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Donne e liberazione in Afghanistan

   
   

Il New York Times ha recentemente pubblicato un dettagliato articolo su due donne afgane del povero villaggio agricolo di Haji Bai Nazar presentandole come 'eroine' per aver sminato il proprio villaggio. (1) Khairulnisah e Nasreen devono ringraziare la campagna militare degli Stati Uniti per il mortale lascito di bombette a frammentazione che, disseminate per il loro villaggio, hanno recentemente ucciso due ragazzi. Queste bombolette gialle rappresentano un aspetto della 'liberazione' delle donne afgane da parte di un'amministrazione Bush che ci ricorda di continuo le conquiste femministe dell'Operazione Libertà Duratura. Gli Stati Uniti hanno lanciato sull'Afganistan oltre 1.200 bombe a frammentazione. Avvolta in un innocuo involucro, ogni bomba dispiega il suo carico mortale di 202 bombette, delle quali 10-22% rimangono inesplose, disseminate per villaggi come Haji Bai Nazar. (2)
Sono le donne afgane dover assumersi la responsabilità del materiale bellico di matrice USA inesploso che si è andato ad aggiungere ai preesistenti dieci milioni di mine anti-uomo delle guerre passate. Per chi si illudeva che i bombardamenti sulle parate nuziali o altre forme di assemblea civile afgane fossero un ricordo del passato, lo scorso gennaio un elicottero statunitense ha ucciso 11 civili nelle loro case, tra cui 3 donne e 4 bambini. Il capo del distretto, Abdul Rahman ha raccontato alla Associated Press: 'Erano semplici abitanti del villaggio, non erano talebani. Non so perché gli Stati Uniti abbiano bombardato quella casa.' (3) Dello stesso parere era anche Hamid Karzai, il Presidente ad interim appoggiato dagli Stati Uniti. (4) Nella loro risposta ufficiale gli Stati Uniti hanno ribadito che, di fatto, ad essere uccisi sono stati 'cinque membri armati della milizia ant i-coalizione'. (5) Il clima di impunità permette che siano ammissibili risposte del genere.
In Afganistan c'è un continuo, costante stillicidio di qualche morto qui, qualcun altro lì, non abbastanza tuttavia da meritare titoli sui giornali. Come ha detto la BBC lo scorso gennaio, 'ai primi di dicembre sei bambini afgani sono morti in un'offensiva statunitense nella provincia orientale di Paktia. Il giorno successivo, altri dieci sono morti in un campo in una provincia di Ghazni dopo un attacco aereo targato USA.' A oltre due anni dall'inizio dell' 'Operazione Libertà Duratura' in Afganistan, donne e bambini afgani continuano a morire in nome della libertà stile USA.
Il ruolo distruttivo degli Stati Uniti in Afganistan inizia molti anni fa, dall'appoggio all'integralismo estremista nella 'jihad' contro l'Unione Sovietica, al tiepido sodalizio con i talebani. (6) E, sempre, le donne afgane hanno dovuto sopportare un clima di crescente paura, di repressione e, di conseguenza, di misoginia. Oggi le campagne sono invase dai signori della guerra afgani resuscitati dall'era pre-talebana, quegli stessi signori della guerra che si accanivano contro le donne e che erano il motivo principale per cui nel 1996 erano state inizialmente accolte le promesse di pace e stabilità fatte dai talebani. Questi signori della guerra, molti dei quali detengono posizioni di alto livello nel governo ad interim grazie all'intervento dei funzionari statunitensi, sono altrettanto sprezzanti dei diritti delle donne quanto lo erano i talebani. (7)

