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Riflessioni: esiste l’ 11 settembre?

di Massimo Tanzillo

Il titolo del seguente articolo può sembrare tanto provocatorio quanto assurdo; chiedersi dell’esistenza dell’11 Settembre americano (e delle ripercussioni che ha avuto sullo scenario mondiale) è assurdo. Ma se ci poniamo la questione da un punto di vista ontologico, la domanda non è poi così assurda.
E’ veramente esistito (in quel preciso momento) quel punto di rottura che ha segnato la fine di un periodo di relativa pace (sic!) soprattutto per l’Occidente? E’ perché non prima? O dopo? E soprattutto cui bono?
Il problema risiede solamente nel fatto che un Islam (barbaro) ha tra i suoi principali obiettivi quello di piegare l’Occidente (civile)?
L’ultima domanda sembra alquanto semplicistica, adatta più che altro, a legittimare lo status quo.
La Storia non è episodica.
Una seria analisi dell’ 11 Settembre presuppone una riflessione storico – sociale di quel laboratorio geopolitico che è stato (ed è tuttora) l’Afghanistan. Presuppone – per usare un’espressione alla F. Braudel –una seria analisi dell’histoire conjunturelle et structurelle delle strategie economiche, politiche, sociali che i paesi dominanti del “sistema mondo” hanno attuato in Afghanistan come nei paesi oggi dominati, ovvero la presa in considerazione di periodi storici medi e lunghi.

Gran parte degli studiosi delle scienze storico – sociali, concordano nel considerare il XVI secolo come il punto di passaggio dai cosiddetti “imperi mondo” dell’epoca feudale, all’ “economia mondo capitalistica”. Si considera questo periodo come l’inizio di un nuovo assetto strutturale mondiale; cambiano quelli che erano i concetti precedenti di spazio e di tempo nello scenario mondiale (es: le zone “centrali” e le “periferie”).
Molti sono concordi nell’affermare che inizialmente alcune zone non erano ancora comprese nello scenario dell’economia – mondo capitalistica; tra queste quella zona che, in seguito, diventerà l’Afghanistan.
Almeno fino alla seconda metà del XVIII secolo, periodo in cui gli Inglesi, di fatto, colonizzarono l’India.
Da questo momento in poi, due vicende storico – sociali di medio periodo – les histoires conjunturelle – all’interno del lungo periodo – le histoire structurelle – determinano quei “fatti” fondamentali per analizzare gli esperimenti politici fatti in Afghanistan e i loro nessi con l’ 11 Settembre americano.
Nell’anno 1838 gli inglesi invasero quest’ area che noi oggi chiamiamo Afghanistan, per impedire il passaggio in India allo Zar di Russia. Ciò accese quella miccia che fece scoppiare il conflitto Anglo-Afghano durato circa ottant’anni.
Assistiamo ai primi cambiamenti spaziali; nel 1893 con un accordo tra la Russia e l’Inghilterra, viene creata la linea Durand con la quale si sanciscono definitivamente i confini che separano questa terra dal Pakistan; nasce ufficialmente il “concetto di Afghanistan”.
La linea Durand trasforma l’Afghanistan in uno ??Stato cuscinetto?? che separa le zone di influenza delle due potenze coloniali: a nord i domini russi, ad est il Pakistan sotto dominio inglese. Ora la zona est della linea è popolata da una stragrande predominanza dall’etnia Pasthun; da questo momento in poi, l’Inghilterra e, successivamente il Pakistan per accaparrarsi il dominio dell’Afghanistan, adottano una strategia; quella di ingraziarsi la popolazione di etnia Pasthun residente in Pakistan la quale è anche una delle maggiori etnie Afghane. Per fare ciò, trasformano questa zona ad est della linea, in uno ??stato di non diritto?? dove in pratica, i Pasthun fanno ciò che vogliono, come arricchirsi con un’incontrollata produzione d’oppio. Successivamente, fino ad oggi, il Pakistan ha sempre usato i Pasthun per trasformare l’Afghanistan in un suo stato vassallo.
La seconda congiuntura storica da prendere in considerazione è il (medio) periodo che va dal 1945 al 1991; la Guerra Fredda.
Dopo un primo periodo di relativa stabilità – gli anni ’30 – caratterizzato dalla “Monarchia laica” di Zahir Shah, il quale regna fino al 1973, due avvenimenti segnano il passo alla crisi definitiva; il colpo di stato del generale Daoud, che proclama la nascita della Repubblica e, la sua sostituzione da parte del leader comunista del Partito democratico del popolo dell’Afghanistan Nur Mohammed Tarak.
Essi aprono la strada al tentativo, da parte dell’U.R.S.S., di colonizzare l’Afghanistan. Si assiste dal 1979 al 1991 al conflitto U.R.S.S. – Afghanistan.
Perché la Guerra Fredda? Perché l’Afghanistan, come gli altri territori colonizzati, al di là e al di qua del muro, non è altro – in questo periodo – che una pedina, per le due potenze mondiali (U.S.A. – U.R.S.S.), da aggiungere sul proprio scacchiere.
Infatti, gli U.S.A. dal 1979 in poi, per evitare il dominio sovietico su questi territori, finanziano il Pakistan filo-americano, che a sua volta finanzia i combattenti Pasthun più estremisti e filo-pakistani; i Taliban (difatti, i combattenti tagiki comandati dal generale Massud non ricevono, se non raramente, armi e finanziamenti). Nascono i servizi segreti (I.S.I.) Pakistani – Americani per appoggiare i Talebani.
L’U.R.S.S. esce sconfitta da questo conflitto nel 1990/’91; in realtà le truppe sovietiche restano a combattere in Afghanistan quasi fino a due anni dopo questa data, visti i trattamenti che i Talebani riservano ai prigionieri che si arrendono. Dal 1992, un Afghanistan in ginocchio è liberato dai sovietici.
Gli U.S.A. continuano a finanziare i pakistani che finanziano i talebani (soprattutto l’ala più estremista quella del leader sunnita Hekmatyar), che prendono Kabul nel 1996.
E’ da quest’ala estremista armata, addestrata e finanziata dagli U.S.A. che nasce Al Qaeda l’organizzazione terroristica che ha come suo principale leader Osama Bin Laden, estremista sunnita della setta wabbita della dinastia Saud (araba e filo-americana).
E’ da questo lungo esperimento fatto dai paesi centrali dell’Occidente (Inghilterra prima e U.S.A. dopo) che nasce un “governo” terrorista e dichiaratamente anti-occidentale. Le conseguenze hanno portato all’ 11 Settembre americano, alle ben più disastrose tragedie in Afghanistan e alla legittimazione di un conflitto permanente.

