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Se mai vi venisse voglia di leggere delle storie dello stesso tono di
quelle raccontate attorno al fuoco in altri tempi, scritte con grande
maestria di intreccio e parole, ebbene Robert Louis Stevenson fa per
voi.
Stevenson è considerato, a torto, scrittore per ragazzi. Non lo è
neppure ne l’ ‘L’isola del tesoro’, nata per una intuizione geniale ,
questa sì gioco infantile, il disegno acquarellato della mappa di un’
isola, ma subito diventata metafora di vita e adulto sogno d’avventura.
Figuratevi quindi, per altre narrazioni.
Stevenson è supremo raccontatore e di lui vi voglio indicare l’ultimo
dei suoi romanzi : Weir of Herminston. La storia non fu finita. Rimase a
mezzo, letteralmente a mezzo di una frase, per il colpo apoplettico che
uccise l’autore mentre dettava alla figlia di sua moglie, a Samoa.
Già questa è una cornice insolita. Ma, il racconto vi porterà in Scozia,
tra Edimburgo e le lande del nord, tra un padre giudice e un figlio
quasi ribelle, tra due figure femminili, rara apparizione in Stevenson,
una più attraente dell’altra. Inoltre, il finale interrotto vi
permetterà di completare lo svolgimento a vostro piacimento, un
indeterminato poetico straordinariamente efficace.
Nevica in questi giorni. A me piace questo inverno inverno. La lettura
di Stevenson è come un buon tè forte al rum, seduti al fuoco, se avete
la fortuna d’avere un camino.
R.L.
Stevenson
Weir of
Herminston
Oscar
Mondadori, Milano.
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