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Che cosa non si fa per il potere! Pare abbia enorme forza di attrazione
su tutti, grandi e piccoli, singoli e popoli. E in ogni contesto: in
famiglia e in società, in politica e nel lavoro, tra amici e tra
avversari, nell’intimità e nel pubblico. Chi è che tiene il mestolo? chi
ha il coltello dalla parte del manico? chi comanda? chi conta di più?
Fino alla domanda – ingenua, implicita, ma eterna – su chi è il più
grande, domanda che si pongono anche i discepoli di Gesù in cammino
verso Gerusalemme, un po’ indietro e sottovoce, per non farsi sentire da
lui (cf. Mc 9,33-37). Che cosa ne pensa Francesco d’Assisi? Come dice
Francesco il potere?
Il potere è
servizio
Il sogno originario di Francesco è che “i frati non abbiano alcun potere
o dominio soprattutto fra di loro… anzi per carità di spirito volentieri
servano e si obbediscano vicendevolmente” (FF 19). Ma anche lui deve
presto rassegnarsi a mettere dei responsabili. Il potere è un male
necessario. Basta essere in due e praticamente ci vuole qualcuno che
comandi. Il problema è il modo di esercitare il potere. Francesco dice
che il potere è servizio, va esercitato con rispetto, con umiltà, come
lavando i piedi agli altri (FF 152). E mai pensando che il ruolo
ricoperto renda più grandi perché “l’uomo quanto vale davanti a Dio,
tanto vale e non più” (FF 169). Rammaricarsi quando il potere viene
tolto significa aver dimenticato che il potere è servizio e non
proprietà privata e che la vera grandezza proviene da altra fonte.
Il potere è
pericoloso e conviene evitarlo
Può dare alla testa il potere, può portarti a pensare che sei più grande
degli altri. È pericoloso il potere e conviene evitarlo, per quanto
possibile. Non faceva problema a Francesco che i primi frati andassero a
lavorare presso altri; anzi, questo li teneva in mezzo alla gente e
solidali con tutti coloro che devono guadagnarsi da mangiare col proprio
lavoro. Ma Francesco raccomanda loro che “non facciano né gli
amministratori né i cancellieri, né presiedano… ma siano minori e
sottomessi a tutti coloro che sono in quella stessa casa” (FF 24). Non
ricoprano dunque incarichi dirigenziali, ma siano sottoposti a tutti.
Questione di scelta. Al cardinale Ugolino, amico di Francesco e futuro
papa Gregorio IX, che gli chiese “se gradiva che i suoi frati
accedessero alle dignità ecclesiastiche” il Santo rispose: “Signore, i
miei frati sono stati chiamati minori proprio per questa ragione: che
non presumano di diventare maggiori” (FF 1110). Questione di scelta,
appunto.
Nessun tipo
di potere dà la vera letizia
In quella pagina straordinaria della “vera letizia” – la pagina più
francescana di tutti i suoi scritti – Francesco parla di ciò che conta
davvero nella vita, di ciò che ti può rendere felice. Nella prima parte
dice con tutta chiarezza che né il potere della cultura (“tutti i
maestri di Parigi sono entrati nell’Ordine”), né il potere ecclesiastico
(“sono entrati nell’Ordine tutti i prelati d’Oltr’Alpe, arcivescovi e
vescovi”), né il potere politico (sono entrati nell’Ordine “perfino il
re di Francia e il re d’Inghilterra”), e neppure, infine, il potere
evangelico (“i miei frati hanno convertito tutti alla fede… e io posso
far molti miracoli”) contano davvero. Il giudizio di Francesco è netto:
in nessun tipo di potere “è vera letizia”.
La quale vera letizia sarà invece da lui individuata nel restarsene
serenamente di fronte alla porta chiusa del convento dove sono i suoi
frati che per tre volte gli dicono “Vattene!” e aggiungono motivi sempre
più “cattivi” per il loro rifiuto: è tardi, sei ormai inutile, sei di
peso! Sono parole terribili rivolte al loro Fondatore. È la porta
simbolica degli altri che resta chiusa, è la porta dell’accettazione,
della stima, del rispetto, dell’amore. Restarsene di fronte alla porta
chiusa degli altri, accettare serenamente la perdita di ogni potere:
“qui è vera letizia”. Ciò che conta davvero nella vita e la rende felice
non è il potere – pure necessario e da esercitare come servizio – ma
l’amore nell’assoluta gratuità.
Il tema – terzo della serie
“Così dice Francesco” – viene approfondito
mercoledì 16 febbraio alle
ore 17.30 a
Ravenna, al Punto d’incontro “Ai Cappuccini”, in via Felicia Rasponi 1. |
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