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La vita nel carcere di San Quintino di John Simerman libera traduzione di Arianna Ballotta |
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California - Verso le 6 del mattino
arriva la colazione, disposta su un vassoio termico fatto scivolare
attraverso un’apertura nella porta. Secondo quanto riportato dalle autorità carcerarie, Peterson - che lunedì scorso è stato condannato a morte per l’omicidio di sua moglie, Laci, e di Conner, il loro bambino non ancora nato – molto probabilmente vivrà fra altri 450 condannati a morte ospitati nel Blocco Est, una struttura a 5 piani costruita nel 1927 su terreno di proprietà del carcere della Contea di Marin.
“D’ora innanzi il trentaduenne, ex
venditore di fertilizzanti e star del golf al liceo, vedrà il mondo
attraverso sbarre e rete metallica scura con buchi a forma di diamante
non più grandi di un seme di girasole”, dice il Sergente Eric Messick,
uno degli assistenti del direttore, aggiungendo: “ma, in fondo, non c’è
poi molto da vedere. Le finestre nei corridoi che danno all’esterno sono
rovinate dal tempo. Tutto ciò che [i detenuti] forse riescono a vedere
sono altri detenuti, ogni tanto, scortati dalle guardie”.
Peterson potrà leggere e scrivere,
guardare la TV o semplicemente trascorrere il tempo a pensare stando
sdraiato sulla sua panca di acciaio provvista di una materasso fatto da
altri detenuti di San Quintino, i quali – a differenza dei condannati a
morte – possono lavorare. Dal 1978 (anno in cui è stata ripristinata la pena capitale) ad oggi, in California sono state giustiziate 10 persone, di cui l’ultima - Stephen Wayne Anderson – fu sottoposta ad iniezione letale nel gennaio del 2002, ben 20 anni dopo l’emissione della condanna a morte, mentre gli altri 9 condannati avevano trascorso in media 16 anni nel braccio della morte. Secondo i dati forniti dallo Stato, 9 condannati hanno trascorso oltre un quarto di secolo nel braccio della morte prima di essere giustiziati, ma il tempo medio di permanenza è di 16 anni. Il condannato più anziano ha 74 anni e il più giovane ne ha 23. Circa 70 di coloro che sono da più tempo nel braccio della morte, e che si sono sempre comportati bene, sono ospitati nell’ala di Segregazione Nord, l’originale “Braccio della Morte” costruito nel 1934. Oltre 100, considerati i più pericolosi, vengono tenuti segregati in celle con porte solide senza sbarre nella sezione denominata “Adjustment Center” [alla lettera, “centro di adattamento”, N.d.T.]. Per l’ora d’aria, due guardie scortano i detenuti di “grado B” in un cortile di pochi metri quadrati dove, singolarmente, possono fare movimento. “C’è abbastanza spazio per andare avanti e indietro”, fa notare Messick. Qui è dove Peterson resterà per un po’ di tempo, dopo che la condanna a morte sarà definitiva, se il Giudice Alfred Delucchi della Corte Superiore della Contea di San Mateo confermerà la decisione della giuria. Al suo arrivo Peterson subirà una perquisizione corporale [a corpo nudo], verrà sottoposto ad esami medici, gli verranno tagliati i capelli, gli verranno consegnate due divise del carcere e dovrà fornire alcuni campioni del suo DNA. In base al suo stato di salute fisica e mentale, gli agenti di custodia decideranno in quale ala del carcere dovrà essere ospitato, tenendo anche conto dell’eventuale pericolo che egli potrebbe rappresentare per gli altri detenuti o viceversa. Secondo Terry Thornton, portavoce del Dipartimento Correzionale, “alcuni detenuti potrebbero decidere di aggredirlo e fargli del male unicamente come prova d’onore. E’ un modo strano di vedere le cose, ma esiste”. Secondo Oscar Lee Morris, ora sessantunenne, uscito dal braccio della morte nel 1989, dopo avervi trascorso 6 anni, in seguito alla dimostrazione di errata condotta da parte dell’Accusa e definitivamente liberato nel 2000 in seguito alla ritrattazione della precedente dichiarazione di un testimone chiave al processo, “Peterson verrà salutato in malo modo da diversi detenuti. […] Molti detenuti lo chiameranno ‘assassino di bambini’. Dovrà abituarsi all’ambiente, dove la corsa finisce. Tecnicamente sei nel braccio in attesa di morire”. Molto probabilmente Peterson verrà assegnato ad un gruppo a lui “compatibile”. Alcuni gruppi sono composti da membri attivi di bande. “E’ anche possibile che sia ben accetto in uno di questi gruppi, ma ne dubito”, sostiene Messick, aggiungendo: “è molto più probabile che [Peterson] venga inserito in un gruppo di detenuti considerati non pericolosi, anche se potrebbe essere tenuto in isolamento a lungo considerata la sua fama”. Secondo Morris, che ora vive a Los Angeles: “[Peterson] non avrà problemi con altri detenuti, nel senso che non gli faranno del male. Molti pensano unicamente ai propri casi e alle proprie questioni legali e non credo che baderanno molto a Scott Peterson. In fondo, anche lui non è altro che un numero, un’altra statistica”. Per Morris “il dolore arriva quando ricevi da casa le foto dei tuoi cari. Ti ritrovi a parlare alle fotografie, ma loro non rispondono”. Peterson, come tutti gli altri condannati, avrà a sua disposizione un lavandino in acciaio inossidabile, un WC e, come specchio, un foglio di plastica ricoperto da nastro riflettente. Potrà tenere nella sua cella un televisore non più grande di 13 pollici. […] Ai condannati è permesso tenere libri, un riproduttore di musica e un poster appeso al muro, purché non considerato inadeguato. Inoltre, possono partecipare a corsi scolastici per corrispondenza, possono richiedere riviste legali ed acquistare libri nuovi. Dal 1° luglio prossimo non sarà più permesso fumare. Forse l’avvocato di Peterson andrà a trovarlo per informarlo sulla sua situazione legale, oppure i famigliari gli renderanno visita negli orari previsti. Diversamente, Peterson avrà la facoltà di chiamarli utilizzando il telefono su ruote che ogni giorno viene portato nel “braccio”. Alle visite, all’inizio Peterson saluterà i suoi cari attraverso il Plexiglas e parlerà con loro usando il telefono, poi in seguito potrà incontrarli faccia a faccia e abbracciarli all’inizio e alla fine di ogni visita. “Solo un bacio veloce”, fa però notare Messick. “Nessuno bacio come di quelli che si vedono nei film”. Le visite coniugali sono proibite, ma nonostante ciò Peterson potrebbe decidere di iniziare una storia d’amore tramite lettera. Potrebbe anche risposarsi. In carcere è disponibile un coordinatore di matrimoni ed un Giudice di Pace. I matrimoni si tengono il terzo giovedì di ogni mese. “Una cosa è certa”, dice Messick, “non trascorreranno insieme la prima notte di nozze”.
I detenuti possono fare la doccia un
giorno sì e uno no, “da soli”, in locali chiusi, dove vengono scortati
in manette.
Verso le 6 del mattino arriva la
colazione, disposta su un vassoio termico fatto scivolare attraverso
un’apertura nella porta …. |
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