Dallo scrivere mistico allo scrivere laico (come ci dovremmo comportare entro il sistema letterario e non solo) di Gian Ruggero Manzoni |
||||||||||||
Come ben sappiamo
l'etica è lo studio razionale e scientifico della vita morale dell'uomo,
cioè lo studio del suo agire libero. In quanto studio “razionale” e
“scientifico” va condotto con metodologia argomentativa, che cioè
argomenta e giustifica la validità e la verità delle proprie
affermazioni. L'etica, quindi, più che una conoscenza spontanea e
immediata è una conoscenza “scientifica”, condotta con rigore di
pensiero, libera e spassionata rispetto ai pregiudizi ideologici. Rigore
di pensiero significa che è animata esclusivamente dalla ricerca della
verità (la verità morale). Libera e spassionata rispetto ai pregiudizi
ideologici significa che non ha alcun obiettivo di giustificare o dare
solide basi a correnti ideologiche, cioè a quelle correnti della società
che strutturano il proprio agire per cambiarne la politica. L'etica è
quindi scienza “sistematica”. Infatti studia la condotta umana non in
maniera frammentaria, ma come un tutto organico, capace di ordinare
logicamente i concetti, di sistemarli secondo la loro coerenza interna.
Credo fermamente che l'etica sia scienza sistematica perché vede l'agire
umano come un tutto interconnesso, interpretato unitariamente dalla
“centralità del valore dell'uomo”. L'etica senza il riferimento alla
centralità della dignità dell'uomo rimane una rapsodia, incapace di
raccogliere gli elementi della condotta umana secondo una visione
d'insieme. L'etica senza un riferimento imprescindibile alla dignità
della vita umana rimane senza punti di riferimento e senza traguardo,
senza alcuna possibilità di puntare alla conoscenza di ciò che è
lodevole o biasimevole. La verità che l'uomo cerca quando subisce un
torto non avrebbe alcun senso se non fosse “per” l'uomo, per la sua
promozione. L'uomo è criterio di disposizione morale delle cose proprio
perché in sé stesso è un valore indisponibile. Pertanto l'etica, in
quanto scienza sistematica, è elaborata non sulla base di criteri
personali o soggettivi, ma su argomenti oggettivi (condivisi da tutti o,
almeno e meglio, da chi non votato alla prevaricazione, all'egoismo,
alla falsità, all'arrivismo etc.). L'etica è scienza perché ordina
l'agire dell'uomo secondo imparzialità; il che significa che l'etica è
scienza che ricerca una “moralità imparziale”, cioè giusta, spassionata,
al di là dell'interesse delle singole opinioni personali o di gruppo.
L'etica scientifica non è consapevolezza morale di un gruppo, di una
cultura o di una più o meno diffusa visione del valore della vita; né
coincide con l'ordine morale di una società o di un'epoca.
L'affermazione di biasimo o di lode, perché possa essere affermazione
etica imparziale, deve essere al di là del “a noi sembra”, o del “io
credo che sia così”, o del “sempre così è stato”. Nella storia sono
state giustificate situazioni come la schiavitù, la guerra o il
genocidio per secoli e secoli, e ciò perché la maggioranza o la cultura
di una società e di un tempo la sostenevano. L'etica scientifica non è
scelta di un comportamento morale di tipo referendario. Se l'etica in
quanto scienza non è libera rispetto alle opinioni personali o di un
gruppo, allora i suoi principi non sono universali. E se i principi non
sono universali allora le norme morali non hanno senso, perché non hanno
la forza di obbligare nessuno. Ma che cosa significa fare etica da
mistico? Per molto tempo nella storia del pensiero dell'uomo la morale è
stata vista come un “campo unitario” dove il misticsmo attivo (cioè
professato … vissuto attimo per attimo) aveva un ruolo fondamentale.
