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Non mi
preoccupano le foto false. Mi preoccupano le torture vere.
Mi inquieto nel vedere gli inglesi occuparsi di quello che
scrivono i loro giornali e non di quello che combinano i loro
soldati e i loro governanti. I terroristi, islamici o cattolici
che siano, mi spaventano, ma ancor più mi sgomenta la
tranquillità con cui soldati “democratici” si possono
trasformare in torturatori. Irritante è lo starnazzare degli
americanisti da quattro soldi: quelli che strillano che le
democrazie individuano le mele marce e le puniscono, quelli che
credono che gli iracheni debbano essere orgogliosi di essere
torturati a morte da qualche depravato, quelli che credono che
una testa mozzata pareggi tutto, quelli che non leggono i
rapporti dello Human Rights Watch e di Amnesty International.
Questa storia poi delle mele marce è una balla colossale. In
realtà non ci sono mele marce. Ci sono organizzazioni marce.
Ancor più grande è la balla delle punizioni. In Israele nessuno
ha pagato per torture e uccisioni. La Francia non ha ancora
fatto i conti con la tortura in Algeria e la Gran Bretagna con
quella in Irlanda del nord. Noi italiani, nel nostro piccolo,
non li abbiamo fatti con Bolzaneto. Nelle normali carceri
americane la tortura è endemica e nelle carceri in Iraq,
Afganistan e a Guantanamo è programmata al più alto livello. La
tanto citata strage di Mi Lay fu preceduta da stragi
accuratamente nascoste (lo sappiamo solo ora grazie al Toledo
Blade) e la famosa punizione, per centinaia di civili inermi
torturati, stuprati e assassinati, si ridusse a tre giorni di
carcere per il solo Ten, Calley. In Iraq si vuol far sparire la
faccenda il più velocemente possibile e persino le tre
scimmiette che ci governano si dovrebbero preoccupare
dell’incredibile velocità con cui si sono approntati i processi
ai torturatori.
L’unica cosa positiva in tutta questa spaventosa faccenda è la
rivincita dei diritti umani. Dati per morti sono in realtà più
vivi che mai, anche se l’opinione pubblica mondiale si è
svegliata solo dopo la pubblicazione delle fotografie.
Claudio Giusti
Comitato 3 luglio 1849 |
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