Retorica versus realtà
Un rapporto dell'ottobre 2003 di Amnesty International (AI) dal titolo 'Nessuno ci ascolta e nessuno ci tratta da esseri umani': la giustizia negata delle donne' conclude che 'due anni dopo la fine del regime talebano, la comunità internazionale e l'Amministrazione Transitoria Afgana (ATA) [sostenuta dagli Stati Uniti] guidata dal Presidente Hamid Karzai, si è dimostrata incapace di proteggere le donne.' Addirittura, AI sostiene che 'in alcune zone dell'Afganistan le donne sostengono che l'insicurezza e il rischio di violenza sessuale rendono la loro esistenza peggiore che nell'era dei talebani,' e che 'le donne e le ragazze in Afganistan sono trattate con violenza in ogni aspetto della loro esistenza.' (8)
Nel frattempo, gli aiuti così disperatamente cercati e promessi sono arrivati con estrema lentezza. In un rapporto pubblicato dall'organizzazione umanitaria internazionale CARE lo scorso anno, si legge che 'gran parte del paese rimane una polveriera, nella quale i processi di ricostruzione ristagnano e i comuni cittadini si chiedono se la realtà corrisponderà mai alla retorica.' (9)
Ma i funzionari statunitensi continuano a ripetere la menzogna della 'liberazione'. Lo scorso dicembre il Consigliere alla Sicurezza Nazionale, Condoleezza Rice, parlando delle popolazioni dell'Afganistan e dell'Iraq, ha dichiarato: 'Sotto la leadership del Presidente Bush i nostri uomini e le nostre donne in uniforme hanno portato la libertà a più di 50 milioni di persone nell'arco di due anni e mezzo.' (10) Per ciò che riguarda più in particolare le donne afgane, in un comunicato stampa della Casa Bianca di questo gennaio si legge che 'milioni di donne afgane stanno sperimentando la libertà per la prima volta.' (11) La retorica si estende alla diffusione della democrazia. Il Vice Presidente Dick Cheney ha dichiarato il 7 febbraio che 'sotto la leadership del Presidente Karzai, e con l'aiuto della nostra coalizione, il popolo afgano sta costruendo una società rispettabile, gi usta e democratica.' (12) Sembra quasi che i funzionari del governo degli Stati Uniti vivano su un piano di esistenza separato dal nostro. La ricerca di Amnesty International ha rivelato l'anno scorso che il sistema della giustizia criminale afgano, la polizia, e l'Esercito Nazionale Afgano sono corresponsabili dell'oppressione delle donne. (13) Mariam Rawi dell'Associazione Rivoluzionaria delle Donne Afgane è concorde nel sostenere che, oltre ai signori della guerra, è lo stesso governo afgano a minacciare le donne: 'A dispetto della sua retorica, il governo Karzai persegue attivamente politiche contro le donne.' (14)
Un altro esempio di retorica versus realtà in Afganistan è il baccano scatenato da 'Osama,' il primo film sull'Afganistan post-talebano, che ha recentemente vinto il Golden Globe per il Miglior Film Straniero. Il film è stato scritto e diretto da Siddiq Barmak, un assistente di Ahmad Shah Masood. Masood fu l'ultimo leader carismatico dei signori della guerra dell'Alleanza del Nord sostenuta dagli Stati Uniti, il che spiega perché l'amministrazione Bush e altri come Hillary Clinton si profondano in lodi sperticate e organizzino proiezioni del film per le truppe statunitensi in Afganistan e Iraq. Il Segretario di Stato Colin Powell ha commentato che il film 'vi insegnerà perché il Presidente Bush ha ragione nel fare la guerra ai terroristi fino a che non ve ne sia più nemmeno uno.' (15)
Nonostante siano stati usati per dare manforte ai piani dell'amministrazione Bush, gli attori del film, interpretato da bambini afgani poveri, non professionisti, rimangono tristemente poveri anche dopo il successo internazionale del film. Marina Gulbahari, la tredicenne che interpreta la protagonista, stava mendicando nelle strade della Kabul post-talebana quando fu notata dal regista. Oggi la vita di Gulbahari è pressoché la stessa di prima: 'Vive ancora in un monolocale di fango, e anche se il mese prossimo si trasferirà in una casa più grande che Barmak le ha comprato, è pur sempre una casa di fango senza né elettricità né acqua... suo fratello e sua sorella più piccoli vanno ancora per le strade, a raccogliere lattine, sostiene Gulbahari, ma è più verosimile che vadano a mendicare.' (16) Ariff Herati, il quattordicenne che interpreta l'amico di Marina nel film, fu scoperto in un campo profughi e, anche dopo l'uscita nelle sale e la promozione del film, 'vive ancora nel campo in una capanna di fango senza finestre. ' (17)

