La parata

di Fabio Ciofi

Il passo è insicuro lo arguisco
dal tacco che non affonda
duro.

C’è una remora nell’incedere
come una folgore secca
stampata fra la palpebra
e l’occhio ti arresta
questo stanco pensare
a molto morte esigenze.

Negligenze quotidiane assommate,
stratificate alla stregua
di scogli escremento, ammassate
nell’aia di una noia colonica
fino al compimento del prodotto
miliare su cui irretire…

Silenzio.

Dopo intercettare sfagli d’aria,
riassettare il corredino cerebrale
sdrucito. Farsi carico di infinito
assuetecnolinguaggio consentire
il cablaggio a fibre fottiche.

Ecco, efficienti a prescindere
dal monomaniacale assicurarsi
di aver chiuso ogni spiraglio,
anche se affiora - ricotta propulsa
da sale inglese - il dettaglio,
che le avremo pur prese,
le nostre precauzioni, figli
dell’era dei cloni ci ancoriamo
al porto quieto del comune senso
illuminato all’inverso corriamo
il rimorso asimmetrici tagliamo
per dare impulso…

Mi lesino il consenso
per spirito di opposizione.


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