agli incroci dei venti

 
 

Psiche e Techne

Psicosi e televisione (3)
 

di Angelo Moroni

 
 

Vediamole dunque più da vicino, queste tre “bombe intelligenti” al servizio del “non pensiero” psicotico televisivo. A) Scissione. Tutti hanno presente il famoso quadro i Escher, dove angeli e diavoli si intersecano a formare vicendevolmente l’uno la forma dell’altro. Tale opera “fotografa” creativamente la composizione non-lineare, fluida e confusa della realtà, nella quale bene e male sono ben distinguibili, ma anche comunicanti (anche conflittualmente) tra di loro. E’ come l’immagine di una coperta, nella quale la tessitura, se vista da lontano, evidenzia disegni nettamente distinguibili e separati tra loro, ma, se si cambia ottica, appaiono legati assieme da una tessitura di fili che rimandano l’uno all’altro in una continuità solida e sensata. La scissione fa sì che i disegni sulla coperta appaiano assolutamente separati; impedisce l’operazione di “cambiare ottica”, ovvero la possibilità di cogliere simultaneamente disegni e tessitura, in un movimento di avvicinamento, distanziamento e messa a fuoco. Cioè “fa credere” che i fili della tessitura non esistono proprio, non c’è un “dietro le quinte” dello studio televisivo, è tutto funzionalmente “vero”, è tutto un “reality-show”. E’ un po’ quello che accade, sul piano geopolitico, nel conflitto israelo-palestinese, dove sembra scomparsa la comune tessitura di umanità che lega i due popoli, e le differenze sono radicali e illusoriamente inavvicinabili. Lo stesso discorso vale per la cultura post-moderna, che è l’humus ideale in cui s’installa il tecnologico-televisivo. Già il termine POST-MODERNO, porta il segno della sua intrinseca attitudine scissionale: post, trattino, moderno, come a dire che siamo su un’altra riva, anzi su un Gran Canyon, anzi su un altro pianeta, il pianeta dei “post”. Il “moderno”, cioè quello che era prima non esiste più, è superato. Non esistono più i fili di ricordo e rappresentazione di Sé che costituiscono l’identità umana. Proust è in esilio e non tornerà mai più. L’uomo è ora homo-tecnologicus, altra identità, altra vita, altro mondo: ha tagliato i fili della mongolfiera e ora naviga illimitatamente e non tornerà mai più sulla madre-terra. Questo procedimento scissionale ha evidentemente dei vantaggi seduttivo-incantatorii, tra cui quello di promettere un nuovo pianeta di visioni e immagini meravigliose, senza più dolore, lutto, sofferenze (basti pensare alle promesse mediche di futuri trapianti di tutto ciò che del corpo è trapiantabile; basti pensare alle future frontiere della clonazione umana). Come si vede è proprio come la seduzione tossicofilica: la droga spezza tutti i fili sociali, familiari, affettivi, mentali, ma promette nuovi stati e nuove percezioni (ampliate) della coscienza, nonché di abolire il dolore. B) Scotomizzazione. Scotoma (greco skotwma), significa “vertigine”, oscurità, nascondimento. In pratica è un’operazione simile a quella di buttare un telone sopra una cosa che si vuole nascondere, o meglio che non si vuol mostrare, perché fastidiosa per lo status quo. Quindi la scotomizzazione è la regina della fiction, della televisione, dove viene mostrato tutto il bello e il patinato, nascondendo, appunto l’umano, che è ritenuto sgradevole alla vista, o sgradevole all’audience. C) Iperstimolazione. Per abbattere il legame tra creatività e separazione luttuosa, dove poi la creazione è ritrovamento di ciò che è perduto, in modo trasfigurato e universalmente, umanamente, condivisibile, il post-moderno pone come obiettivo primario l’eccitazione continua, il piacere illusoriamente continuativo, iperstimolato soprattutto da immagini visivo-televisive. Chi riceve gli stimoli, tuttavia non “fa esperienza” vera, esperienza nel senso di sedimentazione ragionata e lenta di ciò che ha appreso, bensì diventa, secondo le intenzioni del “televisivo”, una specie di motore sempre su di giri, che tuttavia non va veramente da nessuna parte. Tutto deve essere consumato in un gesto, in un’immagine, velocemente. Poi arriva l’immagine successiva, subito “bruciata”, e così via. Tutto deve essere mangiato subito, senza spazi di pensiero, poiché nello “spazio”, nel vuoto, nell’intercapedine, può allignare il dis-piacere, il dolore, la memoria-identità: in sintesi, il PENSIERO.

 

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28/05/05

 

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