agli  incroci  dei  venti:  graffiti

 
 

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"La disordinazione dell’arte, come arte"

di Luigi Impieri

 
 

“La disordinazione dell’arte, come arte”; questo il titolo non proprio istantaneamente comprensibile, della bella mostra personale di Francesco Cirillo, Scrittore, Pittore e Disobbediente, dedicata a Carlo Giuliani e che si è aperta al num. 12 del bel lungomare di Diamante (CS) il 20-08 2004.
Cirillo attualmente milita nei movimenti No-Global; è stato a Genova nella famosa manifestazione contro il G8 in cui, come tutti potranno ricordare, perse la vita il giovane Carlo Giuliani a causa di un proiettile sparato contro di lui, da un carabiniere.
Per aver preso parte alle contestazioni genovesi, Cirillo è stato arrestato ed accusato di cospirazione insieme ad altri esponenti dei movimenti No-global.
In attesa di un nuovo processo che inizierà a Cosenza nel dicembre 2004, si trova attualmente, in stato di fermo e dunque costretto a dover quotidianamente apporre la propria firma presso la Caserma dei carabinieri di Diamante, paese in cui risiede.
Cirillo, per come lo conosco io, è uno che non si è mai prestato a dover chiudere gli occhi contro ogni abuso o sopruso.
Si è sempre battuto contro la mafia, la corruzione, l’abusivismo edilizio, facendo nomi e cognomi.
Si è sempre prodigato per difendere i diritti dei lavoratori e dei disoccupati…
Ebbene, in una regione come la Calabria, in cui quotidianamente avvengono omicidi (la maggioranza dei quali restano impuniti), in cui il lavoro nero e l’abusivismo edilizio abbondano e dove quindi lo Stato di Diritto non esiste; alcuni magistrati hanno trovato il tempo per indagare ed inquisire Cirillo (e insieme a lui altri dodici disobbedienti) che proprio contro tutte quelle cose si è sempre battuto.
Oggi che mi trovo in stato di fermo, racconta Francesco, “la pittura e la scrittura rappresentano i mezzi più efficaci per sopravvivere alla disperazione e alla depressione provocati all’accanimento della magistratura e per continuare a lottare per i diritti fondamentali dei cittadini, nonostante tutto”.
Osservando le sue belle tele, mi rendo conto che si è di fronte ad un artista di grande spessore.
La sua sensibilità naturalmente lo porta ad affrontare temi sociali di grande attualità ma certo, egli non li descrive semplicemente in chiave contenutistica.
In lui la forma assume una rilevanza fondamentale e perciò egli crea opere in cui affiora un equilibrio di forma e contenuto.
I quadri esposti in questa mostra descrivono i momenti salienti dell’uccisione di Carlo Giuliani. Sono molto commoventi anche se non producono un esagerato pathos.
Consentono invece all’osservatore di mantenere in equilibrio la ragione con la sfera emozionale, la mente ed il cuore, al fine di analizzare quanto l’artista narra, più lucidamente.
Questa chiave poco italiana ed anti-aristotelica di descrivere le cose mi ha colpito particolarmente.
Cirillo sta bene attento ad esempio a non esagerare coi toni cromatici , a non eccedere su certi timbri che provocherebbero un eccesso di coinvolgimento dello spettatore che egli, invece si aspetta, allerta.

 

Francesco Cirillo


In alcuni dei suoi quadri, notiamo un’ambientazione scenografica: grigi palazzi senza finestre, fanno da sfondo ad una umanità di persone senza volto o che indossano maschere; in alcuni casi solo un singolo individuo, riesce ad alzare la testa ed a farci vedere il suo vero volto.

Francesco Cirillo


Come non fare riferimento a tal proposito a quella grande opera dell’artista norvegese Edward Munch, (del quale in questi giorni si stanno occupando le cronache a causa del furto avvenuto ad Oslo della sua Opera più rappresentativa: ”l’Urlo”) “Passeggiata sul corso Johann, in cui il pittore è l’unico ad attraversare controcorrente il corso che pullula di un’umanita’ di borghesi allucinati che assumono le sembianze di fantasmi.
Dalla parte alta di un’opera particolarmente teatrale, s

 

Francesco Cirillo

cendono giù tre lampadine che si confondono col cielo, che potrebbero fare luce ma che contemporaneamente producono ombre sulla vicenda che ha avuto come esodo, la morte di Carlo Giuliani.
Il teatro, dunque, investe le opere di Cirillo, assumendo la duplice funzione di spazio che invita gli spettatori ad avere la mente accesa su quando avviene quotidianamente nell società contemporanea ma è anche “teatrino, sfondo, messa in scena” di accadimenti importanti, che solo apparentemente accadrebbero per caso.
Molto bella anche per la verve ironica con cui si presenta, è la locandina che invita a visitare la mostra, che ricordiamo terminerà il 30-08-04; in copertina è riportata la foto di un pappagallo chiuso in una gabbietta.
All’interno vi è l’importante presentazione fatta all’artista da parte di Luther Blisset ( Prof. di Scienza dei movimenti planetari presso l’Università di Tokio) che afferma tra l’altro: “ I lavori di Francesco Cirillo, ripropongono(…)un luogo fisico e psichico dove abbiamo tutti la possibilità di resistere al pensiero unico.
Cirillo nella sua arte dà la possibilità all’uomo qualunque di autoliberarsi ed esprimere la propria coscienza veramente liberata.
E’ un modo di dire basta alla società delle immagini che sputa solo melma nelle nostre menti”.
La stessa locandina termina infine con alcune citazioni critiche degne di nota.
La prima è proprio del P.M. che lo ha inquisito, Domenico Fiordalisi il quale afferma: “E’ pericoloso”; l’ultima è della propria mamma, che dice: “ E’ il più grande artista che abbia mai conosciuto”.

 
 
 
 

Barchetta - Luigi Impieri

Luigi Impieri

 
 

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