agli incroci dei venti

 
 
 
 

 Blu
a Città delle Donne

di Marisa Lepore

 
 

Città della Scienza, progetto di archeologia industriale, è un complesso spazio-territorio di eventi culturali, sorto sullo scenario post-moderno dell’ex acciaieria Italsider di Napoli, suggestivo e struggente per la presenza di ossidate vestigia verticali e orizzontali, giganteschi mostri saprofiti grondanti memorie di operosità disumanizzanti e rumorosità disumanizzate.
Realizzati in tempi di ottusa colonizzazione e scempio industriale su un territorio di enormi bellezze paesaggistiche, su terre generatrici di miti e leggende e produttrici di immaginari legati a gesta di dei ed eroi, i “luoghi della fabbrica”, da tempo smantellati, sono ora recuperati al turismo, all’arte e alla cultura.
Blu, mostra d’arte contemporanea a cura di Marisa Lepore, con opere di Patrizia Iovine, Silvana Liotti e Paola Mazzarelli di Napoli, di Lorenza Altamore di Forlì e Francesca Macri di Firenze, è stata ospite a Città della Scienza dal 7 al 13 marzo, con la presenza delle sole artiste napoletane, all’interno dell’evento, La Città delle Donne, promosso dall’Assessorato alle Pari Opportunità della Regione Campania.
Le loro opere, con segni, sfondi e reminiscenze di contenuto onirico o realistico, ritmico-gestuale, mitico-archetipo o cosmico, alludono a dimensioni, stati e contesti, ora ricchi di cromatismi, tonalità e sensazioni del blu, ora pervasi dalla sua assenza.
Le tecniche, olio su tela, acrilico, acquerello e tecniche miste su tela, creano mondi interiori o esterni, reali, immaginari o onirici che alludono a sonorità e fantasmagorie, a viluppi amniotici, a cosmologie, a memorie ancestrali.
Patrizia Iovine. - Maternità - olio su tela cm 60 x 120Il blu di Patrizia Iovine fa da sfondo, inglobando donne in posture e atteggiamenti raccolti, sospesi, in attesa, dentro atmosfere pastose e avvolgenti, volumetricamente pregnanti. Istanti, fotogrammi di pensiero, ponderatezze effimere. In contrapposizione semantica e compositiva, una maternità ritta, densa e piena pervade la verticalità dell’insolito formato della tela, uno stretto rettangolo che vuole penetrare il mistero gioioso di una femminilità realizzata.

 

Le donne di Silvana Liotti sono auto-abbracci del corpo, dell’anima, della mente. Le teste, a stretto contatto con le parti inferiori, creano circolarità e volume e continuità, testimoni dell’esigenza a circoscrivere e controllare una fisicità che non si vuole far espandere, perdere, o lasciar fuggire. Nota stridente, un fondo rosso per una donna che, per contrasto, rimanda ad una re-immersione nel blu.

 

Silvana Liotti. Avvolgente rosso, 2004. Tecnica mista cm 80 X 100

 

 

Silvana Liotti. Profondo petrolio, 2004. Olio su tela cm 100 X 80

Silvana Liotti. Sogno blu, 2004. Tecnica mista cm 80 X 100

 

La figura del Narciso, alieno commisto di blu e oro, riflette nell’acqua il dorato che sottende il blu del viso. Qui è assunto a doppio inquietante, metafora del sé e dell’altro da sé, dell’essere e del voler essere. Stato e proiezione di un’androginia espressa nella composizione delle braccia e nel viso riflesso nell’acqua, che accenna a grazie e movenze femminili.

La complessità onirica e lessicale dei paesaggi cosmici di Lorenza Altamore coniuga ordine e caos, logos e sentimento, origine e evoluzione, nostalgia e ritorno, per la definizione di un’originaria identità, per una appartenenza comune all’Uno.

 

Lorenza Altamore. Dall’uno al sette, 2004. Tecnica mista e collage cm 50 x 40

 

Il numero e la materia, la progressione numerica e la stanzialità dinamica del ciottolo introducono ad atmosfere remote e primordiali, rasserenanti ma pur speculative, ad interrogativi non tacitati e mai risolti.
I colori e le densità materiche degli informali di Francesca Macri combinano blu e azzurri e verdi per interpretare realismo e onirismo di una visione mediterranea della natura. Gesto e ritmo delle proposizioni modulari obbediscono ad urgenze del sentimento e, insieme, del logos.
 

 

Francesca Macri. Segni, 2004. Olio su tela cm 20 X 20

Francesca Macri. Segni, 2004. Olio su tela cm 20 X 25

 

Mentre nella composizione delle opere si alternano 1 e 4, 1 e 4 e ancora 1, la costruzione matematica svanisce nelle alternanze del colore di una liquidità pastosa, che suggerisce immersioni e invita ad emozionanti annullamenti.

Le sirene di Paola Mazzarelli, creature di un immaginario che pervade la femminilità contemporanea, rimandano ad un archetipo colorato di magie e sonorità di mondi altri ma a noi vicini, rinnovando e scandendo percorsi mitici e metafore antropologiche.
 

Paola Mazzarelli. Antenate [particolari] 2004  - Tecnica mista su tela moduli cm 30 x 40 Paola Mazzarelli. Antenate [particolari] 2004  - Tecnica mista su tela moduli cm 30 x 40

 

La serialità è un moltiplicatore efficiente dell’esigenza a tracciare mappe e tasselli e percorsi, a circoscrivere l’immagine dello stesso modello, reiterandolo pur nelle sue differenziazioni morfologiche e cromatiche.

 
 
 
 

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