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Spese militari
Chi le fa, chi le boicotta, chi le difende

di Giorgio Beretta

 
     
 

Particolarmente interessante il capitolo sulle spese militari. “I cosiddetti tagli alla Difesa previsti dalla nuova Finanziaria, per i quali il ministro della Difesa Antonio Martino aveva protestato, sono minimi”, ricorda Sbilanciamoci. “E a ben guardare sono compensati dai fondi extra-bilancio delle missioni militari all’estero come i 600 milioni di euro per la presenza delle truppe italiane in Iraq”.
Anche nel 2005, infatti, aumentano le spese militari italiane: quasi un miliardo di euro in più rispetto al 2004, al quale vanno aggiunti anche 1,2 miliardi di un “fondo speciale” per le spese delle missioni militari all’estero e gli altri capitoli di spesa riguardanti il sostegno dell’industria militare. Il bilancio della difesa quest’anno raggiunge la cifra record di 20.793 milioni di euro, con un incremento del 5% in termini monetari, e del 3,4% in termini reali rispetto all’anno precedente, quando era di 19.811 milioni di euro. Degli oltre 15 miliardi di euro della Funzione difesa, 8 miliardi sono destinati al personale, 3,7 miliardi all’esercizio, cioè manutenzione e supporto, con una crescita del 10,6% e 3,4 miliardi all’investimento, cioè ad acquisizioni di sistemi d’arma, con un incremento rispetto al 2004 del 6,5%. Come si vede quasi la metà del bilancio della Funzione difesa è assorbito dalle spese per il personale: 8.028 milioni di euro per il 2005 con un incremento del 6,5% rispetto all’anno precedente, dove il solo capitolo sul personale in ferma prefissata è passato da 807 milioni di euro a 994 milioni di euro, con un salto in avanti del 23,1%.
La Campagna ricorda inoltre che con i 200 milioni di euro di un solo caccia Eurofighter (e l’Italia si è impegnata a costruirne 131) si coprirebbero i costi delle domande di servizio civile volontario previste per il 2005. “Sbilanciamoci!” rilancia perciò la proposta del taglio del 10% delle spese militari – che corrisponde all’aumento di spesa degli ultimi quattro anni – e la destinazione dei 600 milioni per le operazioni militari in Iraq a interventi di ricostruzione del Paese distrutto dalla guerra.
Il Rapporto di Sbilanciamoci! nota inoltre che, mentre aumentano le spese militari, diminuiscono i fondi governativi per la cooperazione allo sviluppo. Per il 2005 è previsto un bilancio effettivo di 616 milioni di euro che fa dell’Italia il fanalino di coda in Europa per la percentuale sul Pil che destina agli aiuti allo sviluppo (0,11%) e il penultimo Paese nel mondo, seguito solo dagli Usa.
 
Voci contro
 
A fronte dell’aumento delle spese militari del nostro Paese, vanno segnalate numerose iniziative di associazioni e singoli a sostegno della finanziaria di pace. P. Angelo Cavagna, presidente del Gavci (Gruppo autonomo del volontariato civile in Italia), ha iniziato un digiuno nel giorno in cui ha preso avvio la discussione parlamentare sulla Finanziaria. “Digiuno rigoroso a tempo indeterminato salvo la vita a base di sola acqua, ma sotto controllo medico”, notava p. Cavagna che ha invitato tutti a diverse forme di digiuno per sostenere le proposte della Campagna “Sbilanciamoci!” tra cui la riduzione di “almeno il 10% delle spese militari nel 2005”, per arrivare ad una riduzione del “50% nel 2010”.
Significativa anche la presa di posizione del direttore di Famiglia Cristiana, don Antonio Sciortino, che in risposta ad un’abbonata la quale sottoponeva il caso del parroco pacifista cui lo Stato ha pignorato l’automobile per aver praticato l’obiezione fiscale alle spese militari, ha risposto difendendo l’iniziativa. “L’obiezione alle spese militari non può essere liquidata come trasgressione delle leggi e del bene comune, al quale ogni cittadino contribuisce con il pagamento delle tasse. Non si può ignorare il valore propositivo finalizzato a contrastare la difesa armata e a obbligare lo Stato a organizzare vie alternative”, scrive don Sciortino nel numero del 30 gennaio. E aggiunge che “è contraddittorio affermare che le vie alternative di difesa sono inefficaci se lo Stato organizza solo quelle militari”, mentre chi sceglie la via dell’obiezione “non è un evasore, ma solo una persona che dichiara interamente il proprio reddito ma deliberatamente e pubblicamente detrae una percentuale del dovuto, destinando tale somma a iniziative di pace”. “Esistono, invece, cause giuste da difendere con metodi e strumenti non violenti, quali il negoziato, l’arbitrato e la difesa popolare non violenta”, concludeva il direttore del settimanale.
Considerazioni che non sono piaciute al ministro per i Rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi, secondo il quale l’obiezione fiscale alle spese militari, avallata dal direttore di Famiglia Cristiana, “è una scelta irresponsabile che rischia di mettere in crisi sia le Forze armate che il servizio civile nazionale”’. Con piglio magisteriale, Giovanardi si è spinto a definire la posizione di don Sciortino come “contraria alla dottrina della Chiesa cattolica e ai documenti della Conferenza episcopale”.
 

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 28/02/05

 

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