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L’avvocato che da’ filo da torcere a Blair
Intervista a Phil Shiner

a cura di Alessandra Garusi

“Possiamo aver perso una battaglia, ma non la guerra”. Con queste parole Phil Shiner di Public Interest Lawyers – un gruppo di legali, con sede a Birmingham, che si batte contro gli abusi di potere nelle aree del diritto umanitario, internazionale e dell’ambiente – ha commentato la sentenza dell’Alta Corte dello scorso 10 dicembre.
Per due giorni, questi avvocati hanno costretto il Governo di Tony Blair a difendere la decisione di dichiarare guerra all’Iraq dall’accusa d’illegalità. L’Alta Corte ha risposto picche: “Non possiamo entrare nel merito”. Nel frattempo, però, la bagarre sui mass media era stata scatenata. E l’opinione pubblica entrava così in una nuova fase. Quella del risveglio. Phil Shiner ci ha raccontato tutto questo in un'intervista.

Ci può commentare la decisione dell’Alta Corte?
Né il Governo, né la Corte hanno detto che in realtà avevamo sbagliato; che la nostra argomentazione non era valida. In quella sede, avevamo sostenuto che la Risoluzione 1441 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (adottata l'8 novembre 2002) non era sufficiente ad autorizzare l'uso della forza; e che serviva una nuova Risoluzione. L'Alta Corte, per ragioni essenzialmente politiche, s'è rifiutata di entrare nel merito. Ha detto: è una questione che riguarda la politica della difesa del nostro paese; non è una materia per questo tribunale.
Un esito che non mi ha affatto sorpreso. Era prevedibile. Ma siamo riusciti a far molta pubblicità alla nostra argomentazione (l'illegalità della guerra); così, alla fine, molti altri avvocati e persone di tutti i tipi hanno aderito. Penso quindi che possiamo aver perso una battaglia, ma non la guerra. La maggioranza della gente, infatti, oggi capisce che la guerra è illegale.
Qual è stata la reazione dell'opinione pubblica?
Direi che la maggioranza degli inglesi non si fida più di Tony Blair. Ha capito perfettamente che la guerra non era necessaria e che era illegale. C’è stato un momento in cui l’opinione pubblica era fortemente contraria alla guerra (e ciò spiega come mai ci sia stata una manifestazione così massiccia lo scorso 15 ottobre). Poi, quando la guerra è iniziata, c’è stata un’inversione di tendenza; ma, sostanzialmente, la gente è contro i conflitti armati.
Quando Blair fu eletto leader dei laburisti nel 1994, sembrava diverso. Lei ritiene che sia cambiato, o che solo oggi abbia svelato il suo vero volto?
Opto per questa seconda ipotesi. Ricordo quando morì John Smith (leader laburista fino al 1994). Ebbi un terribile senso di smarrimento, pensando a che cosa avrebbe potuto succedere al mio partito (all'epoca ero appunto iscritto al partito laburista), se Tony Blair fosse stato eletto leader. Sfortunatamente, è andata così. Egli appartiene all'ala destra; di fatto, non può dirsi un socialdemocratico: non è mai stato impegnato sul fronte della difesa dei principi d’equità, di giustizia sociale, del rispetto dell'ambiente. È il compagno ideale per Bush.
Lei pensa che Tony Blair sarà rieletto?
È triste dirlo, ma penso di sì. Non esiste un'alternativa praticabile. Il partito conservatore, pur avendo un nuovo leader, è ancora in pieno caos. E non penso che i Labour Democrats siano abbastanza forti. Così di sicuro avremo un altro governo laburista.
Qual è stata la sua maggiore soddisfazione professionale?
Aver costretto questo governo ad entrare in un'aula di tribunale, lo scorso 9 e 10 dicembre, è stato un grande risultato. In questi ultimi mesi, ho capito che il nostro lavoro nel denunciare l'illegalità della guerra ha lasciato un segno. Ciò che prima il pubblico riteneva accettabile, moralmente e politicamente, ora non lo è più.
E il più grande fallimento?
Ovviamente, il fatto che non siamo riusciti a fermare la guerra. Quale sarà il prossimo passo? Assieme ad otto professori di diritto internazionale stiamo preparando un rapporto da consegnare al pm del Tribunale penale internazionale dell'Aja. Le udienze si terranno all'inizio dell’anno prossimo. La nostra tesi è che ci dev'essere un'inchiesta pubblica, completa, perché in Iraq sono stati violati i diritti fondamentali, in particolare il diritto alla vita. Vari casi a Strasburgo ribadiscono che ci deve essere quest'inchiesta indipendente, se uno Stato è coinvolto. Quindi, il lavoro prosegue.
Su mandato dell'International Solidarity Movement, i Public Interest Lawyers apriranno un'inchiesta sull'applicazione del diritto internazionale ai casi di uccisione o ferimento di cittadini britannici nei Territori Occupati. In altre parole, Israele deve attenersi alle norme della Convenzione di Ginevra che raccomandano la protezione dei civili in questi territori.
Quest’azione potrebbe avere qualche effetto sul Governo Sharon?
No. Il quadro è più complesso. Quello che noi dobbiamo fare, è premere sul nostro Governo perché questo a sua volta faccia pressione su Israele, costringendolo a rispettare i suoi obblighi in materia di diritto umanitario internazionale. Ci sono state più risoluzioni delle Nazioni Unite che condannavano Israele per aver violato le Convenzioni di Ginevra, di quelle riguardanti il mancato disarmo dell’Iraq. Ma non facciamo nulla. Vogliamo quindi che il nostro governo avvii delle azioni concrete. Vogliamo inoltre coinvolgere l’opinione pubblica su quest’argomento. Non possiamo invece aspettarci di avere un qualche effetto sulla politica israeliana.
Per quale ragione Lei ha deciso di fare l'avvocato e, in particolare, di occuparsi di queste questioni?
Mi sono sempre impegnato nella difesa dei diritti dei poveri e di coloro che subiscono abusi di potere. Il mio lavoro è poi cresciuto di anno in anno, fino a riguardare ad esempio grossi casi di violazioni di diritto ambientale o di diritto umanitario internazionale. È stata un'evoluzione naturale, ma il nocciolo del problema – l'abuso di potere – resta lo stesso.
Ha un sogno, qualcosa che vorrebbe raggiungere nei prossimi anni?
Sì. Che la guerra fosse qualcosa di sempre più inaccettabile.



© PeaceReporter


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