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Premio “Elga Leoni”

Se il mare potesse parlare… ”I Racconti del granchio e della conchiglia"

 
 

1° Premio (racconto senza titolo) di Erica Malaguti

 
 

Giudizio della commissione presieduta dallo scrittore Eraldo Baldini

Il racconto è stato allo stesso tempo ironico e profondo, tenero e attento alla realtà. Vi emergono acute riflessioni sui rapporti familiari, sul rispetto per gli animali e sul più generale rispetto per gli altri. Scritto in buono stile, denota sorprendenti capacità di linguaggio e di costruzione narrativa.

Pesy era un paguro, sai, quei piccoli granchietti che vivono dentro una conchiglia sulle rocce?
Pesy viveva sulla costa occidentale della Sardegna in una delle tante baie vicino alla cittadina di Alghero; esso passava la sua vita cercando il mangiare ogni volta che la corrente usciva e l’acqua era più bassa. Il mare lasciava sempre qualche prelibatezza e, a parte nei periodi di tempesta quando si nascondeva nella sua conchiglia tra le rocce, sperando che il mare non lo portasse via, se la spassava abbastanza bene.
Sappiamo però che non può andare sempre tutto bene, e anche nella vita di Pesy arrivò il momento critico quando non sapeva se avrebbe rivisto un’altra marea.
Era il mese di agosto anno 2002 quando le spiagge della Sardegna si riempiono di turisti arrivati dal continente; fra questi, al mare, per la prima volta in vita sua, venne Thomas, nato e allevato a Milano, cresciuto dai nonni poiché i suoi genitori lavorano sempre. Senz’altro avrai avuto anche tu la sfortuna di incontrare quel tipo di bambino: sai sono quelli un po’ viziati con cui fai fatica a giocare perché vogliono sempre comandare loro. Infatti dopo un po’ di giorni tutti gli altri bambini evitavano Thomas e alla fine di quindici giorni giocava sempre da sola. Che noia!! Infatti non sapeva più che cosa fare e allora cominciò a prendersela con tutti e con tutto quello che gli capitava fra le mani. Bucò il secchiello del bambino che giocava vicino a lui, spruzzò l’acqua e la sabbia sulla bella signora che passava tutti i giorni a prendere il sole. Per non parlare di quello che faceva alle povere creature che riusciva ad acchiappare. Lasciava i pesciolini morire nel secchiello ormai bolliti dal caldo e torturava i granchi togliendo loro le zampe e le chele, puoi immaginare!!
Un giorno fu il turno di Pesy! Thomas mentre i suoi si erano addormentati al sole, approfittò per andare in giro sulle rocce; la sua mamma glielo aveva proibito, ma quando mai prendeva sul serio quello che gli dicevano. E proprio lì, sulle rocce, vide una conchiglia che camminava: era proprio Pesy. Esso cercò di scappare ma non ci riuscì e Thomas lo prese e lo portò sulla spiaggia.
Quando Thomas guardò attentamente il suo prigioniero, non riuscì a capire come faceva a muoversi, (Pesy aveva pensato bene di rannicchiarsi in fondo, così non si vedeva), allora usò il suo solito metodo quando non capiva una cosa, prese un sasso e cercò di romperla. Con un “crac” la conchiglia di ruppe ma per fortuna non del tutto. Puoi immaginare come si sentisse il nostro povero Pesy!
Per fortuna, (e come succedeva sempre con Thomas) il ragazzo si stufò quasi subito del suo nuovo “gioco” e quando arrivarono dei ragazzi nuovi sulla spiaggia, lo abbandonò.
Pesy aspettò a lungo prima di trovare il coraggio di sporgere la testa. La sua casa era rovinata e capì che l’unica possibilità che aveva era quella di scappare nel mare, affrontando i pericoli del mare da lui già conosciuti, piuttosto che aspettare il ritorno del mostro umano.
Col cuore in gola, e correndo a più non posso (cosa non facile per un paguro sulla sabbia), si tuffò nell’acqua e, con uno grande sforzo si spinse nella direzione delle rocce. Nuotò e camminò, e ogni volta che vedeva muoversi qualcosa rimase immobile nella speranza di non essere visto. Che bocconcino sarebbe stato un paguro senza conchiglia per un pesciolino, per un uccello, o anche per un altro granchio!
Era già buio quando sentì di nuovo le rocce sotto le zampe ed era già notte fondo quando raggiunse il suo pozzetto d’acqua. Lì, dalla stanchezza, dalla paura e dal sollievo di essere ancora vivo, si mise a piangere.
Era così preso dalla sua disperazione che non sentì che qualcun altro, appena più in là, stesse piangendo. Poi, fra un singhiozzo e l’altro, raggiunse alle sue orecchie il triste suono, ma, invece di ascoltare, lui si mise a piangere di più. Quella che piangeva prima si mise poi a piangere ancora più forte e lui ancora di più! Ma che gara! Alla fine Pesy si rese conto dell’assurdità della situazione e col pensiero che forse anche quest’altra creatura, se piangeva, non stava molto bene, andò a vedere chi fosse così triste. Trovò una bellissima conchiglietta, rosa, azzurra e bianca, proprio come piaceva a lui.
“Come ti chiami?” chiese Pesy.
“Hu – hu - Holga”, singhiozzava lei.
“Holga, perché piangi?” chiese Pesy. Ma lei, per tutta risposta, si mise a piangere più forte.
“Non mi chiamo Holga. Io mi chiamo Olga”, piangeva lei, “ e piango perché ho perso il mio granchietto e mi sento sola sola.”
“Oh, mi dispiace”, rispose lui.
“E tu?”
“Anch’io sono triste,” e gli raccontò la storia di Thomas e quello che aveva fatto alla conchiglia di Pesy.
Ci fu soltanto un attimo di silenzio e poi insieme dissero “...e se ci mettiamo insieme?”
Quanto erano felici! Chi avrebbe mai pensato che due situazioni così brutte, con un po’ di aiuto, avrebbero potuto essere così facilmente risolte! Pesy e Olga rimasero insieme per molto tempo finché Pesy non diventò troppo grande per entrarci (lasciava fuori sempre una zampetto o due) e così andarono insieme a cercare il nuovo paguro per Olga e la nuova conchiglia per Pesy.
E Thomas? Povero Thomas. Non si era divertito durante le sue vacanze. E quanto aveva da imparare. Non sapeva che rispettando gli altri, gli altri rispettano te, anche se sono molto diversi da te (diverso come un paguro da un bambino). E lui non aveva nessuno che lo aiutasse a non sentirsi da solo, oh quanto è bello collaborare e fare le cose, insieme, invece di dare fastidio a tutti quanti. Ma non era neanche colpa sua: nessuno gli aveva mai spiegato nulla; erano sempre troppo occupati!
Alla fine di agosto, finite le ferie, tornò a casa con i suoi: lui arrabbiato e insoddisfatto come sempre. E i genitori? Felici e abbronzati!

 
 
 

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