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Lettera per le feste

di Martino Baldi

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E così se ne va un altro anno di guerre. Dei morti, di Nassiryia o di qualsiasi altro posto del mondo, ormai non si parla più di tanto. Certi morti hanno il difetto di non essere italiani. E’ d’uopo quindi che lascino il posto ad altre cose più italiane, nei titoli di fine anno. Imperversano di porta in porta, anzi di tv in tv, il caro-panettone, il decreto salva-mediaset, le geometrie politiche senza politica in vista delle elezioni europee, i film cretini di Natale, il capodanno di calciatori e veline, il tracollo di miliardari che però non si faranno mancare un bel festone di fine anno alle Seychelles e dubito che finiscano a mettere a repentaglio la loro vita nei vari “eserciti di pace” come anche che si trovino da qui a poco a vivere in un seminterrato all’Esquilino. Trovano maggior spazio perfino (strano!) i disservizi di delle ferrovie e il mancato contratto dei ferrotramvieri. Tutto, pur di non parlare di guerra e di finanziaria. In Iraq hanno finalmente trovato l’arma di distruzione di massa, che scopriamo essere non una bomba ma un rintontito signore in pigiama dalla dentatura pluricariata. Come nel gioco del rubamazzo, chi ha fatto l’ultima presa ribalta il gioco e canta vittoria. In questo caso l’asso di picche vale più che a briscola; peccato che quella che si sta giocando non sia una partita di carte e comunque non si veda all’orizzonte l’ultima mano. Hanno preso l’arma di distruzione di massa (tanto per non dire che di quelle vere non c’è traccia) ma si continua a morire in massa e lo stato d’allerta rimane altissimo. La guerra vince, sostiene il Presidente delle nazioni civili. Un colpo del genere basta per strappare chissà quanti altri miliardi di euro/dollari alle tasche di tutti, volenti o nolenti.
Saddam verrà processato nel suo paese, dove senza tanti discorsi lo si potrà appendere a testa in giù, con la benedizione del cristianissimo Gran Mogol. Processarlo in Europa sarebbe imbarazzante: come potremmo processare lui e non coloro che lo hanno “educato”, mandato al potere, finanziato, armato, risparmiato quando lo avevano ormai in mano e che possono quindi essere considerati a tutti gli effetti suoi complici? Nessun processo che si rispetti in occidente potrebbe facilmente fare tabula rasa su questi eventi. No, no… meglio lasciarlo nelle mani di coloro che gli rinfacceranno le mogli stuprate, i figli scomparsi, gli oppositori trucidati, come se la responsabilità fosse solamente sua, e non si azzarderanno certo a mettere sul palco degli imputati il Gestore delle Libertà. Tra l’altro, una visione del genere va ad alimentare il mito americano e berlusconiano per eccellenza, quello del self made man. Se un Saddam qualsiasi, con quella faccia da ebete a bocca aperta, è riuscito a tirar su questo popò di situazione, vuol dire davvero che il mondo offre a tutti l’occasione di realizzare i propri sogni senza l’aiuto di nessuno. E non stiamo a sottilizzare sui decreti ad hoc, i servizi segreti, i finanziamenti clandestini, le complicità, le lobby industriali o massoniche. Tutta questa dietrologia scompare dietro il mito delle responsabilità del Dittatore. Che altro non è se non uno che ha sfruttato in nome del Male le grandi occasioni che questo mondo libero offre a chiunque.
Hanno preso l’arma di distruzione di massa però si continua a morire e non si sa perché. Non ho sottomano i dati ma credo che negli ultimi trent’anni i morti nelle guerre per la difesa del Bene siano assai più dei morti causati dall’esercito del Male. Che tutta questa pantomima nasconda qualcosa di tragico è evidente nella assoluta mancanza di spiegazioni. Questa rischia, in effetti, di essere l’unica guerra della storia condotta senza che si dichiarino i perché la si fa. E dire che qualcuno si accontenterebbe almeno di motivi non dico veri ma almeno verosimili. E invece… niente. Gli alleati dicono