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Sarebbe bello che,
per una volta, un piccolo fatto di cronaca, accaduto peraltro molto
lontano da noi, potesse catturare l'attenzione pubblica e quella
dei media. Un piccolo fatto che però sottintende un grosso problema.
Il 20 gennaio u.s. in un'aula del tribunale di Huntsville in Texas si è
tenuta l'udienza a carico di David Atwood reo di aver attraversato la
linea
gialla oltre la quale si invade la proprietà federale durante la
manifestazione di protesta contro l'esecuzione di Anthony Fuentes. David
è stato condannato a 5 giorni di carcere e ad una forte multa. Piccolo
fatto di cronaca, piccola condanna, piccola attenzione di tutti. Quello
che però ci fa scoppiare una grande rabbia e una grande indignazione è
che oggi anche il semplice protestare contro la pena di morte è oggetto
di repressione da parte dell'amministrazione Bush. David è un mio amico
ed è da anni impegnato nella difesa dei diritti umani. Ha fondato il
nostro riferimento in Texas: la coalizione texana conto la pena di
morte. Biagio ed Arianna di ritorno dal Texas, dove hanno assistito al
processo, mi hanno raccontato di un David assolutamente tranquillo e
pronto a ricominciare le sue battaglie di civiltà. Sua moglie Peggy ne
può essere orgogliosa! David Atwood ha cercato solo di protestare contro
l'esecuzione di un essere umano in quanto immorale e inaccettabile in un
Paese che voglia dirsi civile. Lo Stato ha dimostrato ancora una volta
la sua intransigenza contro chi osa sfidare le sue regole.
Furio Colombo, in un suo intervento sulla pena capitale, diceva che la
pena di morte è destinata a contaminare le istituzioni più nobili e a
compromettere i sentimenti democratici più profondi. Se ci sconvolge un
delitto, un fatto di sangue, non può non sconvolgerci se a commetterlo è
lo Stato. Anzi il delitto di Stato (sul documento ufficiale di morte del
condannato è scritto omicidio) è mille volte più orrendo del delitto del
criminale comune. Qualche giorno fa la triste conferma di quanto
stiamodicendo. Nel carcere di San Quintino in California è stato
giustiziato Donald Beardslee 61 anni,reo confesso di due omicidi, in
attesa di morire da oltre vent'anni. Già questo assurdo appuntamento con
la morte è un fatto assolutamente inaccettabile. Un uomo muore
psicologicamente mille volte in attesa che il boia ponga fine alle sue
sofferenze. L'esecuzione della condanna ha, poi, dei risvolti macabri
come nel caso di Beardslee. Nel peggiore copione dei suoi non certo
eccezionali films, Swarzenegger, governatore della California, ha negato
la grazia a Beardslee e ha dato il via alla sua morte. Ci sono voluti 16
minuti per infilare gli aghi nelle vene del condannato, forse anche
perché a farlo sono stati i secondini e non i medici ai quali è vietato
dal giuramento di Ippocrate. Che triste ipocrisia! Che assurdo
insegnamento! Il codice morale non può valere per alcuni e essere
disatteso da altri. La civiltà non si compra a bocconi!
Quando registriamo questi accadimenti ci risulta sempre più difficile
accettare l'idea che parliamo dello stesso Paese che si erge a difensore
dei popoli contro la guerra e il terrorismo, che si batte per i diritti
dei più
poveri. Ecco perché nel nostro impegno quotidiano contro la pena di
morte il nostro riferimento all'America è sempre dominante. Il mondo
chiede ad una grande democrazia di non macchiarsi mai più di questo
delitto che ne contamina la grandezza e né riduce l'autorità morale.
Ogni essere umano che entra in una camera a gas o viene legato ad una
sedia elettrica, non è più un cittadino americano. E' uno di noi, un
essere umano messo a morte, a cui ci ribelliamo come ci ribelliamo a
tutti gli orrori del mondo. In California non si eseguivano condanne da
tre anni. L'intransigenza di Swarzenegger potrebbe far pensare che
l'attore-governatore abbia mire molto importanti: anche la Casa Bianca.
Si sa che sulla difesa e ferrea applicazione della pena capitale si
costruiscono le carriere politiche. A novembre del 2004 la sconfitta
alle elezioni presidenziali di Kerry ha, tra le altre implicazioni,
segnato un passo indietro della lotta contro la pena di morte.
Lo dimostra il fatto che oggi un tranquillo ex ingegnere in pensione
come
David Atwood che crede nel valore della vita e si impegna per difenderla
sta scontando una pena carceraria. Piccola ma molto, molto
significativa.
Pietro Santoro
Coalizione
Italiana Contro la Pena di Morte
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