"Diametro" Quel che preoccupa di Luca Stamati |
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La nascita dell'associazione Diametro,
presieduta dal mio amico Siniscalchi, ha suscitato scalpore, sorpresa, preoccupazione e
polemiche anche pretestuose. Credo non vi sia nulla di scandaloso se uomini e donne
variamente impegnate nelle professioni e nella politica decidono di organizzarsi in
associazioni, impegnandosi a suscitare e favorire un dibattito politico-culturale. Si
rimprovera a quella associazione di essere una lobby, di voler rappresentare la società
civile ed avere tra i soci fondatori fior di politici spesso impegnati nelle istituzioni.
E perché mai? E' un fenomeno legittimo e naturale in un contesto di crisi del sistema
politico e dei partiti. Quel che preoccupa non è Diametro in quanto tale ma ciò che essa
rappresenta, Diametro è l'effetto e non la causa della crisi dei partiti. Il gruppo
dirigente del mio partito, i Ds, invece di lanciare accuse, scomuniche o prodursi in
ambigui corteggiamenti dovrebbe interrogarsi seriamente sulle cause del fenomeno.
L'attuale sistema politico italiano e napoletano è caratterizzato da modalità e forme
che tendono ad escludere la partecipazione consapevole ed attiva dei cittadini. Il frutto
più avvelenato che ne deriva è la concezione leaderistica, la personalizzazione della
competizione tra le élites, la sottrazione delle sedi democratiche di decisione politica.
Passività, appiattimento culturale, conformismo, inutilità dei programmi, coalizioni ed
alleanze senza contenuti condivisi, diffuso elettoralismo caratterizzano ormai la vita dei
partiti. Le forme della partecipazione e le sue regole vengono viste spesso con fastidio,
come intralcio o perdita di tempo nelle decisioni. I partiti della sinistra hanno perso il
loro radicamento sociale, gran parte della loro capacità organizzativa, sono diventati
sempre più vulnerabili alle incursioni di interessi esterni. L'idea leaderistica della
politica ha reso i partiti, anche il mio, aggregazioni subalterne a singole personalità
che si considerano ed agiscono con una logica "proprietaria". Decide il leader e
il suo staff, non c'è bisogno di grandi coinvolgimenti. Un esempio? Si prenda la
questione della Coppa America, abbiamo saputo della decisione dei Ds sul piano esecutivo
di Bagnoli dai giornali. Non sarebbe stato utile ed opportuno riunire i gruppi dirigenti e
favorire il coinvolgimento degli iscritti su una scelta che, al di là della sua bontà,
potrebbe cambiare e forse persino stravolgere un Piano frutto di dieci anni di
elaborazione e discussione partecipata? I partiti hanno ormai rinunciato alla loro
funzione di promuovere la partecipazione dei cittadini e degli iscritti nella definizione
delle politiche e alla propria autonoma soggettività. Eppure, per essi, rinunciare alla
possibilità di decidere programmi e leaderschip significa perdere voce e funzione. Per
migliaia di aderenti ai partiti questa involuzione del sistema politico ha significato e
significa l'impotenza, la perdita della possibilità di esprimere opinioni e di fare con
altri, iniziativa politica, di agire collettivamente e di trarre forza e passione politica
da questo agire.Quel che preoccupa, dunque, non è la nascita di Diametro ma la reazione
bolsa e autoreferenziale dei gruppi dirigenti dei partiti dai quali i soci di Diametro
spesso provengono. E' l'incapacità di reagire da parte di gruppi dirigenti ormai avulsi
dalla realtà, tutti presi dalle loro alchimie tattiche e dalla loro competizione interna.
Non sarebbe il caso, invece, di approfittare di Diametro per cominciare ad interrogarsi
seriamente su come rimuovere le cause che hanno determinato la sua nascita e, perché non
riconoscerlo, il suo successo? |
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