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La
compassione nel braccio della morte esiste
di Bob Ray
Sanders, Fort Worth Star-Telegram
traduzione di
Arianna
Ballotta |
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Dopo
l’esecuzione di Napoleon Beazley, avvenuta nel maggio del 2002,
utilizzai questo spazio per pubblicare interamente la sua ultima
dichiarazione affinché i lettori potessero rendersi conto almeno
un po’ della sua umanità. Molte persone in tutto il Paese
(incluso me stesso) si erano date molto da fare per cercare di
fermare l’esecuzione di Napoleon Beazley, in parte anche perché
era minorenne all’epoca del reato.
L’altro giorno il Rap. Dello Stato Terri Hodge, di Dallas, mi ha
inviato la lettera di un altro condannato a morte che ci fa
capire qualcosa in più della persona che lo Stato ha ucciso
circa 2 anni fa. Luis Ramirez, condannato per l’omicidio di un
ragazzo di 19 anni di San Angelo, racconta il seguente episodio
accaduto il suo primo giorno nel braccio della morte:
QUOTE
[…] Voglio raccontarvi quanto accaduto tempo fa. E’ una storia
che molti nel braccio della morte conoscono già, ma che adesso
voglio far conoscere anche a chi vive nel ‘mondo libero’,
affinché possa capire qualcosa di più. E’ la storia del mio
primo giorno nel braccio della morte.
Arrivai nel maggio del 1999. Il giorno esatto non lo ricordo.
Ricordo però che era pomeriggio. Fui posto in una cella nell’ala
H-20 alla Ellis Unit di Huntsville (TX) [dove era prima il
braccio della morte, successivamente trasferito a Livingston,
N.d.T.]. Una marea di emozioni e pensieri mi attraversavano la
mente. Ricordo che le uniche cose presenti nella cella erano un
materasso, un cuscino, le lenzuola, una federa, un rotolo di
carta igienica e una coperta. Ricordo che stavo seduto sul
letto, completamente smarrito.
La prima persona che incontrai fu Napoleon Beazley. All’epoca ai
condannati a morte era ancora permesso lavorare. Il suo lavoro
consisteva nell’effettuare le pulizie dell’ala nella quale mi
trovavo e nell’aiutare a distribuire i pasti. Lo vidi mentre
spazzava in corridoio con addosso quei ridicoli stivali di
gomma. Si diresse verso la mia cella e mi chiese se ero nuovo.
Gli dissi che ero appena arrivato nel braccio. Mi chiese il mio
nome e io glielo dissi, pensando non ci fosse nulla di male.
Fece un passo indietro in modo da poter vedere tutti i 3 piani e
urlò a tutti: “hey, c’è uno nuovo qui, è appena arrivato. Si
chiama Luis Ramirez”. Subito pensai di aver fatto qualcosa di
male, non capivo perché avesse urlato il mio nome. Vedete,
proprio come voi, anche io prima credevo che nel braccio della
morte ci fossero solo dei mostri. Credevo che avrei trovato
centinaia di Hannibal Lecter là dentro. E adesso tutti sapevano
il mio nome. Pensai: “beh, ormai è fatta”. Ero certo che da un
momento all’altro avrebbero cominciato a molestarmi. E’ quello
che si vede nei film, dopo tutto …
Ecco invece cosa accadde. Poco dopo la distribuzione della cena,
Napoleon ricominciò a spazzare il pavimento. Spazzando davanti a
me fece scivolare all’interno della mia cella un sacchetto di
carta marrone. “Cosa c’è qui dentro?”, gli chiesi. Mi disse di
dare un’occhiata e continuò a fare il suo lavoro. Accidenti, non
sapevo proprio cosa aspettarmi. Ero certo fosse qualcosa di
brutto … La curiosità ebbe il sopravvento e lentamente aprii il
sacchetto. Proprio non mi aspettavo di trovare, nel braccio
della morte, ciò che trovai all’interno di quella busta, cose di
cui avevo un tremendo bisogno: francobolli, buste, un blocco per
scrivere, una penna, del sapone, dello shampoo, del dentifricio,
uno spazzolino da denti, una brioche, una bibita e un pacco di
pasta pronta. Chiesi a Napoleon da chi mi fosse stata data tutta
questa roba. Mi disse che ognuno aveva dato ciò che poteva,
perché sapevano che non avevo niente e che sarebbe passato del
tempo prima di poter avere le cose di cui avevo bisogno. Gli
dissi che volevo sapere chi aveva contribuito per poter, un
giorno, restituire il favore. Napoleon rispose: “non funziona
così. E’ sufficiente che la prossima volta che ci sarà uno
nuovo, come te, anche tu faccia la tua parte”.
Ricordo che in seguito stetti a lungo seduto sul letto tenendo
in mano il mio sacchetto marrone pieno di cose pensando a quanto
mi era appena accaduto. Le ultime che mi aspettavo di trovare
nel braccio della morte erano gentilezza e altruismo. Gli altri
sapevano che avevo bisogno di quelle cose e se ne erano privati
per darle a me. Lo avevano fatto senza aspettarsi nulla in
cambio e non per una amico, bensì per una persona che neanche
conoscevano.
Non so cosa loro abbiano provato commettendo un atto di
incredibile generosità. So soltanto che, tanto loro quanto io,
siamo stati giudicati ‘incorreggibili’ da 12 ‘brave persone’ [si
riferisce ai giurati, N.d.T.]. L’unica soluzione offerta da
queste 12 ‘brave persone’ è stata la morte. Ciò che queste 12
persone hanno visto in noi e ciò che ho visto io non collimano
affatto. Quegli uomini che mi hanno dimostrato così tanta
umanità, com’è possibile che siano ‘i peggiori dei peggiori’?
Volevo raccontare questo avvenimento alla famiglia di Napoleon
fin da quando è stato giustiziato per un crimine commesso quando
ancora era un ragazzino. Voglio che sappiano che il loro figlio
era un brav’uomo. Un uomo che non potrò mai dimenticare. E
voglio che sappiano quanto sono dispiaciuto che noi, come
società, abbiamo mancato nei loro confronti e in quelli di
Napoleon. Trovo ridicolo che noi, come popolo, non siamo in
grado di amare e prenderci cura dei nostri giovani in modo
adeguato. Trovo mostruosa l’idea che un ragazzino sia
considerato impossibile da recuperare e che l’unica soluzione
che lo Stato offre sia la condanna a morte. Le 12 ‘brave
persone’ e il ‘peggiore dei peggiori’ …. Che Dio ci aiuti!
Cosa ho davvero trovato in quel sacchetto marrone? Gentilezza,
affetto, umanità, amore e compassione di un’intensità tale che
mai nel mondo libero ho visto offrire a chicchessia da parte
delle 12 ‘brave persone’.
Luis Ramirez
UNQUOTE
Chi
volesse contattare l’autore dello scritto può farlo scrivendo a:
Luis
Ramirez
# 999309
Polunsky Unit – D/R
3872 Farm Road 350 South
Livingston, Texas 77351
USA
Fonte:
Fort
Worth Star-Telegram 14 aprile 2004 |
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