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Pena di morte: inversione di tendenza

di James D. Davidson
(libera traduzione di Arianna Ballotta)

 
     
 

La pena capitale è argomento molto discusso, soprattutto per le questioni etiche legate alla domanda se il detenuto abbia o meno diritto alla vita. Ma ci sono anche altri fattori, come i costi legati ad un’esecuzione, le caratteristiche di razza e stato sociale delle persone condannate a morte, la questione fino a che punto la pena di morte è un deterrente, gli errori nei procedimenti penali che portano all’esecuzione di persone che potrebbero essere innocenti, l’esecuzione di minori all’epoca del reato, l’esecuzione di persone con problemi mentali, e il tempo che trascorre fra il momento della condanna e l’esecuzione.

Trasferiamo il dibattito in un contesto storico e statistico. Il numero di casi capitali negli Stati Uniti raggiunse un picco negli anni ’30, quando venivano giustiziate una media di 176 persone all’anno.Il numero scese a 128 negli anni ’40 e a 72 negli anni ’50. Nel 1965 le esecuzioni furono soltanto 7, nel 1966 ce ne fu una e nel 1967 ce ne furono 2, poi [le esecuzioni] furono sospese in attesa che i tribunali decidessero in merito alla loro costituzionalità. Nel 1972 la Corte Suprema decise che le leggi statali in materia di pena capitale erano incostituzionali. Dopo che gli Stati apportarono modifiche alle loro leggi al fine di soddisfare i requisiti richiesti, nel 1976 la Corte Suprema degli Stati Uniti ripristinò la pena capitale.

Da allora il numero di persone condannate a morte è salito dai 137 casi del 1977 ai 320 del 1996, assestandosi poi ad una media di 130 nel 2004 (7 in più rispetto al 1977). Da un’analisi decade per decade è risultato che negli anni ’70 erano circa 158 le persone condannate a morte ogni anno, diventate poi 260 negli anni ’80 e 290 negli anni ’90. Dal 2000 ad oggi la media è stata di 168 persone (poche in più rispetto agli anni ’70). La media annuale è scesa da 232 casi nel 2000, a 164 nel 2001, 168 nel 2002, 144 nel 2003 e circa 130 nel 2004.

Il numero totale di persone rinchiuse nei bracci della morte è salito dal minimo di 423 del 1977 al massimo di 3.601 del 2000, poi è sceso a 3.503 nel 2004. In generale, la media annuale è passata da 499 persone negli anni ’70, a 1.495 negli anni ’80, 2.966 negli anni ’90, 3.523 dal 2000 in poi.

[…]

La prima esecuzione dopo la moratoria ebbe luogo nel 1977, quando Gary Gilmore fu giustiziato nello Stato dello Utah. Nel 1978 non ci furono esecuzioni e nel 1979 ce ne furono soltanto 2. Il numero di esecuzioni iniziò poi ad aumentare costantemente fino a raggiungere un massimo di 98 nel 1999, dopodiché cominciò a scendere fino a 59 nel 2004. Negli anni ’80 le esecuzioni furono 117 (una media di 12 all’anno) e negli anni ’90 furono 478 (una media di 48 all’anno). Ce ne sono state 346 dal 2000 in poi (circa 69 all’anno). Nonostante la media annuale sia più alta di quella registrata negli anni ’90, la tendenza è in discesa: 85 nel 2000, 66 nel 2001, 71 nel 2002, 65 nel 2003 e 59 nel 2004.

Anche le opinioni degli americani riguardo alla pena di morte stanno cambiando. Negli anni ’50 e ’60 il consenso a favore di questa pratica scese fino a toccare il minimo storico del 42% nel 1966. Risalì negli anni ’80 e ’90, tant’è che a metà degli anni ’90 la percentuale di americani a favore della pena di morte si aggirava sul 75 / 80%. Negli ultimi 5 anni si è registrata una diminuzione di persone a favore. Quasi tutti i sondaggi del 2004 e 2005 parlano del 65%.

Contestualmente alla diminuzione di persone a favore della pena capitale è aumentato il numero di persone favorevoli all’ergastolo senza possibilità di parola. Secondo un sondaggio Gallup, ad esempio, quando agli americani intervistati è stato chiesto cosa avrebbero scelto fra la pena di morte e l’ergastolo senza possibilità di rilascio sulla parola [sempre nel caso di persone giudicate colpevoli di omicidio] la percentuale di persone a favore della pena di morte è scesa dal 61% del 1977 al 53% del 2003, e quella di persone favorevoli all’ergastolo senza possibilità di parola è salita da 29% a 44%.

Ne consegue, che dalla fine degli anni ’70 alla fine degli anni ’90, le condanne a morte, il numero dei condannati a morte rinchiusi nei bracci, le esecuzioni e la percentuale di americani a favore della pena di morte hanno tutti fatto registrare un aumento. Mentre dalla fine degli anni ’90 ad oggi si è registrata una tendenza contraria. Per la prima volta in 20 anni sembra che l’America stia cercando un’alternativa alla pena di morte e la più favorevole sembra essere l’ergastolo senza possibilità di rilascio sulla parola.


James D. Davidson *

* James D. Davidson è docente di sociologia presso la Purdue University a West Lafayette (Indiana).


Fonte: Tidings online
 

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09/07/2005

 

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