|
Pensare alla propria morte non è, forse, piacevole, ma è certamente
opportuno.
In questa epoca, mi sembra, la morte è rigettata, si vuole dimenticarla.
Eppure sarebbe necessario, come nel passato, averla presente.
Un invito a una meditazione sensibile e intelligente viene da un piccolo
libro della psicoanalista francese Lydia Flem “Come ho svuotato la casa
dei miei genitori”.
Il titolo è chiaro: il disporre della abitazione, degli oggetti, dei
ricordi, in morte dei genitori, è operazione che dà pena e fatica. Ma,
la si pensa come antefatto di qualcosa che toccherà anche noi, penultimi
prima e ora ultimi della fila ?
E’ chiaro che non di aspetti pratici si parla, ma di quelli affettivi
che implicano trauma, talvolta rimorsi, forse una non tanto oscura
liberazione.
Libro sensibile dicevo. Porta continuamente a esplorare dentro a se
stessi il sentimento della fine senza infingimenti e, tuttavia, con
pietà e perfino con amore.
I libri sono spesso uno strumento di rimozione. Questo, al contrario, è
un libro che pungola e obbliga a pensare. Credo salutarmente.
Lydia Pem
Come
ho svuotato la casa dei miei genitori
Archinto, 2005 Milano.
commenti |
|