I soccorsi eludono gli afgani
Persino il regista Siddiq Barmak, il cui film si avvale dei mezzi della propaganda statunitense, parla di 'amici' in 'vari paesi' che 'ci promettono un sacco di cose ma che poi non mantengono le promesse [sic].' (18) CARE, che gestisce vari programmi in Afganistan, concorda con Barmak: 'Nonostante le costanti richieste da parte del governo afgano di maggiori fondi per la ricostruzione, e mesi di 'segnali' positivi di finanziamenti dagli USA e dall'Europa, attendiamo ancora l'arrivo di fondi sufficienti per i progetti di ricostruzione.' (19) A una conferenza dei benefattori di Tokyo del 2002, quando aiutare l'Afganistan era un esercizio pregevole, la comunità internazionale impegnò 4.5 miliardi di dollari in cinque anni per i progetti di ricostruzione (esclusa l'assistenza umanitaria).
Negli ultimi due anni, più della metà di queste cifre sono state stornate dalla ricostruzione all'assistenza umanitaria, senza peraltro soddisfare tutte le richieste. Per i progetti di ricostruzione sono arrivati meno di un miliardo di dollari. (20) Oggi, il Ministro delle Finanze afgano ha calcolato che il paese ha bisogno di più o meno 28 miliardi di dollari nei prossimi sette anni! Nel frattempo quest'anno gli Stati Uniti hanno stanziato per l'Afganistan 1.6 miliardi di dollari, cifra sproporzionata rispetto agli investimenti nella causa di più alto profilo dell'Iraq. Gli Stati Uniti hanno stanziato 22 miliardi di dollari per l'Iraq, un paese con la stessa estensione e popolazione dell'Afga nistan, e il cui 'standard di vita sono avanti di decenni.' (21)
Indagare sui reali stanziamenti di dollari per gli aiuti umanitari e di altro tipo specificamente per le donne afgane è un esercizio impervio: i progetti sono di alto profilo ma hanno una portata minima. L'Agenzia USA per lo Sviluppo Internazionale (USAID) ha recentemente lanciato un nuovo programma in Afganistan dal titolo 'Educazione Permanente,' che, secondo l'ambasciatore statunitense Zalmay Khalilzad 'innalzerà i tassi di alfabetizzazione, migliorerà l'educazione alla salute e aiuterà a ridurre gli alti tassi di mortalità materna e infantile.' Questi nobili obiettivi potrebbero soddisfare alcuni bisogni impellenti delle donne afgane e dare l'impressione che gli Stati Uniti siano davvero interessati ai diritti delle donne afgane.
Ma a una semplice analisi si capirà il perché l'Ambasciatore Khalilzad non fornisca obiettivi numerici specifici: sono solo 4.9 i milioni di dollari accantonati per il programma dell'USAID. Per un paese i cui bisogni ammontano a decine d i miliardi di dollari, qualche milione non potrà che incidere in maniera trascurabile sulla sanità, sull'alfabetizzazione e sull'istruzione. Paragonateli ai 700 milioni di dollari stanziati per 'l'addestramento della polizia e dell'esercito, e le attività di lotta alla droga' (vedi sotto). Programmi come 'Educazione Permanente' servono soprattutto ad esaltare il profilo del beneficiario.
Esaminando i dettagli degli scarni aiuti degli Stati Uniti di quest'anno si scopre che la maggior parte del denaro è stato accantonato per imprese economiche piuttosto che per progetti umanitari specifici a favore delle donne. Secondo un comunicato stampa del Dipartimento di Stato, gli 1.6 miliardi di dollari degli Stati Uniti hanno l'obiettivo di generare 'risultati sul campo visibili, misurabili' da completarsi entro le elezioni di giugno. Di questi, 700 milioni di dollari verranno spesi per 'l'addestramento della polizia e dell'esercito, e le attività di lotta alla droga '. Certamente un migliore apparato di sicurezza potrebbe fare miracoli per proteggere le donne afgane, ma la considerazione più importante per il Dipartimento di Stato è che 'occorra più sicurezza per favorire un migliore clima di investimenti e per incoraggiare la crescita economica.' La maggior parte di quello che resta degli aiuti andrà a stimolare 'attività economiche del settore privato,' e a 'costruire 100 centri di mercato e 5 nuovi parchi industriali.' (22)
Le donne afgane, impoverite, dovranno semplicemente trovare il modo di approfittare del 'clima favorevole agli investimenti,' e inserirsi nel modello di sviluppo statunitense del libero mercato dopo decenni di guerre sponsorizzate dagli Stati Uniti.

