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In questo
inizio secolo anche la pietà per i morti assume un valore di
mercato. Viene così valorizzato, ed assume un valore di mercato,
il fenomeno per il quale la morte degli altri ci colpisce in
misura direttamente proporzionale alla loro vicinanza rispetto
alla all'immagine di noi stessi nella quale ci riconosciamo.
L'audience si impenna quando possiamo identificarci nel morto di
turno. Capita che la morte di una vecchio non colpisca i
giovani, ma preoccupi gli anziani, o che la morte di uno con la
pelle dal colore diverso dalla nostra non valga la morte di un
nostro piu' simile, o quella di uno straniero non valga quella
di un compatriota.
Cio' attiene principalmente all'umana soddisfazione per la
sopravvivenza, la dipartita di un nostro simile ci solleva
lasciandoci l'impressione che sia toccata a lui invece che a
noi. Un fenomeno umano comune a qualunque latitudine. Basti
pensare alla vicenda degli annegati nel Canale di Sicilia,
centinaia, i loro cadaveri finiti per anni nelle reti dei
pescatori e ributtati a mare nell'indifferenza generale. Ancora
a distanza di anni i loro governi chiedono uno straccio di
indagine, ma di fronte alla nostra indifferenza non è mai stata
neppure organizzata una commemorazione pubblica, non un segnale
dai nostri compassionevoli politici.
Un meccanismo normale, ma che viene amplificato dai media ben
orientati, e sfruttato per dirigere le opinioni pubbliche. Nelle
ultime settimane, ad esempio, l'escalation del governo di
Negroponte contro gli sciiti ha lasciato mediamente un centinaio
di vittime al giorno sul terreno, solo ieri l'esercito in mano
al neo-dittatore Allawi ha bombardato la colonna di scudi umani
diretta verso Najaf, provocando un centinaio di morti tra gente
disarmata contraria al massacro in corso.
Ebbene tutto cio', nell'insieme, non raggiunge la visibilità che
ha avuto ed avrà la morte del povero Baldoni, italiano e bianco.
"barbaro assasinio", "atto efferato", "Atto raccapicciante,
ingiusto", "cuori pieni di angoscia", e questo solo per stare
alle dichiarazioni della maggioranza.
Dov'è questa gente quando muoiono gli "altri"? Come mai la loro
indignazione non si esprime allo stesso modo nei confronti degli
iracheni uccisi o torturati? Credo che Enzo Baldoni stesso non
avrebbe apprezzato molto questo doppio standard tipico della
propaganda, più vicino allo stile delle iene che a quello delle
aquile; che prima provocano la guerra e poi strillano non appena
i loro concittadini vengono colpiti dal "nemico", che è sempre
non-umano.
Enzo Baldoni cercava proprio il contatto con i "barbari",
ritenendoli normalissimi esseri umani, è rimasto vittima della
violenza della guerra, tanto simile a quella di tutte le altre
guerre che disprezzava; Baldoni, almeno, è uno dei pochi
occidentali che in Iraq è morto con la coscienza completa di
quello che stava facendo, sarebbe quantomeno opportuno
rispettarlo per questo e non imbastire un osceno balletto sul
suo corpo prima ancora che abbia una sepoltura degna di questo
nome.
Certamente questo tipo di espediente ha una valenza politica:
esaltare il carattere "barbaro" del nemico aiuta ad avere meno
resistenze quando si tratta di sparargli addosso, e nella
pochezza delle motivazioni a favore della guerra indicare il
nazionalismo può lavare alcune coscienze poco inclini
all'approfondimento. Da sempre chi organizza una guerra si
preoccupa di presentare i nemici con caratteristiche non umane,
e di impedire che la propria parte possa comunicare con il
nemico e svelare il trucco.
Una vera schifezza i servizi tra il melenso e lo squallido in
onda in queste ore, i trombettieri di guerra lamentano la
barbara uccisione del giornalista pacifista, voci affettate,
toni contriti e falsi; da Atene ci informano che la nazionale di
calcio giocherà contro gli irakeni con il lutto al braccio.
"giornata tragicamente segnata" dicono i commentatori sportivi
che si accorgono solo ora che il mondo è in guerra. Ieri la
giornata, nonostante gli oltre 100 civili irakeni uccisi, non
era abbastanza segnata? Gli irakeni non porteranno il lutto per
l'italiano, e pare il minimo, ma i loro dirigenti non hanno
neanche mai pensato a simili manifestazioni per la guerra nel
loro paese, alle olimpiadi non si fa politica, perbacco!
La delegazione irakena è uno spot per Bush, inutile pensare a
comportamenti difformi da quelli richiesti dalla propaganda
americana. Solo Bush puo' usare i giochi per tale motivo, solo
quando i morti sono bianchi ed occidentali si porta il lutto,
centinaia di stranieri sono morti nel silenzio in Iraq, cosi'
come migliaia di irakeni, ma non avranno mai una risonanza
simile all'omicidio di un mercenario o di un giornalista
italiano.
Questo è il nuovo "razzismo per la libertà", la base per imporre
la "libertà" occidentale agli irakeni e agli altri popoli che
hanno la sfortuna di possedere le risorse bramate nei salotti
della finanza mondiale. In fondo siamo fortunati ad essere
italiani, ci basta morire in un incidente d'auto durante un
weekend per essere ricordati di più e meglio di centinaia o
migliaia di "altri" esseri umani tanto uguali a noi, ma che
vivono dalla parte sbagliata del coltello mediatico.
Da oggi comincia la vendita del dolore dei parenti, la "notizia"
è calda, si alzino gli avvoltoi!
mazzetta
Pubblicato in:
ReporterAssociati, 27 agosto 2004 |
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