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La cosa piu' semplice
sarebbe dire che sono diventati matti tutti quanti e che, altro che
congressi, qua non resta altro da fare che chiamare il manicomio.
La seconda ipotesi, ovviamente, e' che li paga Berlusconi. La terza,
quella buona, e' che semplicemente la posta in gioco s'e' alzata troppo
e che le buone maniere, in questo poker finale, sono diventate veramente
un lusso.
La posta non e' piu' solo politica, fare un governo. E' determinare chi
paga la sopravvivenza del paese - se sopravvive - nei prossimi vent'anni.
Potrebbero pagarla Tanzi e Tronchetti, razionalizzando il sistema.
Potrebbe pagarla Fantozzi, ma in questo caso bisognerebbe thatcherizzare
il paese a un livello terrificante. Quel che non si puo' fare e'
continuare cosi'. Ricordate la furberia piu' furba degli ultimi vent'anni,
il "sommerso"? Fare un sacco di sghei lavorando in nero, abolendo gli
scioperi, senza sindacato? Il mitico nordest, i padroncini? Bene.
Funziona benissimo. Ma non qui. Funziona in Cina, dove pero' i
"sommersi" sono due miliardi, con meta' delle multinazionali del mondo
(italiane comprese e compresi i nordestini) a dargli manforte e con noi
come obiettivo finale: vendere panettoni cinesi a Milano e pizza di
Shangai a Mergellina.
Sono gia' sulla buona strada, perche' e' dai tempi di Craxi che il
concetto di "made in Italy" (cioe' di marchio, cioe' di niente) ha
sostituito il concetto di produzione e non possiamo pretendere ancora a
lungo che la borsetta firmata (e prodotta in Cina) valga duecento euri
mentre quella identica non firmata (sempre prodotta in Cina) ne valga
venti.
Ecco: il punto a cui siamo e' questo e le ricette intermedie, dopo
trent'anni di sogni allegri e di addormentamento industriale, sono a
zero. Adesso: o si portano gli operai italiani quasi a livello cinese,
con tante belle chiacchiere vaselinose ma sostanzialmente col bastone.
O si portano imprenditori e manager a livello civile, senza permettergli
ulteriormente il lusso di disperdere in investimenti "politici",
intrallazzi di borsa, rendite parassitarie, criminalita' finanziarie,
improfessionalita' e tangenti le risorse che a questo punto sono
vitalmente indispensabili per l'investimento e la ricerca.
Il Pil, liberato da tutto cio', *forse* sarebbe sufficiente. E forse no.
Una parte della classe dirigente, comunque, ritiene che valga la pena di
provare. Un'altra parte, o per egoismo o per thatcherismo convinto,
ritiene che e' tempo perso e che serve un governo forte che imponga i
"sacrifici" verso il basso.
Il dopo Berlusconi, in tempi normali, sarebbe stato simpatico per tutti.
Adesso no: noi industriali vogliamo sapere con precisione, prima di
lasciar cadere Berlusconi, se potremo berlusconeggiare - educatamente -
anche dopo o se per caso dovremo fare sacrifici per non farne far troppi
ai cittadini comuni. Vogliamo cioe' sapere se dopo i disgraziati Borboni
avremo un bel governo Savoia (che potremmo anche accettare) oppure un
terrificante Mazzini e Garibaldi, che invece prenderemmo a fucilate.
* * *
In tema di transizioni cosi' la Sicilia - lasciatemelo dire - e'
Cambrigde, Bologna, Oxford e la Sorbona. Il "cambiamento" gestito e
controllato, "cambiare tutto perche nulla cambi" qui non e' una politica
- e' *la* politica in assoluto. A Catania, ad esempio, il gattopardo
Bianco (liberale) era riuscito benissimo a comprare o a rimbambire gran
parte dei locali garibaldini ed era pronto a gestire il passaggio alla
fase sabauda alla Sedara.
Disgraziatamente per lui, anche fra gli avversari stavolta qualcuno ha
avuto la stessa idea ed eccoti i "borbonici liberali" pronti a
gattopardare anche loro - ancor piu' cinicamente - il passaggio dal
berlusconismo assoluto all'eta' moderna. Con una ricetta semplice:
creiamo una lobby sul modello veneto o lombardo e andiamo a contrattare
tutti insieme, sudditi ma minacciosi, dal re. Se ci accontenta bene,
senno' ci mettiamo all'asta al migliore offerente. Che ci frega?
E' probabile che alla fine s'incontreranno - son della stessa stessa
razza - con lo sconfitto Bianco per far lobby comune. L'importante e'
comunque capire che non solo ha perso il centrosinistra, ma ha perso
anche la destra italiana. Hanno vinto i capibanda serbi o croati, che
infine son diventati una forza politica - disgregatrice - anche qui.
D'ora in poi, invece di avere un Bossi solo ne avremo due.
* * *
In questa situazione, Prodi e' decisamente troppo "di sinistra". Un
programma di sia pur cauti aggiustamenti e riforme, di Europa, di
sacrifici divisi e non caricati tutti sullo stesso groppone, si puo' non
dico prendere sul serio ma almeno discutere per prender tempo quando non
c'e' proprio altro da fare. Ma la Sicilia ha dimostrato che
un'alternativa c'e', ed e' la creazione di lobbies padronali locali, la
balcanizzazione. Ogni singolo pesce strappa un morso, non durera'
tantissimo ma intanto si passa il momento, finche' dura.
La sinistra siciliana, affidandosi totalmente - ormai da diversi anni -
ai liberal-gattopardi e rinunciando alla grandissima forza dei
garibaldini, ha fermato Prodi, ha dato respiro a Berlusconi e ha
scatenato Rutelli e tutto cio' di cui Rutelli e', buffamente,
l'espressione.
Perfortna anche Berlusconi, per ragioni analoghe, ha i suoi problemi e
quindi puo' darsi che, nonostante tutto, la sinistra le elezioni le
vinca lo stesso (a proprio dispetto) e infine vada al governo. Ma gia'
ora questo governo sara' molto meno solido e molto meno popolare di quel
che sarebbe stato se gli sciocchi dirigenti siciliani avessero puntato
su un Garibaldi-Vendola e non su un Gattopardo-Bianco. Quanto a noi,
dobbiamo continuare a ragionare senza panico e senza mosse inconsulte.
Abbiamo meno tempo di prima per fare una sinistra popolare, che non e'
affatto isolata e puo' ancora salvare questo Paese.
Catena di Sanlibero 285 del
26 maggio 2005
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