La stanza - Lorenza Montanari agli incroci dei venti agli incroci dei venti agli incroci dei venti agli incroci dei venti
 
 

Gli amici delle donne

di Lorenza Montanari

 
 

La stessa farmacia, la stessa ricetta. Anzi no: stavolta è cambiata, anche se la sostanza, nel vero senso della parola, non cambia mai, è più o meno sempre quella. La donna porge il foglietto alla farmacista, che sorride e sparisce nel retrobottega alla ricerca del farmaco richiesto. Ma è un sorriso che parla, almeno a quanto percepisce l’assidua cliente: “Poveretta, quanti ne ha cambiati”, osserva segretamente la farmacista, “possibile che non riesca a uscirne?”. “No, non riesco a uscirne”, risponde tacitamente la cliente, “hai forse qualcosa da dire?”. “Nulla”, risponde il silenzio della farmacista, “non foss’altro perché anch’io sono messa come te, e proprio non riesco a uscirne”. E tutto si conclude come sempre, con un grazie e arrivederci a presto, molto presto, corredato da un sorriso di languida intesa. Cambiare farmaco, del resto, è un po’ come cambiare uomo: nuove speranze, nuove aspettative, promesse di inediti piaceri. Secondo i sondaggi, le donne sono le più grandi consumatrici di psicofarmaci: è grazie a questi che riescono ad affrontare la vita, sia che essa sia fatta della ‘clausura’ imposta dal ruolo di casalinga, sia che si snodi attraverso i pesanti impegni della ‘manager’. Sempre di donne si tratta, e sempre dello stesso ritornello. “Sono un tranquillante, agisco in casa, funziono in ufficio, affronto gli esami, mi presento all’udienza, incollo con cura le tazze rotte. Devi solo prendermi, farmi sciogliere sotto la lingua, devi solo mandarmi giù con un sorso d’acqua. So come trattare l’infelicità, come sopportare una cattiva notizia, ridurre l’ingiustizia, rischiarare l’assenza di Dio, scegliere un bel cappellino da lutto. Che cosa aspetti? Fidati della pietà chimica. Sei un uomo, o una donna, ancora giovane, dovresti sistemarti in qualche modo. Chi ha detto che la vita va vissuta con coraggio?”. Così dice una poesia di Wislawa Szimborska, intitolata ‘Foglietto illustrativo’ e edita in una raccolta pubblicata da Adelphi nel 1998. Già, chi ha detto che la vita va vissuta con coraggio? Praticamente nessuno, anzi, attualmente ci viene insegnato che la vita va vissuta con il sostegno di tutto ciò che abbiamo a disposizione. Vogliamo una faccia diversa, un corpo più attraente? Basta mettere mano al portafogli, e avremo nuovi lineamenti e rinnovata gioventù. Non vogliamo soffrire? Basta ascoltare lui, che più chiaro di così non potrebbe essere: “Ciao a tutti. Sono un antidepressivo, e sono molto più potente di un tranquillante. Il mio compito non è calmarti, non è darti quiete a fronte delle tue ansie e paure, queste sono bazzecole da principianti. Il mio compito è molto più alto: ribaltarti la personalità, farti diventare un’altra, ciò che non sei mai stata e non hai mai avuto il coraggio di essere. Sei timida e insicura? Io ti trasformerò in una leonessa, e vedrai quante stragi farai, divorando le carni di tutti coloro che avevano divorato la tua. Sei frustrata e repressa? Io ti trasformerò in una superdonna, e vedrai come tutti, poi, saranno ai tuoi piedi. Consegnati a me: sono il tuo futuro, la potentissima arma per cambiare il tuo destino. Unica regola, non abbandonarmi: io mi dono a te, ma tu devi donarti a me, anche perché, se mi lasci, saranno lacrime, tante. E io sopporto tutto: lotte, sfide, imprese impensabili, ma le lacrime no, quelle non le posso vedere”. A questo punto si tratta di scegliere, anche perché le alternative non mancano: “Ciao a tutti, mi chiamo alcol e ho molta più esperienza dei 2 pivelli di cui sopra. Da secoli, infatti, fungo da tranquillante e da antidepressivo al tempo stesso, vuoi mettere il vantaggio? Sono un ‘2 per 1’ ante litteram, nato ben prima dei supermercati con le loro offerte speciali. E voi donne avete l’occhio particolarmente lungo quando si tratta di offerte speciali. Comprarmi è facile: niente ricetta medica, proprio come nelle offerte farmacologiche che arrivano via internet da quei mittenti con strani nomi spagnoli o americani. Niente ricetta medica con me: basta allungare la mano, mettermi nel carrello e via, il gioco è fatto e tutti i problemi sono risolti. Tutti i problemi della vita: infatti, io uccido. Ma questo sulla mia etichetta non c’è scritto, chissà perché”. A questo punto la protesta non può mancare: “Ciao a tutti, mi chiamo volontà. Non costo nulla, chiedo solo di praticarmi, a dispetto di tutto e di tutti, anche della tanto sbandierata ‘depressione’. A volte mi fate davvero saltare i nervi: possibile che sia così difficile, per tutti voi, agire secondo le mie regole? In fondo sono tanto semplici!”. Il ragionamento non fa una piega, se non fosse per la seguente voce in capitolo: “Salve ragazzi, e su con la vita! Mi chiamo depressione e, visto che sono stata tirata in ballo, vorrei dire la mia: a me la volontà mi fa un baffo, io me ne rido della volontà, perché sono molto più potente e la schiaccio quando voglio. Poi, dopo averla uccisa, la scuoio per benino e mi vesto della sua pelle: ovvero ‘mi travesto’, perché, se non lo sapevate, la mia grande passione è proprio il travestimento. Non a caso, a volte vengo chiamata ‘depressione mascherata’, e ciò accade, ad esempio, quando mi impossesso di esseri deboli, come i bambini, che diventano iperattivi proprio per causa mia, ma anche di molti adulti testardi che rifiutano di abbandonarsi a me e si illudono di potermi vincere col superlavoro, sublimandosi nell’arte o divertendosi fino a scoppiare. Illusi: se non mi si mette tra i piedi un ostinato psichiatra o un odioso farmaco antiricaptazionedellaserotonina, io vinco sempre. E allora, quando trovano il corpo della mia vittima, tutti dicono: ‘Ma che strano, non ce n’eravamo accorti, sembrava così sereno…’ Sembrava, ma non lo era: perché la mia specialità è togliere la motivazione a vivere, annullare l’interesse per la vita, mascherandolo, a volte, di volontà. Quanto adoro le maschere! E non ho bisogno di attendere il carnevale per indossarle: il mio carnevale, infatti, siete voi”. Sempre secondo i sondaggi, la depressione sta diventando una vera e propria malattia sociale, al pari del diabete e dell’ipertensione. Perché, di preciso non si sa: del resto non c’è impresa più difficile che smascherare chi, di togliersi la maschera, proprio non ne vuole sapere.

 
 
 

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