La Nuova Costituzione Afgana è inadeguata
Ci si chiede come gli afgani possano gettarsi a capofitto in elezioni che sono sponsorizzate da una potenza che ancora adesso sta bombardando il loro paese, mentre loro aspettano ancora gli aiuti. Eppure, gli Stati Uniti sono determinati ad andare avanti. All'inizio del gennaio 2004, una convenzione costituzionale ha ratificato una bozza di costituzione presentata dal presidente benedetto dagli USA Hamid Karzai la quale racchiudeva il principio di una presidenza forte per l'Afganistan. La costituzione inoltre stabilisce uguaglianza per gli uomini e le donne, qualcosa che non rivendica nemmeno la costituzione degli Stati Uniti: 'I cittadini dell'Afganistan - che siano uomini o donne- hanno uguali diritti e doveri davanti alla legge.'
Tuttavia, a negare con tutta probabilità ogni diritto alle donne è l'infausta inclusione nella costituzione della supremazia della legge islamica. 'In Afganistan, nessuna legge può essere contraria al credo e alle disposizioni della relig ione sacra dell'Islam.' Per sottolineare la minaccia implicita in quest'affermazione, il Presidente della convenzione costituzionale, o Loya Jirga, Sibghatullah Mojadidi, ha detto alle delegate: 'Nemmeno Dio vi ha dato uguali diritti perché nella sua decisione due donne contano come un uomo.' (23) In tutta risposta a questi sentimenti misogini, una giovane donna afgana, Malalai Joya, ha denunciato la presenza di signori della guerra, proponendo che siano giudicati in un'aula di giustizia. Nella sua replica, il Presidente Mojadidi l'ha etichettata 'comunista' e 'infedele' e ha ordinato che venisse espulsa dall'assemblea.
Nonostante l'atmosfera alla convention sia stata inospitale per le donne afgane, l'amministrazione Bush va spacciando la costituzione come un segnale dell'arrivo della democrazia in Afganistan. Secondo la scrittrice e regista Meena Nanji, invece, questo documento è inadeguato a qualsiasi realizzazione della democrazia. 'Mentre sulla carta si fanno vaghe enunciazioni di uguaglianza, democrazia, diritti economici, civili e politici, si parla poco di creare le istituzioni che sostengano o implementino queste misure. Senza gli strumenti per rendere le leggi davvero operative, la costituzione ha poca autorità, forse nessuna davanti ai signori della guerra armati.' (24)
Gli Stati Uniti e il presidente ad interim da essi sostenuto Hamid Karzai hanno attualmente intenzione di fissare per il giugno 2004 l'appuntamento elettorale. Ma con le bombe statunitensi che ancora ci cadono sulla testa e i signori della guerra che minacciano di spaccare il paese, che fretta c'è? L'Unità Afgana di Ricerca e Valutazione (AREU) nel novembre 2003 ha pubblicato un rapporto dove si legge che 'vi sono seri rischi nel permettere che politiche straniere diventino la forza propulsiva delle elezioni all'interno di un contesto che può compromettere il futuro dell'Afganistan.' La AREU suggerisce che l'entusiasmo degli Stati Uniti per questa scadenza 'deriva dal bisogno dell'amministrazione Bush di un risultato positivo in politica estera e nella Æguerra al terrore' prima delle elezioni presidenziali del 2004.' (25) L'elezione di un presidente fantoccio amico degli Stati Uniti come Karzai, sarebbe giusto il fiore all'occhiello di Bu sh il prossimo novembre.
Che conseguenze ha tutto questo sulle donne afgane? Al momento in cui sto scrivendo questo commento, meno del 10% di una stima di 10.5 milioni di elettori sono iscritti al voto nelle prossime elezioni. Di questi, solo un quarto sono donne. (26) Questo non desta meraviglia in un paese dove soltanto il 4-15% circa delle donne sono alfabetizzate (le stime variano). E ci si aspetta che anche le donne che sanno leggere la scheda elettorale partecipino a delle elezioni nelle quali non hanno voce in capitolo o dalle quali cui sono state tenute fuori dalle forze integraliste. In più per alcune donne andare a votare non ha la stessa priorità che procurarsi cibo e medicinali, e altre cose necessarie per vivere.
Le candidate che cercano di operare all'interno dell'attuale sistema elettorale vengono cooptate. Masooda Jalal è l'unica contendente alla presidenza nelle elezioni. L'elezione di una donna a presidente non dà garanzie che vengano difesi i diritti delle donne e non ci sono segnali di elezioni libere e giuste. Tuttavia, può essere un forte segnale di sostegno delle donne che svolgono un ruolo in politica. Jalal è arrivata seconda l'ultima volta che ha sfidato Karzai nella Loya Jirga dell'estate 2002 e si sta preparando alla rivincita. Pare che Hamid Karzai, che, come gli Stati Uniti, sostiene di appoggiare i diritti delle donne, avesse cercato di convincere Jalal a candidarsi come suo vice invece che contro di lui, prima del voto alla Loya Jirga dell'estate. (27)