Etica e misticismo morale erano in “sintonia”, sia perché l'etica veniva
vista come un cammino di perfezione, che giungeva a compimento nella
perfezione fideista, sia perché si pensava inconcepibile un'etica senza
il riferimento a un dio (se Dio non esiste - diceva Dostoevskij - tutto
è permesso; se Dio non esiste che cos'è il bene e il male?), sia perché
non si concepiva un'etica laica, dal momento che l'etica faceva
riferimento a una sola verità morale, che in ultima analisi doveva
riferirsi a un dio. Inoltre, l'etica era strutturata intorno al concetto
di legge morale, e come ogni legge era legata a un'autorità, che non era
il soggetto morale, la persona, ma un “ordine morale” oggettivo, che
essendo universale non poteva che riferirsi alla legge eterna, alla
legge del dio. Questa visione di “sintonia” tra etica e misticismo
morale non era del tutto insensata e conserva una certa validità anche
nell'oggi. Infatti, è sicuramente valida per quanti credono, dal momento
che l'etica religiosa è vista come un cammino che perfeziona l'umano,
senza mortificarlo. Per chi crede, la fede non mortifica l'umano, ma lo
ordina secondo elementi teologici, i quali, generalmente, in tutte le
religioni e filosofie mistiche mirano ad amare non come amano gli
uomini, ma come ama Dio o l’Assoluto (o in Assoluto); a cercare una
giustizia che non dà all'altro semplicemente ciò che gli spetta, ma a
dargli tutto sé stesso, a farsi anche carico dell'ingiustizia dell'altro
per profetizzargli una giustizia totalmente altra, appunto divina. Però
ciò non significa che non esista un' etica laica, umana, che non faccia
riferimento necessario e obbligato al misticismo (o teologia) morale.
L'etica umana esiste, ed è fondamentalmente “laica”, cioè non obbligata
al riferimento religioso o di fede nei confronti di un Ente. Seppure
ogni uomo ha una dimensione mistico-religiosa in sé, che lo riconosca o
no, tuttavia il comportamento dell'uomo può essere ordinato secondo un
progetto morale che conosce l'autenticità, anche se non si riferisce
esplicitamente a un dio o a una religione. Un uomo veramente tale, è un
uomo che ha personalità etica, cioè che ha scelto un centro coordinatore
di tutti i propri sentimenti e di tutte le proprie azioni, un centro,
coerente, che consiste nel “rispetto dell'alterità” di chi gli sta di
fronte, sia esso un altro essere umano, sia un animale, sia la natura.
La solidarietà nell'alterità è un bene umano, profondamente umano,
percorribile in un progetto morale che è essenzialmente “laico”. Per chi
“crede”, per chi ha fede in una divinità, il progetto di un'etica laica
merita sempre rispetto e la condivisione. E', infatti, il progetto anche
di chi crede, poiché anche il credente è chiamato a vivere il bene come
“rispetto dell'alterità” con gli uomini e con tutta la creazione. Il
credente è chiamato alla solidarietà con tutti, anzitutto e soprattutto
con il laico, con cui condivide la storia, la promozione della libertà
personale e sociale, sentimenti di amore e di famiglia, l'impegno per la
giustizia, la lotta contro la violenza, la gestione del ‘potere’ in
accezione illuminata e generosa ecc. Il credente è veramente tale se
assume l'umano nel proprio progetto etico: l'etica della fede è, quindi,
nella prima tappa, l'etica laica, cioè l'etica autenticamente umana,
assunta in quanto autenticità morale, a meno che non voglia nascondersi
nella religione per il disprezzo dell'umano, in questo caso il suo
progetto etico sarebbe semplicemente ipocrisia morale … quella che
quotidianamente, noi poeti-scrittori (mistici, credenti o no), dobbiamo
combattere, perché ormai ovunque. Per tale lotta ogni mezzo è
consentito, purché finalizzato a un risultato etico finale. Quest’ultima
mia affermazione parrebbe in piena contraddizione con ciò che ho
espresso sopra, ma così non è … pensateci bene. Una coerenza etica di/in
vita non implica una coerenza per ciò che riguarda 'strategie belliche'
(e anche in questo Machiavelli insegna). E in guerra, oggi, noi di etica
lo siamo, ovviamente contro chi non etico … chi non in quella “grazia” …
chi nell’Opera quale ‘demon’ e non quale ‘angelo’. Del resto anche Gesù
si prese la briga di cacciare i mercanti dal Tempio, sebbene la
maggioranza degli israeliti li tollerasse se non, con loro, facesse
baratto … e per quel che concerne l’etica alla quale mi riferisco reputo
che il Cristo ne sia stato una delle più significative incarnazioni …
oppure dubitate anche di questo, così da ritardare, ulteriormente, una
presa di posizione netta contro il 'cancro' che sta uccidendo
l'Occidente del pianeta e quella cultura ... cioè la nostra?
|
||||||||||||
03/07/2007 |
||||||||||||
|