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Invenzioni. Ne è
stata fatta una importante, l'altra sera, non so se da uno scienziato,
da un filosofo o da un programmatore Linux: di certo era urgentissima, e
sarebbero bastati ancora pochi anni senza di essa - come poi è stato
dimostrato dai fatti - per mandare in malora il mondo. L'invenzione
consiste semplicemente in questo: una placida dimostrazione in venti
righe, in un linguaggio piano alla Piero Angela ma di una tale evidenza
scientifica da essere immediatamente indubitabile, dell'assoluta
inesistenza di Dio: di ciascun dio.
Appena ottenuta la formula, agenti motociclisti a sirene spiegate
l'hanno portata all'aeroporto. Gli aerei erano già in attesa, con le
eliche pronte ad essere avviate. Un'ora più tardi, i primi Canadair
hanno cominciato a gennare tonnellate di volantini con la breve
dimostrazione, ripetuta in più lingue, a caratteri grassetti. In calce
al volantino c'era un disegno a fumetti che illustrava sommariamente ad
uso degli analfabeti l'essenziale della formula. Dalle basi dell'Air
Force, dalle portaerei inglesi, dagli aeroporti cinesi e indiani, dal
Sudafrica, da Aviano e Sigonella, dal Giappone, da tutte le piste del
mondo gli aerei partivano verso ogni destinazione. I fogli fluttuavano
nell'aria, e venivano presi al volo. Qua una donna ne afferrava uno, si
scostava il velo con aria di sfida e lo gettava a degli uomini barbuti e
armati di pietre - e gli uomini aprivano le dita e lasciavano cadere le
pietre. Là un bambino lo mostrava ridendo a un soldato che già aveva
chiuso l'occhio sinistro per prendere la mira - e il soldato leggeva le
strane frasi (eppure così chiare) e apriva entrambi gli occhi e guardava
con stupefazione il fucile.
Un giorno indimenticabile, il Giorno del Volantino. Stranamente, quasi
senza incidenti; c'era sempre qualcuno, nei pochi momenti di tensione,
che scrollava le spalle o che rideva. Una strana nostalgia - se la
parola è adatta - aveva preso tutti, ma maggiormente coloro che fino a
quel momento avevano costruito la loro vita su una qualunque forma di
credenza. Così, non destava sorpresa vedere cardinali che invitavano
arabi a improbabili cene a base di cuscus e tortellini, militanti
islamici che indicavano la via di casa a soldati israeliani sbandati,
rabbini col cappello nero e coi ricci che s'accendevano sorridendo una
sigaretta canterellando vecchie robe di Broadway, polacchi in là con gli
anni che sorridevano d'un sorriso caldo a qualcosa d'assente ("Povero
vecchio! Chissà a che pensa". Lui pensava a una ragazza conosciuta
quando faceva l'operaio in Polonia, molte guerre fa. E non si sentiva
affatto un povero vecchio, adesso).
Furono pochissimi coloro per i quali la prova scientifica
dell'inesistenza del loro Dio (e dire che fino al giorno prima ce
n'erano stati tre o quattro, per dire solo di quelli importanti: e,
sembra incredibile adesso, la gente si ammazzava per essi) non cambiò
granchè nel tran tran ordinario della giornata. A padre Zanotelli, ad
esempio, il volantino lo portarono mentre assisteva un bambino in una
baraccopoli alla periferia di Nairobi. "Peccato!" sbuffò con impazienza,
e si rimise al lavoro. Al mio amico Giobatta lo dissi io, mentre stava
bestemmiando come un genovese perchè il cane s'era mangiato una vite.
"Guarda che Dio non c'è, l'ha detto ora ora la televisione!". "E chi se
ne fotte! Noi, grazie a dio, sempre atei siamo stati!".
A sera, quando tutti furono andati a letto, se ne andò a coricarsi anche
quello scienziato o quel filosofo, o quel ragazzino programmatore.
Spense la luce e, al buio, gli parve di sentire qualcosa. Come se
qualcuno gli sorridesse, ma gli sorridesse dentro di lui. Capì d'un
lampo. "Ma tu... sei... ". "Ssss... Lascia stare, amico, in questi casi
non conviene far nomi. Non conviene a voi, e non conviene a me. Meglio
che dormi, adesso".
E quello s'addormentò tranquillo: come tutto il pianeta, del resto.
Pubblicato in: La
Catena di San Libero, 16 ottobre 2000 - n. 44
dono di Riccardo Orioles - settembre 2004 |
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