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Dopo le dichiarazioni
di Previti, che vengono ad un anno dalle famose esternazioni di Carlo
Taormina riguardo alla guerra civile provocata dai magistrati, dopo
quasi due anni di legislazione, dopo numerosi processi e ispezioni
ministeriali cui sono stati sottoposti (senza risultato) i magistrati di
Mani Pulite, dopo il varo della commissione su Tangentopoli, dopo le
progettate riforme della scuola della magistratura e della separazione
delle carriere, ci accorgiamo che i politici oggi pretendono di
giudicare i magistrati, di stabilire nuove norme per ingabbiarli,
limitarli ed, in definitiva, gestirli.
Sorge legittima, quindi, la curiosita' in merito a quale sia invece il
pensiero dei magistrati sui comportamneti che dovrebbero garantire
l'etica in politica. E' percio' che abbiamo chiesto a due magistrati,
Davigo e Caselli, rispettivamente Consigliere di Cassazione presso la
corte d'Appello di Milano e Procuratore Generale a Torino, e due
ex-magistrati, Franco Becchino, ex presidente del tribunale di Savona ed
oggi Pastore valdese ed Antonio Di Pietro, ex PM del Pool di Mani
Pulite, di enunciare una norma cui dovrebbero sottostare i politici per
poter dire di operare in modo etico.
Ecco le risposte:
Davigo:
C'e' gia' il settimo comandamento: "Non rubare".
Becchino:
Etica in politica e', ad esempio, rifiutare di fruire della
prescrizione.*
Caselli:
Potrei rispondere dicendo cio' che NON e' etico. L'Italia e' uno dei
paesi piu' corrotti del mondo. Ad ogni crimine corrisponde una legge. In
Italia dov'e' la legge che prevenga questo crimine?
Di Pietro:
Una legge di un solo articolo: "Non e' candidabile chi e' stato
condannato con sentenza passata in giudicato per un reato grave o contro
la pubblica amministrazione".
Nonostante la brevita' degli enunciati, c'e' di che riflettere....
copyright Bollettino Osservatorio
*la prescrizione e' un istituto giuridico che fa "scadere" la data di
celebrazione di un processo dopo un periodo proporzionale alla massima
pena prevista per quel reato. Si puo' raggiungere piu' facilmente
chiedendo continui rinvii o spostamenti della sede del processo o ancora
approvando leggi che riducano le pene per un certo reato (e' stato il
caso del falso in bilancio) e quindi avvicinino la data della
prescrizione. Chi desiderasse chiarire comunque la propria posizione
giudiziaria puo' chiedere di non usufruire di questo istituto, ma non ci
risulta di politici che abbiano optato per questa rinuncia. La
prescrizione non e' assolutamente una assoluzione.
Bollettino Osservatorio |
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