agli incroci dei venti agli incroci dei venti agli incroci dei venti agli incroci dei venti  
 
 
 

Il passo della morte

di Gian Ruggero Manzoni

 
 

1 - Oh cuore … cuore di tenebra, dalla tua bocca esce il bacio di una moralità riacquistata.
Verso un arcipelago di isole incarni la nave e il timone.
Se fossi un venditore d’idee, ti porterei a disprezzare la vita, ma sono un portainsegne che non reca virtù, all’infuori di quella di mostrare passaggi.


2 - Le occasioni ci rivelano agli altri, ma non a noi stessi. Quando si sceglie un percorso,spesso si dubita di ciò in cui si crede.
Ma andiamo, ché l’anima possa incontrare l’albero e il monte.
A giorni mi confesserrò.
Finisca qui il terrore dell’incerto. Si apra il sasso della felicità e del piacere amoroso.
Spedisci lettere al globo. Mai riceverai risposte, se non dal tuo volere. Già è molto, non ti lasciare al cordoglio e all’abbandono.

3 - Sollevato il bavero del cappotto, adori la tempesta e la magia di quelle luci.
Ancora procedi solo, ma dentro al petto stai scrivendo alla tua donna, perché ti racconti una storia.
Non temere. Scrivile, che lei aspetta. Se così è, fammi un cenno, e avrai il mio saluto. Quando il saluto è già narrazione e, il cenno, il perduto ascolto.

4 - Distaccato, non vuoi il fastidio. I tuoi vasi contengono vino e resine. Ciondoli ubriaco di suggestioni. Hai infine lasciato i libri per il respiro. Ti sei privato di tutto e di tutti. Di tutti e di tutto hai appoggiato la fronte sul muschio e sui tronchi.
Biforchi il ramo, tessi la canapa, inganni gl’insetti, il rosso divampa, il giallo riscalda, il nero aiuta, il bianco stempera.
Il grigio implora i nomi. Sei tu, ora, che tracci la pista e l’esistere delle canzoni.

5 - Col rasoio ti sei tagliato i polsi, ma, il suicidio, non ti ha avuto. Errore dopo errore, la collezione di noi si fa strada. Dolce il tuo “non avere rimpianti”, che porta i muscoli al brillio degli occhi.
Cade la pioggia. Cade il cielo di stelle. Cade il cosmo dell’orgoglio.
In un canestro, raccogli foglie di passate effusioni. I fuochi divampano al di là del bosco. Ti sussurro, in punta di voce: “Invecchiando si diventa più folli, ma anche più partecipe ai lutti, così come, più immuni alle colpe.”

6 - Si chiamava il Passo della Morte quell’imbuto che m’indicasti ai margini dell’Appennino? Sappi che l’ho sognato, poi l’ho mischiato con le ore.
Oltre il Passo una quercia mi ha sospirato: “La coscienza è ben mutevole regola … la falsa coscienza non conosce se medesima.” Quindi sono entrato nella chiesa, ho acceso candele e ho recitato l’orazione del luogo e il salmo del perdono … il salmo, della totale abnegazione.

7 - Vicino alla zero, i battiti si fanno lenti. Resta l’abito del monaco, l’abito dello spettro o la testa … che si spoglia dei grandi cimiteri. Guarda! Le regine ti aprono il sentiero mentre, le contadine, lo percorrono con sopra il capo le fascine di rovi. Muraglie si ergono come visioni. Si alza da terra l’uomo, vola il suo cappello, un bambino lo prende a fiondate.
Così direi, come nel sogno: “Ogni giorno è sempre giorno; ogni notte è leggenda e indugio erotico di emozioni.”

8 - Pochi sanno essere antichi; pochissimi sanno essere moderni; nessuno sa essere muto e cieco. Posta a riposo la mente, l’interesse non plasma più i vizi e, tantomeno, i pregi. Nulla è più naturale e più ingannevole del credere di essere nati. Scorto l’obiettivo, l’arco si abbassa e la freccia cade. Tanto basta. Tanto ci appaga.

9 - Tu, al mio fianco, ancora scrivi e reciti. La carta ci avvolge lentamente. Le dita premono, ma sono leggere. Tippete tappete … tippete tà. Insieme intoniamo uno scioglilingua, con un filo d’erba fra i denti. Tu ammiri incuriosito il mio ciondolo, io soppeso i tuoi misteri. Balliamo anche, poi ritorniamo seri. “Dove cresce il mare?”, tu mi chiedi. “In cima alla tua matita”, io rispondo ambizioso, ma umile insieme. Poi tocchiamo il sole e la luna, quindi mangiamo pane con uva e farro col miele … per scacciare gli orsi, i corvi, i lupi, e ogni feroce apparenza.

10
- Per i soldati semplici la guerra è un mestiere pericoloso … un lavoro assurto per guadagnarsi da vivere.
Nei fanti, col tempo, lo sfidare il nulla e l’assoluto è un compito al quale nessuno li ha destinati … se non per conquistare o difendere nazioni, se non per renderli prigionieri di un modello nel quale i passaggi non sono riti di assoluzione, non liturgie, non celebrazioni, per quella semplicità che travalica ogni cessazione e ammonisce la giovane foga … la giovane incapacità di rendersi conto che il vuoto è pieno e, il pieno, non ha mai conclusione.
Tu mi chiedi: “Ma ce la faremo a non morire?”.
Io ti rispondo: “Ce la faremo ma, adesso, abbraccia i tuoi ricordi e non ti preoccupare del dopo.”

 
 
 
 

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