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Uninomade  - Laboratorio seminariale

 

Relazione di Mario Tronti - Storia e critica del concetto di democrazia

 

29 gennaio 2005

 
     
 

Testo Zur Kritik della democrazia politica al modo marxiano Per la critica dell’economia politica: assunzione del percorso di storia delle dottrine, smascheramento dell’apparato ideologico e invenzione concettuale nel rovesciamento della tradizione teorica. Con meno pretese scientifiche e più radicalità politica.


Democrazia e guerra non è il fuoco del discorso. La democrazia spesso consegue alla guerra, o da questa viene imposta, ma non ha con essa un legame organico. Critica della democrazia vuol dire anche critica della pace.

Seguire il percorso di compimento della democrazia, dal pensiero alla storia. Lasciando stare la democrazia degli antichi, quella dei moderni è una soluzione politico-istituzionale fondata teoricamente, anche se poi dotata di capacità pratiche autocorrettive. Comunque, la critica della democrazia è possibile oggi per il raggiunto compimento della sua parabola storica.

Questo compimento ha più un carattere generalmente sociologico che specificamente politico. La soluzione vincente è stata la tocquevilliana società democratica. La democrazia continua ad essere “in America’. Lo Stato democratico, in Europa, si è avviluppato nella sua contraddizione in termini, senza per fortuna uscirne: lasciando per questo aperte altre opportunità, alcune colte, alcune fallite, alcune non tentate.

Homo oeconomicus/homo democraticus: stringere il nesso, disarticolarlo e ricomporlo per sottoporlo a critica di tutto ciò che è. Gli spiriti animali della democrazia sono al governo, sempre e dovunque, nelle realizzazioni dell’alternanza, nei progetti di alternativa, nei tentativi di antagonismo. E’ questo il pensiero politico unico.

Sotto la democrazia politica sta il ceto medio di massa: la medietas tra le classi in conflitto e i poteri divisi; al centro della società e del sistema politico. Così l’ultimo capitalismo realizza la democrazia. Non dunque, oggi, critica della democrazia formale, ma critica della democrazia reale. Questa non contraddice i suoi principi originari, ma solo compie il suo inizio.

Il discorso democratico è irrecuperabile per la pratica antagonista. Perché è tutto funzionale alla gestione del potere. La democrazia diretta, nella sua attuale declinazione di democrazia immediata – rapporto verticale tra massa e capo – è ancora più funzionale della democrazia rappresentativa. E’ contro di questa, infatti, che si è scatenata la guerra santa dell’antipolitica. Guerra vinta su un fronte già in piena crisi.

I sistemi politici contemporanei svelano l’enigma della democrazia politica. Il fondo è dato non dalla sovranità popolare ma dal sovrano populista. Vince chi meglio esprime questa populace, non più proletaria ma medio-borghese, divisa a metà nel consenso dentro le società sviluppate: tra istanze progressiste e pulsioni reazionarie. In comune, la servitù volontaria.

La democrazia è nemica della differenza. Porta naturalmente in corpo una vocazione all’unificazione identitaria, massificata e neutralizzata. Per questa via, è veicolo di spoliticizzazione. Il pluralismo democratico è la maschera di un fondamentalismo secolarizzato. La mentalità dei più è pensiero universale. La soluzione democratica del conflitto riunifica volta a volta la società divisa. Il pensiero della differenza è una delle più efficaci critiche della democrazia.

Il democraticismo è l’ordine simbolico proprio delle società contemporanee. E’ la legittimazione democratica che tiene in piedi le forme di potere. Senza più alternative. Chi non è democratico, deve diventarlo. La forma – quella che chiamano il valore – universale della democrazia è il vero legame sociale. L’Impero – come struttura a rete di potere – ha bisogno di una aggettivo qualificativo: è Impero democratico. Questa, l’assoluta novità.

Aggredire teoreticamente, non politicamente, i tabù che l’inconscio collettivo considera a questo punto inattaccabili. Fondamentalmente due: il principio di maggioranza e una testa un voto. La democrazia ridotta a questo vuol dire che non se ne può parlare in modo diverso da questo. Allora un’analisi logico-storica delle idee realizzate, e una storia concettuale, possono servire a decostruire il problema. Il seguito si vedrà.

 

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03/07/2007

 

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