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Cuccioli
senza collare
di
Vincenzo Andraous |
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Zoe è una
femmina di Pastore Bergamasco, io e mia moglie l’abbiamo
adottata, prelevandola in un canile del pavese.
L’abbiamo scelta tra tanti altri “dispersi”, ululanti, preda di
lamenti, di movimenti isterici, di occhioni svuotati di se
stessi.
Zoe se ne stava in mezzo alla sua gabbia, ferma come l’acqua del
lago, inchiodata alla sua esistenza monca.
Ce la siamo portata a casa senza pensarci su due volte.
Zoe senza voce, senza sguardo in alto, senza nome né storia,
cancellate dalla strada in cui è stata abbandonata perché
displasica, terrorizzata dai bastoni e dagli schiamazzi.
Troppi calci e mai una carezza.
Zoe senza giochi né scoperte da incontrare, scomparso l’uscio
dove infilarsi per conoscere il mondo di affetti a pochi passi
dal suo bel nasone.
Zoe disperata nei silenzi che assordano…
Sono trascorsi i giorni, i mesi e qualche anno, sei lontana
dagli spazi angusti del canile, ora proteggi i metri della tua
casa, con le tue nuove passioni, sei padrona della tua scelta
d’amare e di essere amata senza forzature e con reciprocità.
Non c’è più niente in questa casa che non contempli anche te, e
mentre sfioro il viso della mia compagna, perfino il nostro
amore è più bello, in forza del tuo più smisurato bisogno.
Ti osservo girovagare per le stanze, adagiarti sul divano,
addormentarti, così mi coglie un parallelismo di non poco conto.
Zoe e la sua storia di recente trovata, somiglia per intero a
tante altre storie anonime, di giovanissimi dimenticati dal
disinteresse più colpevole dei propri cari, abbandonati a se
stessi, per rincorrere un benessere che disconosce i più deboli
oppure i già vinti in partenza.
Rammento Zoe in quei giorni lontani, e rivedo i troppi ragazzi
in questa comunità, non c’è poi tanta differenza nella loro
diversità, quattro zampe o due gambe non accorciano i metri di
sofferenza imposta e mai cercata.
Giovani con il cuore lacerato, le membra tumefatte, con gli
occhi umidi e le guance contratte.
Zoe piagata e piegata, sola, senza più desiderio di giocare.
Giovani minuti e paffuti, annaspano per non annegare nelle
solitudini più sconosciute.
Zoe e padroni latitanti, ragazzi e amori distanti, tutti a
camminare in ginocchio, nonostante i pugni chiusi, il digrignar
di denti.
Sto scrivendo di Zoe e lei mi osserva, il suo nasone si muove,
si protende verso di me, come a voler annusare il frastuono dei
miei pensieri.
E più mi avvicino al suo bel muso con la dolcezza che mi ha
insegnato, più mi rendo conto che davvero non esistono cani
cattivi, né ragazzi da scartare, più banalmente ci sono invece
padroni e genitori idioti, e peggio amori mai nati, per la loro
incapacità di farsi carico dei “ viaggiatori di passi perduti “. |
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