note note note note note note note note note note note note note note note note note

 
 
 
 

note

Simone Sarasso

Sbancor - American Nightmare -  Nuovi Mondi Media, Bologna, 2003

 
 

Esiste una strada che parte da Jim Garrison e arriva a James Ellroy. È una strada sporca, ampia e sterrata, che taglia in due l’America. È una Route 66 fatta d’inchiostro.
Sbancor conosce quella strada, sa dove porta e la percorre da anni. Sbancor è uno pseudonimo, un nome fittizio dietro il quale si cela un economista. Di quelli bravi.
Sbancor – parola di Evangelisti, autore della prefazione - presenta una differenza sostanziale dai suoi colleghi: sa scrivere.
Questo libro non è un romanzo; o meglio non è solo un romanzo. Così come non sono solo dei romanzi American Tabloid e Sei pezzi da mille.
Questo volume è un apparato di note ai nostri tempi.
Per dirla con le parole dell’autore: “Quello che stiamo vivendo è l’ultimo atto di una storia maledetta iniziata circa cinquant’anni fa. È la storia della mia generazione. Quella che nessuno ti racconterà mai per intero. Quella che nessuno vuole ascoltare. Quella che neanche io sono pronto a scrivere…”
Partendo dalle Torri Gemelle ed andando a ritroso attraverso il G8, l’assassinio di Maria Grazia Cutuli, l’affare Iran Contras, il Watergate, l’ “operazione Phoenix” e la strage di Waco, si arriva là dove tutto ha avuto inizio: a Dallas, il 22 novembre 1963.
Analisi puntuali e divertissement narrativo si fondono per dipingere la scena dello spostamento del centro geopolitico mondiale nel cuore dell’Eurasia, ove l’antica “Via della seta” si è trasformata nella “Via del petrolio”. E della droga.
Attraverso gli occhi dell’alter ego dell’autore si assiste alla descrizione del quadro economico post 11 settembre, e si rivivono in lungo flashback gli avvenimenti che l’hanno generato.
Lo stile serrato, puntuale e vario (si passa con naturalezza da dialoghi tarantiniani a pagine da manuale di storia a nudi report finanziari) mantiene viva l’attenzione e trasforma il saggio in romanzo.
Il rigore storico e l’acribia analitica (splendida l’analisi del concetto di Warfare) trasformano il romanzo in un grande strumento critico.
Katsuhiro Otomo sosteneva in un’intervista che la letteratura giapponese, dopo Hiroshima, fosse affetta da una latente vocazione post-atomica (Akira ne è un esempio lampante).
Una cosa analoga è successa negli Stati Uniti che, dopo l’assassinio di Kennedy, hanno infettato la propria letteratura con il cancro del “cospirazionismo”.
Questo è precisamente il sostrato in cui nasce American Nightmare, un sogno americano al contrario, un Incubo, raccontato da una penna così abile che al risveglio risulterà tremendamente vero.

Sbancor

American Nightmare
Nuovi Mondi Media

 
 
 
 

HOME

Società

Politica

Arti visive

Lettura

Scrittura

Punto rosa

Legalità

Paesi in guerra

Mondo