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Nein zur todesstrafe!
No alla pena di morte!

di Scott Langley
libera traduzione di Arianna Ballotta

 
     
 

Lo scorso aprile, invitato da Amnesty International, ho avuto il privilegio di trascorrere due settimane in Germania al fine di promuovere il lavoro per l’abolizione della pena capitale negli Stati Uniti d’America, per parlare a diversi gruppi dell’attuale situazione nel mio Paese, nonché per accompagnare una mostra di mie fotografie sul tema in questione.

Nel 1999 iniziai a lavorare ad un progetto che mi dava la possibilità di utilizzare le mie capacità in ambito fotografico e di documentare, attraverso le immagini, l’uso della pena capitale e l’opposizione a tale pratica.

La sezione tedesca di Amnesty International ha sponsorizzato la mostra dei miei lavori a Ratingen, nei pressi di Duesseldorf. Parti del mio lavoro erano già state pubblicate in diversi giornali, riviste e libri, ma questa volta si è trattato della mia prima mostra, in una sala interamente dedicata a 33 delle mie opere.

Dopo l’inaugurazione della mostra, ho tenuto conferenze in diverse località del Paese, specialmente nelle scuole, ho partecipato ad alcuni incontri di Amnesty International e sono stato intervistato dalla stampa. […] Amnesty spera, nei prossimi due anni, di riuscire a portare la mostra in molte località tedesche, e stiamo esaminando anche la possibilità di fare una mostra simile negli Stati Uniti. Se qualcuno di voi è interessato ad ospitare la mostra, che gentilmente ci contatti!

Scott Langley *

Maggio 2005

* Scott Langley, fotografo professionista, attivista in difesa dei diritti umani e responsabile di Amnesty International nella Carolina del nord, e la moglie Sheila Stumph hanno fondato la “Casa dell’Ospitalità” a Raleigh (Carolina del nord) nello spirito del movimento denominato Catholic Worker. La “Casa dell’Ospitalità” si trova a meno di 1 km. dalla Central Prison, dove ha sede il braccio della morte della Carolina del nord. La “Casa dell’Ospitalità”, fra le altre cose, offre ai visitatori alloggio ed una rete di supporto per coloro che hanno parenti o amici nel braccio della morte.

Chiunque desideri ulteriori informazioni su Scott e il suo lavoro può visionare il sito www.langleycreations.com  o contattarlo ai seguenti recapiti:

Telefono : 001 (919) 833-4129
E-mail : scott@langleycreations.com
Indirizzo : Raleigh Catholic Worker
Hospitality House
712 Dorothea Drive

Raleigh, NC 27603-2104 (USA)


Stralci del discorso di Scott Langley in Germania

Attualmente nel mio Paese, gli Stati Uniti d’America, sono circa 3500 le persone in attesa di esecuzione e 119 prigionieri sono usciti dal braccio della morte perché in realtà innocenti. Ciò equivale ad una percentuale di errore del 3%, e parliamo solo dei casi di cui siamo a conoscenza! Soltanto Dio sa quanti altri innocenti sono ancora rinchiusi nei bracci della morte in tutto il Paese senza aver purtroppo ancora avuto la possibilità di dimostrare la propria innocenza.

Il 3% di possibilità di errore. Ve lo immaginate? Se l’aeroplano che mi ha portato qui in Germania avesse avuto il 3% di possibilità di cadere, sicuramente non ci sarei mai salito. Bisogna essere stupidi per mettere piede su un aereo in tali circostanze. Ma, in ogni caso, l’aereo non sarebbe mai partito, perché il governo lo avrebbe impedito. Una percentuale del 3% non potrebbe essere mai considerata accettabile, in alcun caso, quando si tratta di vite umane in gioco. Quindi, quando ci si trova dinnanzi alla possibilità di così tanti errori e problemi, allora l’unica cosa che dobbiamo fare è fermarci, scendere dall’aereo e bloccarlo sulla pista. In altre parole, dobbiamo fermare le esecuzioni.

