agli incroci dei venti agli incroci dei venti agli incroci dei venti agli incroci dei venti

 
 

HOME

Società

Politica

Arti visive

Lettura

Scrittura

Punto rosa

Legalità

Paesi in guerra

Mondo

 
 

 Questa storia della democrazia comincia a darmi sui nervi

di Claudio Giusti

 
     
 

Forlì, 5 ottobre 2004
Dedicato a Maria Giovanna Cortesi


1
Si sta facendo una gran confusione fra rispetto dei diritti umani e democrazia. Le due cose non sono necessariamente coincidenti.
E’ ovvio che una dittatura non può, per definizione, rispettare i diritti dell’Uomo: cioè i diritti politici elencati agli articoli 2-21 della Dichiarazione Universale; anzi, una dittatura “è” una violazione dei diritti umani. Ma questo non significa che sia vero il contrario: basta guardare quello che fa Israele agli arabi.
Chi scrisse la Dichiarazione del 1948 ebbe l’accortezza, sapendo che la storia è piena di democratiche violazioni dei diritti umani, di non citare mai la parola democrazia e di relegare nel contestato articolo 29 i bisogni di una “società democratica”. Infatti le democrazie classiche cui siamo soliti fare riferimento (l’Atene di Pericle, l’Inghilterra del 1688, gli Stati Uniti di fine ‘700) erano regimi schiavisti, imperialisti, aggressivi, non alieni dal genocidio, poco o nulla tolleranti nei confronti dei dissidenti e ben poco democratici, visto che la stragrande maggioranza degli uomini e tutte le donne non avevano diritto di voto.
Gli Stati Uniti d’America poi hanno abolito la schiavitù dopo che la Russia zarista aveva cancellato la servitù della gleba e, meno di 40 anni fa, avevano ancora l’apartheid in casa, mentre le spudorate violazioni dei diritti umani cui assistiamo ora (pena di morte, vergognoso trattamento dei bambini nel sistema giudiziario, violazioni della legge internazionale, ecc.) avvengono nel pieno rispetto delle regole della democrazia: sono cioè il prodotto della volontà della maggioranza degli elettori americani.

2
L’idea di costituire una lobby democratica all’interno delle Nazioni Unite mi piace perché spero servirà a convincere gli americani a cessare certi loro atteggiamenti sconvenienti. Agli Stati Uniti non piace firmare i trattati sui diritti umani e, quando si degnano di farlo, li riempiono di riserve tali da renderli inutili. Non sono poi soliti rispettarli e hanno, come il Vaticano, la spiacevole abitudine di fare comunella con i “soliti sospetti” ogniqualvolta questo torni utile ai loro affarucci. Non hanno nemmeno paura di votare da soli contro tutti quando questo serve a tenere lontana dai loro confini la commissione contro la tortura.
Purtroppo però mi sembra che si voglia creare, più che una lobby di democrazie, un’organizzazione di amici degli americani che sostituisca l’ONU. In questa campagna si distinguono i radicali che, nella foga di denigrare le Nazioni Unite, sono arrivati a scrivere che: “Originariamente le NU costituivano un club piuttosto esclusivo di Paesi.” Meglio sarebbe cercar scuse migliori visto che le NU sono l’alleanza militare che sconfisse il nazismo e che, al loro interno, oltre alla Russia di Stalin, avevano un paese tardo medioevale come l’Arabia Saudita e il Sud Africa che iniziava ad applicare la segregazione razziale americana.

3
Se democrazia significa libertà di scelta allora anche il telecomando e l’auditel sono una forma di democrazia: ma noi ci aspettiamo qualcosa di più.
Mi limito a porre alcune questioni.
- Spero di non essere l’unico a ricordare che quarant’anni fa eravamo noi italiani a non “essere maturi per la democrazia”.
- Non abbiamo il Parlamento più affollato del mondo
- Non è vero che i sistemi a collegio uninominale siano più democratici degli altri. L’Olanda ha la proporzionale pura e Singapore l’uninominale. Il Sud Africa razzista aveva l’uninominale mentre il Sud Africa democratico ha la proporzionale pura.
- Gli italiani sanno cosa significa la parola gerrymandering?
- Quando si va a votare ci si aspetta di poter scegliere. Negli USA la possibilità è ridotta a sole due opzioni, ma spesso ce n’è una sola. Secondo il Washington Post (07/11/2003) alle ultime elezioni, in 78 dei 540 seggi che compongono la Camera dei Deputati americana, si è presentato un solo candidato: democratico o repubblicano che fosse. Lo stesso è accaduto nel 65% dei seggi della Camera dei Deputati della Virginia. Come si definisce un sistema come questo?

 

giusticlaudio@aliceposta.it

 
 
 
 

HOME

Società

Politica

Arti visive

Lettura

Scrittura

Punto rosa

Legalità

Paesi in guerra

Mondo