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Baghdad 09
Agosto 2004 -- Torna in Iraq la pena di morte, sospesa l’anno scorso, e
la libertà di stampa subisce un duro colpo con la chiusura degli uffici
della rete televisiva del Qatar ‘al Jazira’ per almeno un mese; intanto,
nelle ultime 36 ore, la guerra - ormai non è più guerriglia - fa
ufficialmente almeno più di 100 vittime, senza contare quelle dei
missili sparati da due elicotteri americani verso il cimitero della
città santa di Najaf, sede del capo religioso sciita Moqtada al-Sadr
considerato radicale, ispiratore e guida del cosiddetto esercito
al-Mahdi e ormai nemico numero uno della coalizione.
“Lo dico a voi perchè sul mio giornale non ho il coraggio e la
possibilità di scriverlo: comincio a intravedere un Iraq sempre meno
distinguibile da quello di Saddam, se non per la quantità di sangue non
solo iracheno versato quotidianamente” ha detto alla MISNA un cronista
tornato di recente da Baghdad. Il ripristino della pena capitale, con
effetto immediato anche per numerosi reati comuni tra cui l’ omicidio,
il sequestro di persona e quelli legati ai narcotici, insieme con la
sospensione di una limitata amnistia annunciata sabato scorso per
crimini minori, certamente riavvicina questo Iraq a quello del passato
regime, creando problemi anche nel governo ad interim.
“E’ la giornata più difficile della mia vita” ha detto ai giornalisti il
ministro dei Diritti Umani Bakhtiar Amin, specificando di aver accettato
il provvedimento solo con molta riluttanza e aggiungendo: "In futuro
dovremo riunirci ai 109 Paesi che l'hanno già abolita."
L’Unione Europea aveva già preso fortemente posizione contro il
ripristino ma l’attuale governo, ancora molto condizionato dagli Stati
Uniti, sembra aver preferito per il momento l’esempio d’oltreoceano. La
rete tv ‘al-Jazira’ - che ha per motto “un’opinione e quella contraria”
ed è considerata, con alcune decine di milioni di spettatori, la ‘Cnn
del mondo arabo’ - aveva fornito anche durante la primavera bellica del
2003 un servizio insostituibile, esempio di informazione araba moderna e
democratica,pagando anche un tributo di vittime, feriti e minacce; la
sua chiusura viene vissuta come un altro pessimo segnale, anche per i
modi duri con cui è stata attuata da agenti di polizia che, entrati
negli uffici d’improvviso in base a un ordine del ministero degli
Interni ma sprovvisti di un regolare mandato giudiziario, hanno
costretto gli addetti a uscire, chiudendo poi tutto e portando via le
chiavi, dopo un brusco battibecco con i giornalisti. Parte dell'
operazione di polizia è stata trasmessa in diretta.
Ammonimenti e minacce erano stati formulati anche in passato non solo
contro la tv del Qatar. Il segretario alla Difesa americano Donald
Rusmfeld aveva di recente accusato ‘al Jazira’ di “boicottare l'immagine
degli Stati Uniti e del governo americano presso l'opinione pubblica
araba” ma nessuno aveva previsto rapidi e drastici provvedimenti da
parte del governo ad interim. Alle cronache irachene si sono aggiunte -
insieme al sangue e alle violazioni dei diritti umani e di espressione e
al sequestro del diplomatico iracheno Fereydoun Jahani - anche altre
minuzie pur ‘pompate’ dai media internazionali: un’inattesa visita-lampo
a Najaf del primo ministro Iyad Allawi (noto per un ventennio di
rapporti con servizi segreti americani e britannici), per una manovra
politica contro Moqtada al Sadr caduta però subito nel vuoto secondo gli
osservatori più imparziali; l’arresto di Ahmed Chalabi, 56 anni,
ex-componente del Consiglio provvisorio iracheno e già candidato anche
alla guida dell’attuale governo, ‘pupillo’ di Rumsfeld, del Pentagono e
della Central Intelligence Agency (Cia) a cui avrebbe fornito notizie
ritenute false e fuorvianti (ma la cattura è stata motivata dal giudice
iracheno Zuhair al-Maliky con accuse di spaccio di valuta falsa e, per
suo nipote Salem, anche di omicidio); negli Stati Uniti il vice-
presidente Dick Cheney e' stato chiamato a deporre nelle udienze a
carico della soldatessa Lynndie England, fotografata con un iracheno
nudo al guinzaglio nel carcere iracheno di Abu Guhraib.
Pur trattate da minuzie dai grandi media, intristiscono invece più di
ogni altro frammento di cronaca, le notizie relative ai bambini
iracheni: non se ne conoscono i nomi, ma ieri a Baghdad, secondo fonti
dell’ospedale Ibn al-Nafiss, nei pressi della Zona verde, roccaforte
della coalizione, un bambino di 10 anni è stato ucciso e una bambina di
13 è stata gravemente ferita da un colpo di mortaio che ha raggiunto
anche numerosi adulti.
Negli Stati Uniti veniva intanto diffuso un sondaggio secondo il quale
59 americani (contro 39) ritengono ormai che il Paese stia procedendo
nella direzione sbagliata e 53 (contro 45) rimproverano
all’amministrazione Bush di aver fatto la guerra in Iraq. Giungeva anche
notizia che il presidente americano e sua figlia Jenna erano ieri a
pesca di branzini sull’Atlantico e ne avevano preso uno lungo un
metro...
Pietro Mariano Benni
(*MISNA)
Pubblicato in
ReporterAssociati, 9
agosto 2004 |
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