agli incroci dei venti agli incroci dei venti agli incroci dei venti agli incroci dei venti

 
 

  Così dice Francesco

 
 
 
 

La natura

p. Dino Dozzi

 
 
 
 

Francesco d’Assisi è patrono degli ecologisti e di quanti attirano l’attenzione sul rispetto e la salvaguardia dell’ambiente e delle risorse naturali. Certo, scelta migliore non poteva essere fatta. Va detto subito, però, che Francesco non la chiama “natura”, ma “creazione”. Anzi, dato che preferisce sempre il concreto all’astratto, parla di “creature”. Rileggiamo Il Cantico di frate sole (FF 263), lo scritto più famoso di Francesco, “degno inizio della poesia italiana” (Contini), “il più bel pezzo di poesia religiosa dopo i Vangeli” (Renan). Nel 1225 Francesco, già gravemente ammalato e sofferente agli occhi tanto da non sopportare la luce del giorno, compone questo canto pieno di luce e di riconoscenza.

Creature e sorelle
“Laudato sie, mi Signore, cum tutte le tue creature”: sì, Francesco le chiama proprio “creature”, e questo è un termine di relazione, che fa riferimento al Creatore. Tutto ciò che esiste attorno a noi è stato creato da Dio, altissimo, onnipotente e buono, a cui si addicono lode, gloria e onore. Questo Dio che noi non siamo degni neppure di nominare, si è fatto però vicino a noi, tanto che Francesco può chiamarlo per ben nove volte “mio Signore”: è sufficiente quel piccolo aggettivo possessivo ad esprimere l’affettuosa vicinanza del Totalmente Altro da noi, Creatore e Signore del cielo e della terra. Come tutte le cose che vediamo, anche noi siamo creature dello stesso Dio, e per questo Francesco può parlare di “fratello sole”, di “sorella luna”, di “frate vento”, di “sorella acqua”, di “sorella madre terra”, per concludere con quella coraggiosa e inaspettata “sorella nostra morte corporale”. Francesco, ovunque guarda – e non solo tra gli umani e non solo tra le cose piacevoli – vede fratelli e sorelle.

Che ci rivelano l’amore di Dio
Tutte queste creature e sorelle ci parlano di Dio e ci rivelano non solo la sua grandezza creatrice, ma ancor più la sua bontà e la sua tenerezza. La bellezza, la preziosità, la luminosità, la fortezza, l’umiltà presenti nelle creature rivelano la bellezza, la preziosità, la luminosità, la fortezza, l’umiltà di Dio. Le creature parlano di Dio, rivelano Dio, e non tanto per ciò che esse sono in se stesse, creature, ma soprattutto per come si mostrano all’uomo e per ciò che esse fanno per l’uomo. La teofania delle creature del Cantico non è statica, ma dinamica: il sole illumina di giorno; la luna e le stelle rendono limpida e bella la notte; l’aria, le nuvole, le stagioni garantiscono il sostentamento alle creature; l’acqua è molto utile e preziosa; il fuoco illumina e riscalda; la madre terra offre a tutti nutrimento con fiori, frutti ed erba. Le cose buone e belle che le creature fanno per l’uomo rivelano la cura attenta e premurosa che Dio ha per l’uomo. Troviamo qui una perfetta integrazione tra i due grandi libri scritti dalla mano di Dio: il libro della Parola e quello della creazione. Due libri che parlano dello stesso Dio, a saperli leggere.

E ci aiutano a lodarlo e ringraziarlo
Il “Cantico” è sorretto dal ritornello Laudato si, che ricorre 8 volte, a cui bisogna aggiungere il tue so le laude iniziale a cui corrisponde, in forma inclusiva, il Laudate conclusivo. In questo flusso di lode e di ringraziamento che si innalza dall’uomo a Dio qual è il ruolo delle creature? Esse sono motivo e soprattutto strumento della lode. Francesco sa che solo a Dio appartiene ogni onore, ogni gloria e ogni lode, ed egli si sente indegno anche solo di nominare Dio; per non farlo direttamente, egli loda Dio servendosi delle “sue” creature: sono creature di Dio, ma sono anche nostri fratelli e nostre sorelle. Ecco le credenziali per il ruolo di mediazione della lode e del ringraziamento che le creature sono chiamate a svolgere tra l’uomo e Dio.
E se il Signore viene lodato e ringraziato tramite tutte le creature, in modo ancor più chiaro ed intenso questo avviene nelle creature umane, soprattutto quando esse diventano strumenti coscienti di benedizione e di lode. Questo accade particolarmente in quattro casi ricordati nella parte “antropologica” del Cantico: quando gli uomini perdonano, quando sopportano in pace infermità e tribolazioni, quando riescono a considerare sorella la morte e quando essi si troveranno fino alla fine nelle santissime volontà del Signore. Tutta la creazione rivela, loda e ringrazia Dio. Ad essa si unisce l’uomo, soprattutto nei momenti in cui più arduo diventa cogliere tutti e tutto come dono di Dio e più eroico dunque diventa il lodarlo e ringraziarlo.
Francesco dice la natura come insieme di creature e di sorelle che rivelano la bontà di Dio e aiutano a ringraziarlo. C’è qui alta poesia e raffinata ecologia, ma soprattutto grande fede.

Cantico di frate sole

Altissimu, onnipotente, bon Signore,
tue so’ le laude, la gloria e l’honore e onne benedizione.
Ad Te solo, Altissimo, se konfane,
e nullu homo ène dignu Te mentovare.
Laudato sie, mi’ Signore, cum tutte le Tue creature,
spezialmente messor lo frate Sole,
lo quale è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de Te, Altissimo, porta significazione.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora Luna e le stelle:
in celu l’ài formate clarite e preziose e belle.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate Vento,
e per aere e nubilo e sereno e onne tempo,
per lo quale a le Tue creature dài sustentamento.
Laudato si’, mi’ Signore, per sor’Aqua,
la quale è molto utile et humile e preziosa e casta.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate Focu,
per lo quale ennallumini la notte:
et ello è bello e iocundo e robustoso e forte.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra,
la quale ne sostenta e governa,
e produce diversi fructi con coloriti fiori et erba.
Laudato si’, mi’ Signore, per quelli che perdonano per lo Tuo amore
e sostengo infirmitate e tribulazione.
Beati quelli ke ’l sosterrano in pace,
ka da Te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra Morte corporale,
da la quale nullu homo vivente po’ scappare;
guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le Tue santissime voluntati,
ka la morte secunda no ’l farrà male.
Laudate e benedicete mi’ Signore, e rengraziate
e serviateli cum grande humilitate.


Ravenna, Punto d’Incontro “Ai Cappuccini”

mercoledi' 20 aprile 2005

 
 

03/07/2007

 

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