graffiti graffiti graffiti graffiti graffiti graffiti

ISCRIVITI

al  servizio di newsletter

 

 

 

 

 Degna delle Muse

di Luigi Impieri

busta lettera anim.gif (14893 byte)

 

 

 

La tecnica del mosaico si sa, è molto antica.
Il termine, “Mosaico” deriva dal greco e significa, opera paziente degna delle Muse.
Consiste nel saper collocare su una parete, preparata a stucco, piccole “tessere” colorate.
Il taglio particolare di queste tessere, provoca un gioco di rifrazione e riflessione della luce che ne amplifica il cromatismo.
La durata nel tempo del mosaico rimane inalterata, a differenza dell’affresco, che invece corre il rischio dell’usura a causa dell’aggressione non solo da parte degli agenti atmosferici.
Senza voler andare troppo in là nel tempo, potremmo ricordare alcune importanti testimonianze di opere bellissime, eseguite a mosaico.
La “Battaglia di Isso” ritrovata in un pavimento pompeiano, dove due condottieri, Alessandro il Macedone e il Re persiano Dario III, si affrontano tra una selva di lance protese di soldati differentemente atteggiati e di cavalli imbizzarriti.
La villa romana di Piazza Armerina”, rivestita interamente di mosaici e nella cui piscina risaltano le moderne atlete in bikini.
In epoca Paleocristiana e bizantina come non ricordare gli alti esempi di mausolei e chiese di Roma o Ravenna che ancora oggi attraggono e fanno accorrere nel nostro paese moltitudini di turisti da tutto il mondo?
Infine, in epoca romanica e gotica, come non ricordare gli esempi di chiese siciliane e veneziane?
E chissà come mai, dopo questo fiorire di esempi di grande slancio, la tecnica del mosaico finirà per essere dimenticata per un lungo periodo!
Bisognerà aspettare la nascita del “Liberty”, sul finire del sec. XIX per vederla recuperata.
“In particolare, oltre ad Antoni Gaudì, fautore in Spagna del Modernismo”, sarà Gustav Klimt, all’inizio del ‘900, a provocare un nuovo interesse nei confronti di questa tecnica.
A ben vedere, la produzione attuale, che si avvale delle tecniche musive, si richiama, ancora oggi, alle sue ricerche, alla capacità di quest’artista di restituire al mosaico un segno ed un linguaggio nuovi.
Anche le opere di
Dusciana Bravura (veneziana di nascita, ma ravennate di adozione) credo risentano degli insegnamenti klimtiani.
Figlia d’arte, la giovane artista (1969) ama lavorare come un tempo, in un contesto di gruppo, composto però, a differenza del passato, esclusivamente da donne.
Nel suo laboratorio le ragazze si dividono i compiti che un tempo venivano svolti dal “pictor imaginìficus”, il quale eseguiva il disegno; il “Parietàrius” che riportava il disegno sulla parete; il “musuvàrius” che disponeva le tessere sul “letto” di stucco.
In un lavoro mediato fra arte e artigianato, le opere di Dusciana Bravura colpiscono per il valore, che i nuovi materiali, aggiungono a quelli tradizionali.

 

Dusciana Bravura - Mille e due notti, 2001


Si tratta di specchi, fotografie, plastiche, legni, conchiglie, pietre, che vengono disposti quasi informalmente su altrettanti nuovi e coloratissimi stucchi.
Il risultato è un lavoro materico, “pieno”e “ricco”.
Assenza del vuoto, a meno che, non si tratti di opere che fanno da cornice, ad esempio, agli specchi.

 

Dusciana Bravura - Specchipardo, 2001


Nelle opere di Dusciana si avvertono suoni, squilli cromatici, corse di luci esuberanti, che si rincorrono sulla superficie riflettente e rifrangente delle tessere musive.
Una giostra di materiali che nelle più recenti realizzazioni dell’artista, ruotano insieme al tripudio di effervescenti cromatismi che questi producono, intorno alle gigantesche protagoniste femminili poste al centro dell’opera. Nei corpi di donna, l’artista adotta, oltre che la tecnica musiva anche quella del collage e del ready made.
Le figure femminili, “prime donne”, belle, a volte voluttuose, presentate nelle opere musive, appaiono come se si fossero liberate (finalmente!) dell’uomo(schiavista?).
Sono fiere e in esse aleggia l’orgoglio, quasi a voler dimostrare con forza il percorso verso la liberazione.
Le opere sembrano esprimere l’idea di chi vuol essere intraprendente, esattamente come chi le ha realizzate.
Spesso sono i ritratti di qualcuna del gruppo e qui mi pare che la ricerca assuma anche un significato sociologico, che investe il tema femminista dell’autodeterminazione delle donne.
Di quando mi recai a Ravenna per conoscere l’artista, conservo il ricordo della laboriosità delle ragazze che collaborano con Dusciana Bravura, ognuna intenta ad assolvere il proprio compito, meticolosamente.

Studio: Ravenna (48100-Italia),
via Cavour 100 - tel. +39-0544.213044

 

 
 

Barchetta

Luigi Impieri

 

HOME

Società

Politica

Arti visive

Lettura

Scrittura

Punto rosa

Legalità

Paesi in guerra

Mondo