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Immaginate di
trascorrere 13 anni chiusi dentro una piccola stanza in cemento e
acciaio, senza TV, computer, cellulare, senza nessun contatto umano,
senza poter ricevere un abbraccio dalle persone amate. Immaginate che il
cibo vi venga gettato da una fessura sulla porta. Immaginate che forse
potreste non avere un domani… Potrebbe sembrare la sceneggiatura di un
nuovo reality televisivo e potrebbe anche essere così se il premio non
fosse la morte. In realtà questa è la storia di Richard Wayne Jones,
texano, 40 anni, accusato di un omicidio che molto probabilmente non
commise e giustiziato tramite iniezione letale il 22 agosto 2000, dopo
aver trascorso gli ultimi 13 anni della sua vita recluso nel braccio
della morte del Texas.
TEXAS DEATH
ROW HOTEL (Phoebus
Edizioni), di Arianna Ballotta, Mirella Santamato, Pietro Santoro,
realizzato dalla Coalizione Italiana Contro la Pena di Morte grazie al
contributo della Regione Campania, è un libro intenso che oltre ad
illustrare la raccapricciante realtà che viene quotidianamente vissuta
da coloro che attendono di essere uccisi da Stati che ancora oggi troppo
spesso chiamano “giustizia” la tortura e l’omicidio legalizzato, narra
la storia di un uomo e della sua anima la quale, nonostante l’orrore con
cui ha dovuto confrontarsi, ha saputo amare e perdonare fino alla fine.
Richard Wayne Jones era incapace di odiare e questa sua purezza di cuore
è narrata attraverso i resoconti a tratti assurdi e terribili della
cronaca giudiziaria di quegli anni, attraverso la fitta corrispondenza
intrecciata con le persone che l’hanno amato ed aiutato a non perdere
mai la speranza, e traspare sincera e disarmante dalle testimonianze
degli amici più cari, fra i quali Arianna Ballotta presidentessa della
Coalizione e sua sincera amica durante gli anni di detenzione. TEXAS
DEATH ROW HOTEL è una testimonianza di come l’amore possa vincere sul
rancore, sull’odio, sull’ottusa crudeltà umana. È la testimonianza di
quanto la vendetta non possa mai combaciare con la giustizia perché
nessun uomo potrà mai decidere della vita di un altro uomo. Citando lo
scrittore Gian Ruggero Manzoni: “Un libro-documento che bisogna leggere.
[…] Un libro che ti entra dentro e ti fa riflettere. Molto riflettere”.
Anna Rita Pani
Pubblicato su "Il
Portico", settimanale diocesano di Cagliari
Anno I n. 14 di domenica 19 dicembre 2004 |
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