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Oh quam
placens in colore.
Guardi professore – sollevò il bicchiere con gesto ieratico, il
Graal di una liturgia personale; lo trafisse con lo sguardo, poi
parve esplorare le diffrazioni prismatiche che si arrotondavano
cercando il vetro. – Guardi. Quale polvere di cassia avrebbe mai
potuto impastare un vetro così rubino?
Quale cattedrale potrebbe così intensamente ricevere la luce
nelle ferite del martirio?
Quale macerato chermes potrebbe donare all’umore queste fiamme?
Quale purpura dal sangue rilucente avrebbe potuto tingere le
trame del vapore?
Uiriliter, regaliter.
Oh
quam fragrans in odore.
Volatile, conteso fra il fuoco e l’aria. La forza che unisce e
separa la Fenice e L’Iride, il rosso e il turchino.
Radicato nella terra, nutrito dall’acqua. La forza che unisce e
separa la torre e la nave, il verde e la spuma.
Inverno, primavera, estate, autunno. Consonantia dissimilum
inter se vocum in unum redacta concordia.
Ascolti l’armoniosa consonanza degli elementi. La musica del
cosmo. Accordi lo strumento professore e consideri. Ascolti la
soledad sonora di questo calice. Noi, in Germania stimmung
diremmo.
Mirabiliter.
Oh
quam sapidum in ore.
Ecco l’Athanor. Un’altra creazione professore.
Pensi alla nigredo dei mosti ribollenti. Dopo il verbo il caos.
Dopo la putretudine gli elementi tendono al loro stato naturale,
si dilaveranno lasciando i tini nella Ablutio. Poi il vino
trionfale sarà accolto dai legni delle botti per la Congelatio,
gli elementi si saranno ricongiunti. La rubeificazione
filosofale sarà già accaduta. Da ultimo il vetro incorrotto
riceverà il nettare per la Fixatio. Ascolti il suono.
Comprenderà tutte le ottave, tutti i toni? Ascolti i suoni dei
corpi celesti? Si accordi professore.
Famose.
Dulce
linguae vinculum.
Allegria, euforia, tempesta. Immer in aufruhr.
Felix venter, felix guttur, felix o set beata labia.
Affatto; quando siamo nella taverna non ci curiamo di quale sia
l’umore. Si ricorda come il tema del sonno si sposa a quell’eroico
di Sigfrido. Questa struggente melanconia, questo pathos
dolcissimo si compenetrano con la violenta ragione del destino.
Se l’humor melanchonico per la terra incontra il sanguigno per
l’aria, se il colerico per il fuoco incontra quello flemmatico
per l’acqua lo spiritus emana vapori ora temperati ora assorti
ora amorosi.
Beva professore e ascolti. Cos’è dunque questo… lo spirito del
vino o lo spirito della musica? E’ questa consonanza dell’anima
cosmica la musica che cercava? Gli umori si reimpastano, gli
opposti si confondono. Gran mercé cantiniero del vostro versiero.
Il vino e la musica; impalpabili, ineffabili. Sono tempo,
vapore, immateriali, aerei; esplodono i sedimenti della storia e
della memoria. Prima del principium individuationis, la
apocatastasis.
Solemniter.
Non potantes confondemus in eterna tristizia.
E quand’anche l’angelo della morte dovesse cercare me per sempre
io diverrei musica; lascerei un calice pagato per ogni gola
sonora che ancora sa latrare alla luna.
Lachrymabiliter.
Non ho più visto il giudice Harlander, ma so che è ancora vivo.
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