Il veliero sommerso - racconto a due voci

di Sergio Gallo
(selezionato da Maurizio Cucchi per "Specchio" de La Stampa)

 

 

Tre alberi - una betulla, un noce nero
e un sorbo - s’innalzano in sequenza
lungo un’ipotetica linea retta.
E’ il relitto d’un veliero sommerso.
Non adagiato su ovattati fondali,
né arenato tra le secche di qualche
sperduta baia; è un trialberi che
ha gettato la ferruginosa àncora
nel bel mezzo d’un campo fiorito.
Qui un tempo v’era il mare
e ancor oggi a rivoltare sassi
lungo gli argini delle strade
si scovano fossili di crostacei,
di gasteropodi, di pesci remoti.
Si direbbe una goletta a palo:
per qualche misteriosa ragione
ricoperta d’un verde manto
e inglobata nel ventre di Madre Natura.
Le chiome depauperate
dall’autunno imminente
sono le auriche sue vele.
L’argentea betulla è l’albero
di mezzana; l’ombra tenue
che proietta lì accanto
- sull’argine - boma d’un fosso -
ha persuaso un giovane
salice bianco a far da randa.
Un noce a portamento robusto
è l’albero maestro; sulla sua cima
spunta in veci di coffa
un ermo nido di ghiandaia.
Il sorbo dalla corteccia bruno-arancio
è l’albero di trinchetto; sul bompresso
d’una limitrofa collinetta, un prugno
un melo selvatico e un albicocco
sono trinchettina, fiocco e controfiocco.
Da prua a poppa è invaso il ponte
da erbe infestanti, da orde
di tarassaco: le taglienti dentate foglie
senza più i capolini dorati,
senza i bianchi piumosi pappi,
mostrano solo marcescenti frutti.
Stretti tra le rampicanti edere
ed il cordame delle sartie,
muoiono memoria e ragione.
La stiva è sottoterra: il suo carico
di sogni devastato da un groviglio
di nere amare radici. Viso sfigurato
porge la polena che in forma di sirena
tenacemente s’aggrappa alla prua.
Lo scalpiccio affannato delle blatte
sugli imputriditi assi del ponte
fa da eco allo scomparso equipaggio.
Non batte bandiera di alcun colore.
- Non sospinto dalla fede, il timone
ad un alito di vento, neppur si muove -.
Ripartirà un giorno l’invisibile veliero?
Frangerà i flutti con la sua chiglia invincibile?
Farà ancora rotta verso immaginari porti?
Navigherà incrociando altri più maestosi velieri
fatti d’olmi, larici, cedri, faggi, querce?

Solcherà gli oceani, il Mediterraneo,
il Bosforo, il Mar Nero, il Mar dei Sargassi?
Sfiderà risacche, minacciosi libecci, infide
barriere coralline, improvvise tempeste?

- Ogni vita è un lento naufragio.
Meta d’ogni viaggio è il ritorno a casa -.

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