|
Vi capita mai che un libro si nasconda? Voglio dire proprio nascondersi,
fuggire volontariamente e non farsi trovare fino a quando la necessità
di lettura sia venuta meno? So benissimo che tutto ciò non è razionale,
ma chi vuol essere sempre razionale? E coi libri poi?
Fatto sta che volevo parlarvi di un libro in dialetto milanese, di un
poeta tenero e appassionato e, invece, parlerò di uno scrittore
marchigiano vivacissimo e funambolico.
In futuro sono certo che il primo riapparirà, per gelosia, o ripicca, o
per ragioni che non si conoscono, ma esistono e, allora, vedremo.
Chi era Bruno Barilli? Era un musicista, poi critico musicale, poi
scrittore che usava le parole come suoni oltre che come concetti,
“grandine e spruzzaglia di rubini e diamanti“ diceva di lui Emilio
Cecchi. Resta che il suo linguaggio, barocco e arricciolato, arriva a
risultati limpidi come pochi.
Bruno Barilli nato a Fano nel 1880 studiò a Roma musica e composizione,
poi a Parma, poi in Germania. Visse a Roma e ivi morì nel 1952.
I suoi articoli li pubblicò su riviste e giornali, poi li raccolse in
libri, poi li rimaneggiò lavorando di forbici e colla, e li fece
riapparire in altri libri, sempre aggiungendo e perdendo, pezzi
prelibati e qualche rara scoria.
Il paese del melodramma
uscì nel 1930, un bel volume con copertina di Scipione. Doveva essere il
primo di due libri paralleli, uno francese su Parigi, il secondo
italiano sull’Italia. Il progetto non riuscì e i due libri apparvero
separati in epoche diverse.
Qui ve lo propongo nell’ultima edizione Einaudi che ha il pregio della
certezza dei testi, oltre che della quasi sicura reperibilità.
Bruno Barilli
Il paese
del melodramma
Einaudi 1985 – Torino.
|
|