione" non è
giustificato neppure da un'esigenza abitativa. Secondo dati Istat, infatti, nel decennio
1991-2001 si è assistito a un decremento della popolazione provinciale dello 0,2 per
cento, che indica in pratica una stabilizzazione della popolazione residente nella
Provincia di Napoli sui 3 milioni di abitanti. Se analizziamo, in particolare, i dati
relativi ai comuni della zona rossa notiamo una stabilità e, in alcuni casi, addirittura
un decremento: Boscotrecase meno 6 per cento e Torre Annunziata meno 6 per cento. Se
dunque non è il "diritto alla casa" - in nome del quale molti abusi sono stati
tollerati degradando interi quartieri e deturpando in modo irreversibile il territorio - a
guidare la richiesta di nuove concessioni, cosa spinge i sindaci a difendere i
"diritti acquisiti" dei loro cittadini? Se la matematica non è un'opinione, a
parità di popolazione residente, le nuove costruzioni sono destinate a diventare
"seconde case" o abitazioni da fittare a chi residente non è e cerca un primo
alloggio.
Uno studio condotto sui flussi migratori ha evidenziato che la provincia di Napoli è il
contesto preferito dagli immigrati in Campania. In un decennio, infatti, la popolazione
straniera è raddoppiata passando dalle 22 mila unità del 1991 alle oltre 41 mila del
2001 secondo stime ufficiali e senza tenere conto dei flussi di clandestini. In due comuni
della zona rossa - San Giuseppe Vesuviano e Terzigno - gli immigrati rappresentano oltre
il 3 per cento della popolazione residente, sempre analizzando i dati ufficiali. Come si
evince facilmente da queste considerazioni, il problema sollevato dal Corriere del
Mezzogiorno è grave e va affrontato in maniera drastica ed urgente. Si tratta del solito
e vecchio modo di affrontare i problemi evitando di risolverli ma rinviandoli, col
risultato di ritrovarseli poi, a distanza di anni, irrisolti e più gravi. La
pericolosità del Vesuvio è nota da decenni eppure si è preferito far finta di nulla. È
il momento di mettere un punto ed operare una svolta radicale. Niente più costruzioni
alle pendici del vulcano.
Cosa spinge dunque sindaci ed istituzioni a frapporre tempo e dubbi all'immediata
risoluzione del problema?
Forse la prossima campagna elettorale di primavera? La paura di scelte impopolari? Di
perdere voti?
All'inizio del terzo millennio non si può operare con politiche antiche, una sinistra
moderna e riformista non può assecondare tutto, deve avere il coraggio di compiere scelte
improntate alla salvaguardia di interessi generali e dei diritti fondamentali quali il
diritto alla salute ed all'incolumità dei cittadini. Si perderà qualche voto fra
speculatori senza scrupoli ma si guadagnerà il consenso della stragrande maggioranza dei
cittadini. La Regione approvi subito la moratoria e tutti si assumano le proprie
responsabilità. Per quanto ci riguarda, come Provincia, abbiamo già deciso di
assumercerle. Nelle more della legge siamo orientati a bloccare qualsiasi richiesta di
approvazione di piani di lottizzazione dovesse pervenirci dai comuni i cui territori siano
compresi nella zona rossa.
Luca Stamati
Assessore all'Ambiente della
Provincia di Napoli
Già pubblicato il 29 ottobre 2003
sul Corriere del mezzogiorno |
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