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Molly Bloom e l’assassino del partito

di Simone Morgagni

La società è cambiata. La globalizzazione non si limita ad essere uno slogan, bensì porta dietro di sé fratture e difficoltà, scambiando sul tavolo le carte della società, abbattendo le vecchie classi sociali e creando nuove figure deboli e disorganizzate, mentre abbatte gli stili di vita tradizionali. Questa modificazione del tessuto sociale e la nascita di uno nuovo appaiono evidenti nella continua nascita di organizzazioni collettive, che possono andare dal volontariato al No-profit, passando per le liste civiche alle elezioni locali ed i girotondi. Nello stesso tempo possiamo vedere come i vecchi partiti di massa continuino a perdere elettori guadagnati all’astensionismo o all’indifferenza e qui cercheremo, in breve, di analizzarne alcune possibili cause. La crisi del modello fordista esplosa negli anni settanta ha provocato una disgregazione delle vecchie classi sociali. Al vecchio ordine sociale si è così sostituito un nuovo schema con due componenti principali: una classe definita da Franco Berardi come “Cognitariato” ed una nuova classe di “Operai”. Il cognitariato è inteso come élite che gestisce il flusso di informazioni, che sfrutta le nuove tecnologie e ne guida lo sviluppo e la direzione e che svolge un’azione preminentemente intellettuale all’interno del proprio lavoro, tutti gli altri invece vanno a costituire la grande classe dei nuovi operai, ovvero di coloro che mettono fattivamente in pratica le direttive dell’élite dominante tramite lavori poco tutelati, mal pagati e spesso effettuati in turni 24 ore su 24 (Mi riferisco qui alle guardie giurate come ai dipendenti degli ipermercati o degli autogrill ad esempio). Tutte queste figure rappresentano l’aspetto più evidente di un cambiamento radicale del modello sociale di fronte al quale le vecchie organizzazioni politiche non riescono più a tenere il passo, di fronte al quale non si riconoscono, e che di conseguenza non riescono a mantenere come loro target elettorale. Se il cognitariato, infatti, ha coscienza di poter modificare o cambiare gli automatismi sociali da esso stessi creati e per questo non si rivolge alla componente politica, la classe più debole non è intercettata poiché non può riconoscersi negli schemi tradizionali e classisti che i politici continuano a lanciare e, di conseguenza, si rivolge alla rete civica dei cittadini e alle Ong così come agli estremisti che le promettono invece la lotta più dura. La nostra società si pone in un rapporto con la classe politica che può in qualche modo essere rappresentato attraverso un flusso di coscienza come il lungo monologo di Molly Bloom nell’Ulysses di Joyce, ricco all’inverosimile di spunti propositivi celati però dietro un caos apparente di suoni voci e colori. Questa situazione di stallo provoca come reazione secondaria un’istintiva autodifesa delle classi meno istruite che si rifugiano sia nel disinteresse politico che in soluzioni politiche di stampo fondamentalmente autoritario e populista come ritengo sia da leggere la vittoria del centro destra alle ultime elezioni, in particolar modo per la sua componente forzista. La necessità che si viene e creare è a questo punto quella di invertire in qualche modo la tendenza, ma se le iniziative politiche che nascono dalla società sembrano non avere ancora la forza per imporsi e la necessità del bene dello stato si fa sempre più impellente come agire allora? Credo sia da riconoscere come lo schema del partito di massa che ancora costituisce il nerbo della classe dirigenziale italiana sia ormai datato se non addirittura scaduto: oggi non esiste più l’operaio conscio della sua dimensione di classe disposto ad unirsi e lottare per migliorare il proprio status sociale e di conseguenza il partito creato attorno a lui non può più rivelarsi un’iniziativa di successo. Tutte le iniziative da questi intraprese per cercare di raggiungere la nuova società ed i giovani in particolar modo si sono rivelate ampiamente fallimentari, non basta usare qualche parola in inglese ed aprire qualche vetrina web per recuperare ciò che si è perso. L’unica soluzione che potrebbe rivelarsi vincente potrebbe essere quella di una radicale rifondazione che cerchi di raggiungere, attraverso una struttura comunicativa più leggera, il nuovo target politico cercando al contempo di mantenere e consolidare i vecchi valori democratici trovando però un nuovo punto di aggancio con la società civile intesa in tutte le sue forme più disparate. Ciò si può ottenere presentando ad esempio forti programmi che stacchino direttamente col passato più prossimo, proponendo un nuovo attivismo militante che sostenga un’istruzione informatica e comunicativa di base rivolta alla popolazione in modo da renderla immune alle campagne di disinformazione che ci avvolgono quotidianamente e che rendano la partecipazione il più possibile collettiva. Quindi la necessità (e le elezioni imminenti) rendono più che mai importante la nascita di una progettualità politica che non perda tempo in futili chiacchiere e discussioni su poltrone da assegnare o alleati da rifiutare od accettare, ma che si concentri su queste poche linee di sviluppo in modo da ottimizzare i successi nel più breve lasso di tempo. Il vecchio partito della sinistra potrà vincere le prossime elezioni forse ma perdere di mano il paese; un nuovo partito della sinistra potrebbe invece riguadagnarsi la fiducia della popolazione. I lacci, purtroppo, sono sempre duri da rompere ed il coraggio non sembra abbondare.


 

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