di fare la guerra contro “il terrorismo”, come se non sapessero che un conflitto del genere può solo radicalizzare ulteriormente le posizioni che si fronteggiano e alimentare il terrorismo. Dicevano che si andava in guerra perché Saddam minacciva il mondo intero con armi terribili e son finiti a far morire centinaia di ragazzi, uomini, donne e bambini con Fiat 131 Mirafiori o carrette da muratori imbottite di esplosivo. Dicevano di fare la guerra contro Saddam, che è un dittatore sanguinario, un cancro dell’umanità, come se ora si ritirassero perché l’hanno scovato o come se loro stessi in nome del loro Bene non avessero commesso (e stessero commettendo) crimini perfino peggiori. Fanno la guerra in nome della democrazia, ma in nome della guerra allentano le garanzie democratiche nei loro stessi paesi e nel mondo. Fanno la guerra in nome dei diritti umani ma stracciano, per farla, ogni rispetto del diritto internazionale. Niente da fare; ci portano la guerra in casa e manco ci vogliono dire il perché. Vogliamo mettere quelle belle guerre di un tempo… Ti faccio guerra perché voglio conquistare il Palatinato! Ah… si andava e si combatteva. Il diritto internazionale non c’era o era carta straccia. E il bello era che, potendo scegliere dove fare la guerra e contro chi, si stava un po’ più quieti. E’ vero che talvolta non funzionavano bene nemmeno quelle ma, insomma, chi stava lontano era bello tranquillo a godersi lo spettacolo tramite dispacci, giornali, radio, tv. Vogliamo mettere! E invece oggi la guerra non la si fa e basta; la si subisce pure e non si scelgono né i territori né le armi (questo non gli va giù a chi finora ha sempre scelto l’arma preferita).
La cosa più assurda è che ormai la guerra, oltre a non avere limiti di armi, territori, coinvolgimenti, la si fa pure senza motivi.Cosa c’è di meno comprensibile di una guerra che a seconda di dove la si guardi è preventiva o reattiva? Insomma, ma è preventiva o reattiva? Ditecelo. Non lo sanno nemmeno loro. Se è preventiva, è preventiva di cosa? E’ possibile essere in guerra contro un esercito, per quanto anomalo e invisibile e silenzioso, che non abbia nessun obbiettivo? Il terrorismo, dicono. Ok, ma che è? Che vogliono? Anche il terrorismo avrà pure un obbiettivo, no? O è semplicemente una reazione a una situazione di oppressione (e allora, casca l’asino e il re è nudo, insomma c’è da divertirsi) oppure – nel qual caso si potrebbe almeno capire una prevenzione o una reazione - ha un obbiettivo. Qualcuno ce l’ha detto? Attaccano la nostra civiltà? Bah… Che vuol dire? Ci vogliono occupare con i loro eserciti e prendere in mano il potere nei nostri paesi? Vogliono radere al suolo tutte le nostre città e cancellarci dal pianeta? Vogliono rubarci il cibo, le case, i soldi, mettere i nostri figli alla fame (e magari pure a lavorare duro) per la loro ricchezza? O non vorrete che creda alla favola di quattro (o anche quattro milioni) di sgangherati che mettono bombe in qua e in là senza una strategia, un motivo, un obbiettivo? E che è? Un videogioco? Si spara per fare più punti?
Per concludere, signori della giuria, dei congressi e dei parlamenti, vi chiedo per Natale non un regalo ma almeno una semplice risposta verosimile: perché avete scelto la guerra? e soprattutto: perché Loro, gli incivili, sono in guerra contro di Voi? Scusate se insito su una sciocchezza del genere, che passa in secondo piano rispetto alla difesa a priori della nostra società nutrita di giustizia e uguaglianza, ma, sapete come la penso, mi par difficile decidere di combattere contro qualcuno senza sapere nemmeno perché lui ci vuole combattere. O forse proprio non lo sapete? Perché… insomma… se non lo sapete nemmeno voi… la cosa mi apparirebbe un tantino imbarazzante. Di fronte a un “non si sa”, mi verrebbe in mente solamente una possibile risposta razionale: non sarà che, un giorno, tanto tempo fa, avete cominciato Voi e sono stati Loro a reagire?

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