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La notte dei lunghi rutelli.

di Riccardo Orioles

 
     
 

La cosa piu' semplice sarebbe dire che sono diventati matti tutti quanti e che, altro che congressi, qua non resta altro da fare che chiamare il manicomio.
La seconda ipotesi, ovviamente, e' che li paga Berlusconi. La terza, quella buona, e' che semplicemente la posta in gioco s'e' alzata troppo e che le buone maniere, in questo poker finale, sono diventate veramente un lusso.
La posta non e' piu' solo politica, fare un governo. E' determinare chi paga la sopravvivenza del paese - se sopravvive - nei prossimi vent'anni. Potrebbero pagarla Tanzi e Tronchetti, razionalizzando il sistema. Potrebbe pagarla Fantozzi, ma in questo caso bisognerebbe thatcherizzare il paese a un livello terrificante. Quel che non si puo' fare e' continuare cosi'. Ricordate la furberia piu' furba degli ultimi vent'anni, il "sommerso"? Fare un sacco di sghei lavorando in nero, abolendo gli scioperi, senza sindacato? Il mitico nordest, i padroncini? Bene. Funziona benissimo. Ma non qui. Funziona in Cina, dove pero' i "sommersi" sono due miliardi, con meta' delle multinazionali del mondo (italiane comprese e compresi i nordestini) a dargli manforte e con noi come obiettivo finale: vendere panettoni cinesi a Milano e pizza di Shangai a Mergellina.
Sono gia' sulla buona strada, perche' e' dai tempi di Craxi che il concetto di "made in Italy" (cioe' di marchio, cioe' di niente) ha sostituito il concetto di produzione e non possiamo pretendere ancora a lungo che la borsetta firmata (e prodotta in Cina) valga duecento euri mentre quella identica non firmata (sempre prodotta in Cina) ne valga venti.
Ecco: il punto a cui siamo e' questo e le ricette intermedie, dopo trent'anni di sogni allegri e di addormentamento industriale, sono a zero. Adesso: o si portano gli operai italiani quasi a livello cinese, con tante belle chiacchiere vaselinose ma sostanzialmente col bastone.
O si portano imprenditori e manager a livello civile, senza permettergli ulteriormente il lusso di disperdere in investimenti "politici", intrallazzi di borsa, rendite parassitarie, criminalita' finanziarie, improfessionalita' e tangenti le risorse che a questo punto sono vitalmente indispensabili per l'investimento e la ricerca.
Il Pil, liberato da tutto cio', *forse* sarebbe sufficiente. E forse no. Una parte della classe dirigente, comunque, ritiene che valga la pena di provare. Un'altra parte, o per egoismo o per thatcherismo convinto, ritiene che e' tempo perso e che serve un governo forte che imponga i "sacrifici" verso il basso.
Il dopo Berlusconi, in tempi normali, sarebbe stato simpatico per tutti. Adesso no: noi industriali vogliamo sapere con precisione, prima di lasciar cadere Berlusconi, se potremo berlusconeggiare - educatamente - anche dopo o se per caso dovremo fare sacrifici per non farne far troppi ai cittadini comuni. Vogliamo cioe' sapere se dopo i disgraziati Borboni avremo un bel governo Savoia (che potremmo anche accettare) oppure un terrificante Mazzini e Garibaldi, che invece prenderemmo a fucilate.
 

* * *


In tema di transizioni cosi' la Sicilia - lasciatemelo dire - e' Cambrigde, Bologna, Oxford e la Sorbona. Il "cambiamento" gestito e controllato, "cambiare tutto perche nulla cambi" qui non e' una politica - e' *la* politica in assoluto. A Catania, ad esempio, il gattopardo Bianco (liberale) era riuscito benissimo a comprare o a rimbambire gran parte dei locali garibaldini ed era pronto a gestire il passaggio alla fase sabauda alla Sedara.
Disgraziatamente per lui, anche fra gli avversari stavolta qualcuno ha avuto la stessa idea ed eccoti i "borbonici liberali" pronti a gattopardare anche loro - ancor piu' cinicamente - il passaggio dal berlusconismo assoluto all'eta' moderna. Con una ricetta semplice: creiamo una lobby sul modello veneto o lombardo e andiamo a contrattare tutti insieme, sudditi ma minacciosi, dal re. Se ci accontenta bene, senno' ci mettiamo all'asta al migliore offerente. Che ci frega?
E' probabile che alla fine s'incontreranno - son della stessa stessa razza - con lo sconfitto Bianco per far lobby comune. L'importante e' comunque capire che non solo ha perso il centrosinistra, ma ha perso anche la destra italiana. Hanno vinto i capibanda serbi o croati, che infine son diventati una forza politica - disgregatrice - anche qui.
D'ora in poi, invece di avere un Bossi solo ne avremo due.


* * *


In questa situazione, Prodi e' decisamente troppo "di sinistra". Un programma di sia pur cauti aggiustamenti e riforme, di Europa, di sacrifici divisi e non caricati tutti sullo stesso groppone, si puo' non dico prendere sul serio ma almeno discutere per prender tempo quando non c'e' proprio altro da fare. Ma la Sicilia ha dimostrato che un'alternativa c'e', ed e' la creazione di lobbies padronali locali, la balcanizzazione. Ogni singolo pesce strappa un morso, non durera' tantissimo ma intanto si passa il momento, finche' dura.
La sinistra siciliana, affidandosi totalmente - ormai da diversi anni - ai liberal-gattopardi e rinunciando alla grandissima forza dei garibaldini, ha fermato Prodi, ha dato respiro a Berlusconi e ha scatenato Rutelli e tutto cio' di cui Rutelli e', buffamente, l'espressione.
Perfortna anche Berlusconi, per ragioni analoghe, ha i suoi problemi e quindi puo' darsi che, nonostante tutto, la sinistra le elezioni le vinca lo stesso (a proprio dispetto) e infine vada al governo. Ma gia' ora questo governo sara' molto meno solido e molto meno popolare di quel che sarebbe stato se gli sciocchi dirigenti siciliani avessero puntato su un Garibaldi-Vendola e non su un Gattopardo-Bianco. Quanto a noi, dobbiamo continuare a ragionare senza panico e senza mosse inconsulte. Abbiamo meno tempo di prima per fare una sinistra popolare, che non e' affatto isolata e puo' ancora salvare questo Paese.

Catena di Sanlibero 285 del 26 maggio 2005
 

 

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28/05/05

 

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