[…]

Dal 1977 (anno in cui è stata ripristinata la pratica di sterminio dei prigionieri) ad oggi gli Stati Uniti hanno giustiziato in totale 970 detenuti. Prevediamo che la millesima uccisione sponsorizzata dallo Stato avrà luogo entro un anno, considerando che la media americana è di circa 74 esecuzioni all’anno. E’ una media che rende noi tutti simili a bestie. Ci insegna che la violenza può essere giustificata. Ci dice che va bene torturare ed uccidere i prigionieri. Dà il via libera alla tolleranza da parte del popolo americano di atrocità come quelle perpetrate ad Abu Ghraib. E ci consente di continuare a condannare a morte degli esseri umani, a tenerli rinchiusi in gabbia per 23 ore al giorno, a legarli ad un lettino, 10 o 12 anni più tardi, e ad iniettare droghe letali nelle loro vene, oppure a legarli ad una sedia e a sparare elettricità nei loro corpi fino a quando il loro cuore non cesserà di battere. Cos’è tutto questo, se non tortura? Non si tratta forse di punizione crudele ed inusitata? Non è un’atroce violazione dei diritti umani internazionalmente riconosciuti, nei quali noi, in qualità di membri della comunità globale di Amnesty International, crediamo e per i quali lottiamo?

[…]

Alcune persone considerano gli Stati Uniti un “leader mondiale” o una “superpotenza”. Ma se davvero vogliamo considerare gli USA un “leader mondiale” (e qui devo aggiungere che, se così è, l’immagine che il mondo aveva di noi si sta lentamente sgretolando grazie all’azione della polizia di Stato militarizzata guidata dall’imperialismo e dalla logica del profitto), allora gli Stati Uniti DEVONO dare il buon esempio in materia di diritti umani.

E’ importante che gli Stati Uniti aboliscano la pena di morte, perché se lo facessimo noi, allora altri Paesi seguirebbero il nostro esempio e farebbero la stessa cosa. E’ anche vero, però, che già la maggior parte dei Paesi del mondo ha abbandonato questa pratica …. Attualmente il mio Paese sta al quarto posto nella classifica mondiale per numero di esecuzioni, dietro a Cina, Iran e Vietnam. Sono 120 i Paesi del mondo che non utilizzano più la pena di morte. Gli Stati Uniti, attualmente, non possono dirsi Paese leader in materia di diritti umani. Il nostro uso continuo della pena di morte ci pone agli ultimi posti di una lunga lista.

[…]

Poiché il braccio della morte della Carolina del nord si trova proprio in fondo alla strada nella quale viviamo, Sheila ed io abbiamo conosciuto diverse persone direttamente coinvolte nel problema pena capitale: persone che hanno dei loro cari rinchiusi nel braccio della morte. E, attraverso gli occhi di queste persone e degli avvocati difensori, ci siamo fatti un’idea degli orrori e del dolore che vive chi si trova in una situazione del genere. Molti famigliari e amici dei detenuti sono nostri ospiti quando vanno a trovare i loro cari nel braccio della morte, e questo vuol dire anche quando vengono a Raleigh per assistere alla loro esecuzione, alle due del mattino…. Ma non condividiamo soltanto dolore e brutti momenti, a volte ridiamo e scherziamo, condividiamo la gioia di stare insieme. Però, sopra alle nostre teste, pende sempre la spada di Damocle delle esecuzioni. Una signora che è nostra ospite abituale e il cui figlio è rinchiuso nel braccio della morte, la mette così: “devo continuare a ridere per evitare di cominciare a piangere”.

Quando la tragedia della pena di morte ha un volto, come io ho visto molte volte, diventa tutto estremamente più importante per me ed apprezzo la possibilità di avere momenti come questi, in cui posso mostrare il mio lavoro e raccontarvi come stanno le cose nel mio Paese e quanto accade in nome di tutto il popolo americano.

Credo fermamente che una volta che si vedono quei visi e si conosco le loro storie, la forza per lottare con vigore per l’abolizione della pena di morte, non soltanto in America, bensì nel mondo intero, venga da sé.

Scott Langley

Fonte: Instrument of Peace (Newsletter of the Raleigh Catholic Worker) #2 Summer 2005
 

 

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13/06/05

 

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