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1
- Oh cuore … cuore di tenebra, dalla tua bocca esce il bacio di una
moralità riacquistata.
Verso un arcipelago di isole incarni la nave e il timone.
Se fossi un venditore d’idee, ti porterei a disprezzare la vita, ma sono
un portainsegne che non reca virtù, all’infuori di quella di mostrare
passaggi.
2
- Le occasioni ci rivelano agli altri, ma non a noi stessi. Quando si
sceglie un percorso,spesso si dubita di ciò in cui si crede.
Ma andiamo, ché l’anima possa incontrare l’albero e il monte.
A giorni mi confesserrò.
Finisca qui il terrore dell’incerto. Si apra il sasso della felicità e
del piacere amoroso.
Spedisci lettere al globo. Mai riceverai risposte, se non dal tuo
volere. Già è molto, non ti lasciare al cordoglio e all’abbandono.
3
- Sollevato il
bavero del cappotto, adori la tempesta e la magia di quelle luci.
Ancora procedi solo, ma dentro al petto stai scrivendo alla tua donna,
perché ti racconti una storia.
Non temere. Scrivile, che lei aspetta. Se così è, fammi un cenno, e
avrai il mio saluto. Quando il saluto è già narrazione e, il cenno, il
perduto ascolto.
4
- Distaccato, non vuoi il fastidio. I tuoi vasi contengono vino e
resine. Ciondoli ubriaco di suggestioni. Hai infine lasciato i libri per
il respiro. Ti sei privato di tutto e di tutti. Di tutti e di tutto hai
appoggiato la fronte sul muschio e sui tronchi.
Biforchi il ramo, tessi la canapa, inganni gl’insetti, il rosso divampa,
il giallo riscalda, il nero aiuta, il bianco stempera.
Il grigio implora i nomi. Sei tu, ora, che tracci la pista e l’esistere
delle canzoni.
5
- Col rasoio ti sei tagliato i polsi, ma, il suicidio, non ti ha avuto.
Errore dopo errore, la collezione di noi si fa strada. Dolce il tuo “non
avere rimpianti”, che porta i muscoli al brillio degli occhi.
Cade la pioggia. Cade il cielo di stelle. Cade il cosmo dell’orgoglio.
In un canestro, raccogli foglie di passate effusioni. I fuochi divampano
al di là del bosco. Ti sussurro, in punta di voce: “Invecchiando si
diventa più folli, ma anche più partecipe ai lutti, così come, più
immuni alle colpe.”
6
- Si chiamava
il Passo della Morte quell’imbuto che m’indicasti ai margini
dell’Appennino? Sappi che l’ho sognato, poi l’ho mischiato con le ore.
Oltre il Passo una quercia mi ha sospirato: “La coscienza è ben mutevole
regola … la falsa coscienza non conosce se medesima.” Quindi sono
entrato nella chiesa, ho acceso candele e ho recitato l’orazione del
luogo e il salmo del perdono … il salmo, della totale abnegazione.
7
- Vicino alla
zero, i battiti si fanno lenti. Resta l’abito del monaco, l’abito dello
spettro o la testa … che si spoglia dei grandi cimiteri. Guarda! Le
regine ti aprono il sentiero mentre, le contadine, lo percorrono con
sopra il capo le fascine di rovi. Muraglie si ergono come visioni. Si
alza da terra l’uomo, vola il suo cappello, un bambino lo prende a
fiondate.
Così direi, come nel sogno: “Ogni giorno è sempre giorno; ogni notte è
leggenda e indugio erotico di emozioni.”
8
- Pochi sanno essere antichi; pochissimi sanno essere moderni; nessuno
sa essere muto e cieco. Posta a riposo la mente, l’interesse non plasma
più i vizi e, tantomeno, i pregi. Nulla è più naturale e più ingannevole
del credere di essere nati. Scorto l’obiettivo, l’arco si abbassa e la
freccia cade. Tanto basta. Tanto ci appaga.
9
- Tu, al mio
fianco, ancora scrivi e reciti. La carta ci avvolge lentamente. Le dita
premono, ma sono leggere. Tippete tappete … tippete tà. Insieme
intoniamo uno scioglilingua, con un filo d’erba fra i denti. Tu ammiri
incuriosito il mio ciondolo, io soppeso i tuoi misteri. Balliamo anche,
poi ritorniamo seri. “Dove cresce il mare?”, tu mi chiedi. “In cima alla
tua matita”, io rispondo ambizioso, ma umile insieme. Poi tocchiamo il
sole e la luna, quindi mangiamo pane con uva e farro col miele … per
scacciare gli orsi, i corvi, i lupi, e ogni feroce apparenza.
10 - Per i
soldati semplici la guerra è un mestiere pericoloso … un lavoro assurto
per guadagnarsi da vivere.
Nei fanti, col tempo, lo sfidare il nulla e l’assoluto è un compito al
quale nessuno li ha destinati … se non per conquistare o difendere
nazioni, se non per renderli prigionieri di un modello nel quale i
passaggi non sono riti di assoluzione, non liturgie, non celebrazioni,
per quella semplicità che travalica ogni cessazione e ammonisce la
giovane foga … la giovane incapacità di rendersi conto che il vuoto è
pieno e, il pieno, non ha mai conclusione.
Tu mi chiedi: “Ma ce la faremo a non morire?”.
Io ti rispondo: “Ce la faremo ma, adesso, abbraccia i tuoi ricordi e non
ti preoccupare del dopo.” |
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