Prendere in considerazione tali argomenti storico – sociali non significa riportare ogni accadimento alle origini della storia umana, ma sono invece fondamentali per superare quelle semplificazioni fatte dai Governi occidentali (primo fra tutti gli U.S.A.) che non hanno altro scopo se non quello di giustificare le proprie strategie.
L’Ammistrazione Bush non ha fatto altro che usare l’11 Settembre per legittimare le proprie azioni politiche prima in Afghanistan, poi in Iraq, con tutte le conseguenze scaturite (aumento di attentati, di vittime innocenti). E’ arrivato il momento di smascherare questa logica.
Oggi il governo americano è in piena difficoltà: sia nel suo interno (aumento della povertà, privatizzazioni, tagli alle spese sociali ecc… ), sia sullo scenario internazionale (un esempio potrebbe essere la concorrenza giapponese), e lo scopo di questi attacchi in serie non ha come fine l’estirpazione del terrorismo o l’eliminazione dei governi dittatoriali o l’eliminazione di armi di distruzione di massa; il vero scopo è quello di ridisegnare una nuova carta geopolitica e geoculturale che veda gli U.S.A. nuovamente al vertice di questo lungo periodo dell’economia – mondo capitalistica.
Senza voler essere troppo pretenzioso, credo che gli “addetti ai lavori” (politici, storici, intellettuali, giornalisti ecc…) abbiano il dovere morale di un’analisi seria dei fenomeni attuali, un’analisi libera da “stereotipi Occidentalocentrici”.
Forse potremmo così superare quelle antinomie ormai radicate nella nostra società che talvolta portano a semplificazioni di una brutalità inaudita, come la contrapposizione tra occidente-cristiano-civilizzato / (medio)oriente-islamico-barbarico.
Forse.


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