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Ogni tanto mi
lasciano uscire dalla gabbia nella quale vivo: per l’ora d’aria,
per la doccia, per presentarmi di fronte alla commissione
disciplinare o in qualche altro ufficio. Raramente esco per
andare in parlatorio. Quella verso il parlatorio è la più lunga
camminata che un condannato a morte possa fare, ad esclusione
dell’ultima camminata, quella senza ritorno.
Per me andare a piedi fino al parlatorio è come assumere
sostanze eccitanti. Tutto inizia proprio come in un momento
simile a questo, mentre sto scrivendo. Sento una guardia urlare:
“Guidry, hai una visita. Preparati!”. Appoggio la penna e faccio
un lungo respiro. Poi, per le successive 6 o 7 ore sono di
ottimo umore.
Le guardie mi scortano fuori dall’edificio che ospita il braccio
della morte. Per arrivare al parlatorio si cammina all’aria
aperta. Durante il percorso si cammina in una specie di percorso
recintato ai lati e coperto da un tetto di acciaio. Cerco sempre
di contare i passi dalla mia cella al parlatorio, ma non appena
esco fuori perdo il conto. I miei sensi sono acutissimi e non
potrebbe essere altrimenti, visto che sto pochissimo all’aria
aperta. La brezza leggera mi accarezza la pelle, sento l’odore
dell’erba e della terra concimata. Non mi sfugge nulla, né il
blu ipnotico del cielo, né le vibrazioni della terra. La cadenza
dei miei piedi sul cemento armato è la colonna sonora di ogni
fantasia che decido di concedermi al momento. Il silenzio è
spesso il preludio alla violenza fra certi uomini rinchiusi in
carcere, ma il mio silenzio in queste camminate pseudo-serene è
come il silenzio di un bimbo in soggezione che ascolta, un
bambino rinchiuso dentro il corpo di adulto diventato tale agli
occhi della società e del carcere.
Credo che camminare verso il parlatorio abbia un effetto
psicoterapeutico. Il ricordo dell’ultima camminata e l’attesa
della prossima sono utili ai miei pensieri nelle 23 ore di
isolamento all’interno della mia cella, ore in cui cerco di
sopravvivere. A quella camminata penso quando cerco di cacciare
le brutte cose che mi vengono in mente mentre sono solo nella
mia gabbia. E’ una delle poche cose che mi sono rimaste nella
vita degne di essere apprezzate…. Accidenti, quanto diventa
disperato un uomo e come sforza la sua immaginazione per cercare
di non impazzire!
Howard Guidry *
# 999226
Polunsky Unit
3872 FM 350 S
Livingston, TX 77351
* Howard Guidry è nato in Louisiana nel 1976 ed è stato
condannato a morte in Texas per un reato commesso all’età di 18
anni. |
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