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Vip. L'onesto Fassino,
mentre si recava al Partito in tram, ha visto una zingarella che
infilava la mano nella borsetta di un'anziana signora, evidentemente con
intenti loschi e predatori. L'onesto Fassino ha subito dato l'allarme,
il tranvai s'e' fermato, l'autista ha bloccato le porte e poco dopo una
pattuglia di Regi Carabinieri ha preso in consegna la zingarella.
"Ladri!". "Non si puo' campare piu'!".
"Sul sangue della povera gente!". "Mascalzoni!". E l'onesto Fassino
annuisce, inchinandosi mesto e grave a destra e a manca.
Il giorno dopo, l'onesto Fassino, mentre si recava al Partito in tram
(veramente i segretari d'oggigiorno usano l'autoblu': ma questa e' una
novella edificante), ha visto la stessa vecchietta del giorno prima, con
la medesima borsetta. E, boja faus!, la borsetta era aperta e una mano
ci stava frugando dentro. "Altola'!". Ma ecco che il proprietario della
mano si volta (stavolta e' un signore distinto, con cravatta e tutto) e
fa: "Prego?". "Mah... non so, lei sta... insomma lei starebbe...
rubando?...". Al che il signore sospira, tira fuori una tessera e gliela
porge. "Ecco, guardi qua". Fassino guarda il documento e non c'e'
dubbio, e' una regolare tessera da Vip. "Sono il segretario del partito
X" fa severamente l'uomo. "Ah... mi scusi... non potevo immaginare... io
snon sapevo...".
L'uomo lo squadra con disprezzo, mentre continua a esplorare la borsa
della vecchietta. "Eh" fa infine, con l'aria chi si contiene solo per
buona educazione, mentre guarda controluce le due misere carte da venti
che ne ha tirato fuori. "Permesso. Devo scendere. Permesso". E se ne va
tranquillamente, non si sa se piu' offeso dalla scortesia di Fassino o
dalla miserabilita' di questi pensionati d'oggigiorno.
Fassino resta la' imbarazzato, la vecchietta continua a guardare
tranquillamente fuori dal finestrino (tanto c'e' l'onesto Fassino che
vigila) e la vita va avanti come al solito fra Porta Palazzo e
l'Albergheria. Certo, mica puoi chiamare i carabinieri per un Politico
nell'esercizio delle sue funzioni: e che siamo, communisti? Pero'
Fassino si sente a disagio lo stesso.
Come immagino si sara' sentito subito dopo aver invocato, fra i numi
tutelari del Riformismo, il ladrone Craxi. Turati che scrive l'inno dei
lavoratori, Prampolini che arringa i braccianti, Gramsci con gli
occhialini e i riccetti, Matteotti che fa agli sgherri "Ucciderete me,
ma non la mia idea!" e, panzuto e spavaldo, il Bettino. Certo, c'e' dei
buoni motivi per mettercelo la': lo Sdi, lo Sdo, la Gad, la Bad e tutto
il resto. Ma io mi ricordo quei cinque o sei ragazzi della Fgci, in quel
paesino di mafia, col loro volantino contro i mafiosi e i ladroni.
Non che abbiano fatto carriera nel Ds (i figiciotti, intendo). Pero'
forse un pensiero anche per loro ci stava bene.
* * *
Non e' che Fassino voglia un bene particolare a Craxi o che, fra tutti i
ladroni possibili, abbia una simpatia specifica proprio per costui.
Il fatto e' che Fassino e' un "politico" come Craxi. E gia' ai tempi di
Craxi questa parola (filologicamente nobilissima) aveva perso ogni
complicita' con la polis, la politica e tutto il resto. A Roma come a
Pechino, a Washington come a Mosca, "politico" vuol dire ormai "gestore
professionale del potere". A volte col consenso, a volte con la
tirannia: ma sempre al di sopra e al di fuori delle persone comuni. Vip
o nomenklatura fa lo stesso.
Questa categoria (o forse ormai classe sociale) da noi deriva
direttamente dall'antico notabilato cittadino, non privo di suoi valori,
ma irrimediabilmente altra cosa rispetto alla democrazia. Per capire
fino in fondo la solidarieta' istintiva fra un Fassino e un Craxi,
bisogna sapere che da noi il diritto di voto e' stato benignamente
concesso (nel 1848) da un re, che fino al 1909 e' stato ristretto al
sette per cento della popolazione (i piu' ricchi), fino al 1913 al venti
per cento, fino al 1946 al cinquanta per cento circa (i maschi) e solo
da due o tre generazioni e' diritto universale. Quando finalmente la
democrazia e' arrivata, essa e' stata gestita - bene - da due grandi
partiti-chiese, nessuno delle quali era completamente democratico nella
propria struttura interna ne' privo di teologie autoritarie cui render
conto.
Ecco perche' il banale "la legge e' uguale per tutti" non riuscira' mai
ad arrivare fino a un Fassino. Non perche' egli sia "communista", ma
perche' e' un notabile italiano. E' lo stesso motivo che, in forma
patologica, genera i Berlusconi. Nella nostra cultura i cittadini
infatti *non* sono uguali. Il concetto stesso di cittadino e' rarissimo
nella nostra storia, fatta da sudditi, da ribelli, da principi, da
cortigiani, da prelati, da tutti fuorche' da cittadini. (Ma, e la
Resistenza? e i garibaldini? Andate a vedere quanti partigiani e quanti
garibaldini hanno "fatto carriera" nel sistema ufficiale, sinistra
compresa, senza dover ammorbidire significativamente le proprio
caratteristiche egualitarie e di cittadini).
Craxi, Fassino, Berlusconi e gli altri non sono dei corpi estranei in
questo paese. Sono l'Italia storica, "l'autobiografia della nazione"; il
passato. Se ne esce solo con un salto di generazione. Il Quarantatre',
il Sessantotto, l'antimafia dei primi anni Novanta sono stati dei
tentativi in tal senso, magari inconsapevoli, ma via via piu' precisi.
Il prossimo arrivera' prima o poi, perche' nel Paese profondo
nomenklatura e notabili, che pur sono i soli a parlare, non convincono
affatto e anzi cominciano ad esser visti come una razza a parte. Gli
applausi tributati a Fassino in un "luogo politico" difficilmente gli
sarebbero stati concessi all'uscita di una metropolitana, o in una
fabbrica o in una scuola.
riccardoorioles@libero.it
Catena di Sanlibero 271 del 16
febbraio 2005
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