"L'impegno U.S.A per le donne afgane"
Due anni fa, con tanto di fanfara, nell'Afganistan del dopo-talebani fu annunciato il Consiglio delle Donne Statunitensi e Afgane, (UAWC). Come si legge nel loro website, l'UAWC fu fondato per 'promuovere i partenariati pubblici e privati tra le istituzioni statunitensi e afgane e per mobilitare risorse private per garantire alle donne afgane l'acquisizione di quelle abilità e conoscenze di cui erano state private durante il malgoverno talebano.' Guidato da Paula Dobriansky, Sottosegretario di Stato per gli Affari Mondiali, e da Habiba Sarabi, il Ministro Afgano degli Affari delle Donne, questo Consiglio è una vetrina esemplare della retorica della liberazione dell'amministrazione Bush.
Un anno fa, nel 2003, una delegazione delle donne afgane dell'UAWC, tra cui Karen Hughes, ex Consigliere del Presidente Bush, sono venute in visita a Kabul. Nel corso del meeting, a una domanda di un giornalista sul burqa, la Hughes dovette riconoscere che le donne afgane vivono ancora nella paura. Il burqa è ancora considerato dalle femministe e dai media statunitensi come il parametro più importante per giudicare la libertà delle donne afgane, nonostante le aspre critiche che sono state mosse a questo tipo di logica imperialista. Nella sua sconfinata compassione, la Hughes offrì la sua presenza come antidoto alla paura rappresentata dal burqa: 'Una delle cose che abbiamo sentito in questo meeting è che c'è ancora una grossa paura e dunque io penso che uno degli scopi di una delegazione in gran parte femminile in visita dagli Stati Uniti d'America è forse quello di dare un piccolo senso di incoraggiamento alle donne afgane.' (28)
La delegazione è un esercizio che si ripete tutti gli anni. Questo febbraio è arrivata in Afganistan una delegazione di simile profilo, nelle cui fila c'erano tra le altre anche la moglie del Segretario alla Difesa, Joyce Rumsfeld. In quell'occasione le americane hanno informato le donne afgane che le donne degli Stati Uniti non le hanno dimenticate. Le donne afgane sono ancora utili strumenti per le femministe statunitensi da impiegare nelle loro campagne di relazioni pubbliche, soprattutto alla vigilia della Giornata Internazionale della Donna. Pare che le parole pronunciate da Karen Hughes nel 2003 abbiano segnato a tal punto la vita delle donne afgane che un anno dopo, come si legge in un articolo, la Hughes era colpita dalle 'diverse tonalità di capelli scuri delle donne che si erano liberate del burqa,' osservando: 'C'è un grosso cambiamento... Ci sono più negozi, c'è più energia. Ci sono più donne nelle strade [sic].' (29) Ma le gite annuali dell'UAWC sono per lo più limitate alla capitale, Kabul, dove le Forze dell'Assistenza alla Sicurezza Internazionale hanno stabilito un'atmosfera relativamente sicura risparmiando alle donne il trauma e la violenza delle campagne. Operare quasi esclusivamente all'interno di Kabul permette alle signore americane di alto profilo di far risaltare le loro iniziative caritatevoli a favore delle donne afgane senza toccare la realtà delle esistenze della maggior parte di esse.
Coerentemente con il principale interesse dell'amministrazione Bush di promuovere 'l'economia del settore privato' in Afganistan, l'essenza della missione dell'UAWC è di 'sviluppare e alimentare partenariati tra i settori pubblici e privati', come si legge in un comunicato stampa del Dipartimento di Stato. (30) Di fatto, il titolo di questo comunicato stampa sottolinea il vero valore dell'UAWC per gli U.S.A: 'L'Impegno degli Stati Uniti per le Donne Afgane: Il Consiglio delle Donne Afgane e Statunitensi'. Gli Stati Uniti sono così impegnati nella causa delle donne afgane che il Consiglio non ha un bilancio ufficiale e 'fa affidamento sui suoi membri, sugli aiuti della Casa Bianca, sugli esperti del Dipartimento di Stato, sulle donne d'affari e sugli educatori per raccogliere fondi, sia del governo americani che fondi privati.' (31) Fino ad oggi il governo USA ha dato solo 2.5 milioni di dollari, mentre società sponsor come AOL/Time Warner, Daimler-Chrysler-Benz, e varie altre organizzazioni hanno donato qualche decina di migliaia di dollari ciascuno.
