agli incroci dei venti agli incroci dei venti agli incroci dei venti


Un solo Stato democratico in Israele e Palestina

Sari Hanafi

Sono assolutamente d’accordo con Jeff Halper. Le aree dove oggi vivono i Palestinesi sono dei veri bantustan. Malgrado gli Accordi di Oslo si proponessero di realizzare un contesto di pace, paradossalmente, essi hanno accelerato la bantustanizzazione del West Bank e di Gaza, attraverso la creazione di enclavi autonome ancora più piccole per la popolazione palestinese circondate da coloni e da strutture coloniali – come fu fatto in Sudafrica sotto l’apartheid.
Contando i tre anni precedenti agli Accordi, il numero di coloni israeliani nei Territori Occupati – compresa Gerusalemme Est – è triplicato dal 1990, passando da 150mila a 460mila, e la zona colonizzata è raddoppiata. La spinta dietro questa espansione non è riconducibile solo ai coloni, che di solito agiscono stabilendo degli avamposti inizialmente illegali sul territorio palestinese, ma anche alla visione strategica dei governi d’Israele, sia di destra che di sinistra. Non solo hanno permesso, ma hanno anche attivamente finanziato e incoraggiato l’espansione degli insediamenti e lo sviluppo delle loro infrastrutture, soprattutto le reti stradali. Va poi detto che, sotto gli sguardi di Barak e Sharon, sono sorti 34 nuovi insediamenti dall’inizio dell’Intifada, secondo l’organizzazione di diritti umani Bet’selem.
Dunque, gli insediamenti hanno sistematicamente accerchiato le città e i villaggi palestinesi. Questo è stato un fattore determinante che ha permesso ad Israele di stringere in un abbraccio mortale le comunità palestinesi dall’inizio della seconda Intifada, nel settembre 2000. Da quel momento, il West Bank è stato diviso in 68 bantustan (cantoni) e la Striscia di Gaza in altri sette. La vita economica e sociale di questi territori è stata strangolata da una specie d’incarcerazione permanente e da altre politiche militari israeliane. Settemila alberi sono stati sradicati, la maggior parte dei quali olivi – un simbolo centrale nella cultura palestinese, e asse portante dell’economia rurale locale.
Ancora: l’Intifada ha finora comportato la morte di almeno 1.420 palestinesi – un quarto dei quali minorenni – e la distruzione di migliaia di case nei campi profughi come Rafah e Khan Younis, a Gaza. Di conseguenza, gli abitanti sono stati costretti ad un nuovo esodo, per la terza o quarta volta, dopo l’espulsione nel 1948 e 1967.

Sari Hanafi
Direttore del Palestinian and Refugee Centre, Gerusalemme
www.shaml.org

Le obiezioni di Peretz Kidron

In linea di principio non sono contrario all’idea di un singolo Stato. Ma credo che il peso dell’odio e del risentimento, che va ad aggiungersi agli enormi vantaggi economici e al potere detenuto dagli ebrei, contro la povertà dei Palestinesi, creerebbe qui un tale potenziale per un conflitto, che al confronto la Bosnia parrebbe un asilo nido.

Peretz Kidron

Missione Oggi


HOME

Società

Politica

Arti visive

Lettura

Scrittura

Punto rosa

Legalità

Paesi in guerra

Mondo