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"Non il sonno ma
l'insonnia della ragione genera mostri". Così Gesualdo Bufalino nel suo
"Malpensante. Milano, 1987" individua una linea che evidenzia molti
avvenimenti che passano sempre inosservati, o forse peggio necessari in
quel momento storico. Quella ragione che non "dorme mai" trova spesso
giustificazioni. In questo "citazionarsi" voglio elencare due
giustificazioni molto lontane fra loro, una lontananza che non è
rintracciabile nel tempo, ma nelle modalità, sapendo che sonno/insonnia
dei mostri non genera ragione.
"Che sia perché le masse, sentendo i morsi della povertà, simpatizzano
con gli audaci e ingegnosi predoni che tolgono al ricco il superfluo,
oppure per l'interesse che l'essere umano prova, in generale, per i
racconti di perigliose avventure, certo è che i popoli di tutti i paesi
guardano con ammirazione ai ladri grandi e famosi."
Charles Mackay - La
pazzia delle folle. Ovvero lle grandi illusioni collettive. Milano. Il
Sole 24 Ore. 2000
"Nel 1951 la censura comincia a "tagliare" Shakespeare... Viene anche
proibito "Un tram che si chiama desiderio" dopo due anni di recite in
Italia. E finalmente viene anche vietato, senza che da ogni parte si
gridi allo scandolo, l'unico capolavoro del teatro italiano: "La
Mandragora" di Machiavelli. Tutta una letteratura teatrale viene
decapitata disinvoltamente da alcuni impiegati che sarebbero disposti a
recitare loro stessi, coi campanelli al piede, la commedia che oggi
proibiscono, se una dittatura di tipo anticlericale glielo imponesse con
quegli stessi metodi che in altri anni li "convinsero" a portare
un'aquila dorata sulla testa, a camminare con gli stivali,..."
Vitaliano Brancati -
Ritorno alla censura. Bari. Laterza. 1952
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