L'UAWC è associata a varie altre organizzazioni per le risorse di formazione per le donne afgane. Un partner dell'UAWC è la preoccupante Università del Nebraska. Il Centro Studi Afganistan dell'Università del Nebraska negli anni ottanta ricevette dei fondi dall'USAID per un programma della CIA inteso a promuovere una propaganda anti-sovietica tra i Mujahedin afgani servendosi di libri di testo che 'hanno promosso e alimentato un'era di violenza integralista' e operando sulla formazione degli insegnanti. In seguito il Centro ottenne un appalto con la compagnia petrolifera Unocal per addestrare centinaia di uomini afgani sotto i talebani a costruire un oleodotto. (32) Il progetto per l'oleodotto fu criticato con veemenza dalle femministe americane, che condannarono l'Unocal per aver condotto affari con i talebani misogini. Oggi, l'UAWC 'ha iniziato uno scambio di formazione insegnanti che porterà 30 insegnanti donne afgane in Nebraska ogni sei mesi.'
Oltre ad ignorare la realtà delle donne afgane al di fuori di Kabul, l'UAWC è un comodo fiore all'occhiello del sedicente 'impegno per le donne afgane' dell'amministrazione Bush, ed è in sintonia con quello che la politica degli Stati Uniti per le donne afgane ha prodotto in passato e sta producendo ancor oggi.
Se agli Stati Uniti interessassero davvero i diritti delle donne afgane...
Nel 2001, un mese dopo l'inizio dell'Operazione Libertà Duratura, il Segretario di Stato Colin Powell disse che 'se facciamo tutto il possibile per contribuire a ricostituire la società afgana e dare alla gente speranza per un futuro migliore, non sbaglieremo.' (33) Ma 'noi' abbiamo sbagliato con le donne afgane e, anzi, lo sbaglio sembra quasi intenzionale. Mettendo da parte per un momento le distruzione fisica e politica delle campagne dell'esercito e del governo statunitense, alcuni passi concreti avrebbero potuto fare molto di più in termini pratici per aiutare le donne afgane. Per esempio: invece di armare e rafforzare i signori della guerra fondamentalisti che minacciano la sicurezza delle donne, gli Stati Uniti avrebbero potuto concorrere a disarmarli. Dopo tutto, gli Stati Uniti sono stati i primo benefattori della maggior parte di questi uomini armati durante la jihad degli anni 80.
Oggi è il governo del Giappone, non degli Stati Uniti, a finanziare il fondamentale progetto 'Disarmo, smobilitazione e reintegrazione' sotto la supervisione delle Nazioni Unite. Questo programma ha già disarmato 1000 uomini da ciascuno degli eserciti rivali dei due signori della guerra, Abdul Rashid Dostum e Mohammed Atta. Il programma iscrive gli uomini disarmati nei registri elettorali, fornisce loro un po' di denaro e di cibo, e li informa sulle opportunità di impiego. (34) Poiché gli Stati Uniti sono ancora attivamente impegnati con i signori della guerra, l'efficacia di questo programma è purtroppo assai incerta. Malnutrizione, mortalità da parto, e altre situazioni trattabili da un punto di vista medico affliggono ancora le donne afgane. Anziché finanziare mediocri imprese private attraverso il Consiglio delle Donne Statunitensi-Afgane e l'USAID, l'amministrazione Bush avrebbe potuto stanziare miliardi di dollari in aiuti agli ospedali per le donne, per l'assistenza alimentare, le scuole per bambine, e altre azioni salva-vita in tutto l'Afganistan. Se le cifre spese per l'occupazione dell'Iraq significano qualcosa, gli Stati Uniti potrebbero chiaramente risparmiarsi tutti quei i soldi.
Colin Powell fece una promessa nel 2001: 'I diritti delle donne afgane non saranno negoziabili.' (35) Eppure, più di due anni dopo, la quantità di dollari spesi e la reale situazione sul territorio rivela che i diritti delle donne afgane sono stati chiaramente negoziati in cambio di profitti politici, manipolati per storie di successo nelle relazioni pubbliche, sottofinanziati, o del tutto ignorati.
 

Note

Documento originale:
Afghan Women Continue to Fend For Themselves
Versione italiana in www.zmag.org/Italy/
Traduzione di Grazia Cerulli

Unimondo 7 aprile 2004

   
   
   

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