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Italia: governo in minoranza sulla riforma dei codici militari

 
     
 

Il governo non potrà modificare il codice penale militare di pace e di guerra: la maggioranza è stata infatti battuta nelle commissioni riunite Giustizia-Difesa alla Camera quando per un voto è passato l'emendamento dell'opposizione promosso dall'on. Deiana che toglieva nella delega al governo la possibilità di riformare il codice.

Ieri sera, durante la riunione delle commissioni della Camera che stavano discutendo gli eventuali emendamenti al testo della Legge delega al governo per la riforma dei codici militari di pace e di guerra, a sorpresa, è passato a maggioranza uno degli emendamenti dell'on. Deiana, quello relativo alla abrogazione totale dell'art. 4 della legge delega, ovvero quello riguardante la possibilità di riformare il codice di procedura militare di guerra. L'evento inatteso ha portato alla sospensione dell'incontro in commissione, e la costituzione di una commissione ristretta per la revisione/riformulazione del provvedimento.

Per quanto è dato sapere (oggi alla conferenza stampa presso l'FNSI contiamo di avere ulteriori delucidazioni in merito), conseguenza di questo evento sarebbe la presentazione alla Camera di un testo modificato, relativo al solo codice di procedurapenale militare di pace. Su tale testo, la maggioranza dovrebbe far passare emendamenti che reintroducano anche quello di guerra e quanto previsto originariamente dal testo del Senato.

Comunque si registrera' un prolungamento dell'iter, perchè dalla Camera la proposta di legge dovrà necessariamente tornare in Senato per una nuova discussione. «Per oltre un anno - racconta l'on. Elettra Deiana - io e Silvana Pisa dei Ds abbiamo condotto una battaglia contro questo testo. Oggi alla fine siamo riusciti a mandare sotto la maggioranza. Eravamo infatti 18 a 17. Con il via libera all'emendamento l'intera delega ha perso la sua ratio...».Due approfondimenti per comprendere meglio la legge delega 2493


"Si tratta di una vittoria parziale, ma pur sempre una vittoria, dovuta alla capacità dei parlamentari dell'Unione presenti in Commissione, di cogliere l'attimo fuggente con una proposta unitaria. Non crediamo che sia immodesto pensare che questa attenzione sia stata anche uno dei risultati della campagna di sensibilizzazione attivata in queste (poche) settimane" - nota il comunicato di Articolo 11 e Ostinati per la pace.

"Con il voto di oggi di fatto viene colpito al cuore il disegno di legge che il governo intendeva approvare alla Camera senza modifiche così come era passato, con i soli voti di maggioranza, al Senato" - ha commentato Marco Minniti, responsabile Ds per i problemi dello Stato. "Un disegno di legge - aggiunge - sbagliato e pericoloso che colloca l'Italia in una posizione eccentrica rispetto agli altri Paesi europei. Si tratta di norme che intervengono su materie che decidono sui diritti fondamentali dei cittadini, sul concetto stesso di pace e di guerra e incidono profondamente sulla vita del personale militare. Il governo e la maggioranza riflettano sul fatto che su provvedimenti così importanti non si può procedere nè in fretta nè a colpi di maggioranza. Riflettano e operino una significativa correzione di rotta».

Nelle "missioni di pace" dei militari italiani in Afganisthan ed Iraq, è attualemente applicato il codice di procedura penale di guerra, con le limitazioni alle libertà di informazione previste dagli art. 72, 73, 74 e 75. Occorre comunque mantenere l'attenzione sul provvedimento - anche per gli aspetti relativi al codice di pace e il mantenimento della giurisdizione militare - e sulla effettiva libertà di informare e di essere informati in essere in queste due missioni "di pace" in zone di guerra, che sono quella di Enduring Freedom e Antica Babilonia (il cui rifinanziamento e la cui proroga, dopo l'approvazione del Senato, stanno ora attendendo l'approvazione alla Camera).

Va ricordato che il Disegno di legge delega per la revisione delle leggi penali militari (di pace e di guerra), prevede, nei luoghi oggetto di missione militare italiana, l'applicazione della legge penale militare di guerra, anche indipendentemente dalla dichiarazione dello stato di guerra, punendo in tale contesto ciò che viene ritenuto illecita raccolta, pubblicazione e diffusione di notizie militari. Ciò comporterebbe tra l'altro, nell'attuale tempo di "guerra permanente", l'applicazione degli articoli 72 e 73 del Codice Penale Militare di Guerra che prevedono che: chiunque si procura notizie concernenti la forza, la preparazione o la difesa militare, la dislocazione o i movimenti delle forze armate, il loro stato sanitario, la disciplina e le operazioni militari e ogni altra notizia che, non essendo segreta, ha tuttavia carattere riservato, per esserne stata vietata la divulgazione dall'autorità competente, è punito....con la reclusione militare (cioè in un carcere militare) da due a dieci anni. Mentre chi diffonde o comunica tali notizie è punito con la reclusione militare da cinque a venti anni. [GB]

Pubblicato in: Unimondo, 17 febbraio, 2005

 

 

Approfondimenti

 
 
  • Scheda di lettura del disegno di legge delega 2493  (Domenico Gallo)

  • Osservazioni sulla riforma dell'ordinamento giudiziario militare (Paolo Scarfi)

I testi, in formato pdf, a cura del Coordinamento Nazionale Giuristi democratici, possono essere scaricati QUI
 

 
 

 

 

 

 

 

03/07/2007

 

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