agli  incroci  dei  venti: cesare  reggiani

 
 
 

 

Dall’osservatorio dell’eternità

di Paolo Melandri

 
 

L’arte è un’espressione. L’opera d’arte è l’espressione compiuta.
L’opera d’arte è l’oggetto visto dall’osservatorio dell’eternità; e la vita “serena” (cioè “limpida”) è il mondo visto sub specie aeternitatis. Questa è la connessione tra arte e etica.
Il consueto modo di vedere vede gli oggetti quasi dal di dentro, escludendo così l’esterno; il vederli, proprio di Cesare Reggiani, dall’osservatorio dell’eternità, li vede dal di fuori. Così che per sfondo hanno il mondo intero.
L’arte non vede l’oggetto nello spazio e nel tempo, ma con lo spazio e con il tempo. Ogni cosa condiziona tutto il mondo artistico, per così dire, tutto lo spazio artistico.
S’impone il pensiero: la cosa vista sub specie aeternitatis è la cosa vista con tutto lo spazio artistico.
Il miracolo per l’arte è che il mondo v’è. È che v’è ciò che v’è.
L’essenza del modo di vedere artistico di Reggiani è vedere il mondo con occhio “sereno”. “Seria è la vita, allegra è l’arte” (Schiller). E, a proposito dei cieli di Reggiani, verrebbe da osservare con Lucrezio: placatumque nitet diffuso lumine caelum (“placato rifulge il cielo di luce aprica”: talvolta i suoi cieli sono anche nuvolosi, ma mai plumbei, perché li pervade una luce come immateriale).
“Seria è la vita, allegra è l’arte”, dicevamo: infatti c’è pur qualcosa di vero nella concezione secondo cui il bello sia il fine dell’arte.
E il bello è appunto ciò che rende felice.

 
 
 
 

HOME

Società

Politica

Arti visive

Lettura

Scrittura

Punto rosa

Legalità

Paesi in guerra

Mondoo