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"Sfatiamo il mito secondo cui, chiudendo un occhio sulla
legalità, c'è sviluppo. Dobbiamo fare in modo che il Paese abbia una
classe dirigente nell'economia e nelle istituzioni che sappia coniugare
legalità e sviluppo." (G. Lumia, Comm. Antimafia)
Secondo l'ultimo studio del Censis , la mafia costa al meridione almeno
sette miliardi e mezzo di euro l'anno, pari al 3,5 % del PIL risucchiato
alle regioni del sud italia.
"Gi imprenditori annoverano tra i costi anche quelli dovuti alla
criminalità organizzata e che si aggirano intorno al due per cento delle
entrate." (Proc. P.Grasso)
Perchè un imprenditore dovrebbe investire, per esempio, in Sicilia, per
poi soggiacere a una tassa ulteriore oltre a quella statale e cioè il
pizzo?
Le mafie rappresentano per il meridione una zavorra senza le quali il
divario tra nord e sud sarebbe sanato. Ma per sperare di sconfiggerle,
non bisogna correre ai ripari, schierando massicciamente le forze
armate, solo quando ci scappa il morto.
Come se, anche nel silenzio delle armi, solo per fare un esempio, tutti
e ripeto tutti, i negozianti (ma non solo, anche gli ambulanti, perfino
i posteggiatori) non pagassero ogni mese il pizzo.
Come se le cosche non si spartissero, tutti gli appalti (e poi le scuole
crollano), come se, tra baci e baciamani, certi politici non
continuassero a fare affaroni coi mafiosi ("i soliti complotti dei
magistrati bolscevichi").
Per fortuna un ministro della Repubblica rassicura sul futuro, dicendo
che "con la mafia bisogna convivere". Peccato che Falcone,
Borsellino, Livatino, Saetta e tanti ancora, troppi, non la pensassero
così. Ma questa è un'altra storia.
In: I blog per la
liberta', 21 dicembre 2004 |
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