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Prendersi delle
libertà nei confronti della legge pare essere un comportamento sempre
più in voga nella società odierna. Assumere comportamenti che esulano
dal rispetto della legge per i più svariati motivi è divenuto ormai un
modo come un altro per fare politica. Comportamenti che fino a pochi
anni fa sarebbero apparsi inconcepibili e senza dubbio pesantemente
sanzionabili sono ormai entrati nella quotidianità.
Tutto questo nascosto sotto l’apparente nobile copertura del termine
“disobbedienza civile”.
Il termine in sé ha lontane radici filosofiche e fu utilizzato per la
prima volta dal filosofo americano Henry Thoreau nel 1866. Il suo
pensiero ebbe poi un’enorme influenza su Gandhi, che lo avrebbe tradotto
in pratica nella sua lotta per l’indipendenza indiana, e su Martin
Luther King, che si ispirerà all’opera di Thoreau nella sua battaglia in
favore dei diritti dei neri americani. Questi e altri esempi del passato
sembrerebbero giustificare appieno l’utilizzo di una tattica non
convenzionale come la disobbedienza civile per la gestione e la
risoluzione di problemi sociali e giuridici, ieri come nella nostra vita
di ogni giorno.
Bisogna però notare come in una democrazia come la nostra sia il
rispetto stesso della legge ad essere lo stato, come una democrazia non
sia più tale se la disobbedienza alle leggi, quindi allo stato di
diritto democratico, si generalizza. La disobbedienza civile quindi,
come del resto diceva già la carta dei diritti dell’uomo e del cittadino
del 1789, è accettabile solo in quei casi in cui si resista
all’oppressione dei diritti naturali e imprescindibili dell’uomo. Può
essere accettata solo nei casi in cui vige un ordine manifestamente
illegale o, come ha da poco specificato la Corte europea dei diritti
dell’uomo, nei casi in cui un individuo è obbligato ad un atto
profondamente contrario alle sue intime convinzioni.
Ora, tutti i casi in cui noi vediamo invocato questo termine suggestivo
ed evocativo difficilmente fanno parte dei casi sopraccitati. Non credo
entrino a farne parte le azioni delle tute bianche da Seattle in poi, le
azioni degli antiabortisti contro le cliniche specializzate, i matrimoni
gay celebrati da sindaci italiani e francesi nell’ultimo anno.
Ricorrere in un paese come il nostro alla disobbedienza civile significa
in primo luogo ammettere che i mezzi di protesta, discussione e
confronto legali non sono sufficienti, significa ammettere dunque che la
nostra democrazia non prevede sufficienti spazi per il cittadino. Perché
occupare un Mc Donald's quando si sarebbe potuta organizzare una
campagna di volantinaggio, una proposta di legge, una serie di
conferenze? Certamente, ed è qui la chiave della vicenda, con un atto
dichiaratamente fuori dalle righe, si ottiene una rilevanza mediatica
molto maggiore, ad una spesa praticamente nulla. Questi sono quindi da
interpretare come gesti prettamente mediatici, ma a volte pericolosi per
il processo democratico, perché per farlo procedere, altro non fanno che
saltarlo direttamente.
Una scelta del genere non credo sia quindi condivisibile nella gestione
della vita politica quotidiana perché pericolosa per l’istituzione
democratica e svilente per quei casi in cui essa diviene indispensabile
e, invece di svettare grazie alla propria eccezionalità, viene ad essere
sepolta sotto un mare di disobbedienza di secondo e terz’ordine. D’altra
parte sono sicuro che coloro che applicano questa -disobbedienza civile
limitata- non siano poi così liberali da accettare che altri si
comportino come loro invocando però valori opposti. Immaginate la
dirigenza dell’Eni che occupa le sedi di Greenpeace per protestare
contro nuove tasse antinquinamento o la polizia che tira uova ai New
Global per protestare contro il carico di lavoro che le manifestazioni
di piazza provocano. Immaginate poi cosa succederebbe nei casi in cui i
valori in gioco siano quelli davvero importanti, siano i grandi principi
della vita umana. Immaginate cosa succederebbe tra i disobbedienti
cattolici che sostengono i diritti dei bambini a nascere e i
disobbedienti laici che sostengono i diritti delle donne a disporre del
proprio corpo. E’ evidente che una situazione del genere sarebbe la fine
del modello democratico occidentale.
Non si mette in discussione l’importanza dei principi morali invocati
che permettono di sottrarsi alla legge, essi devono essere difesi ad
ogni costo. Tuttavia se ne vede chiaramente il limite: chi decide che un
certo valore morale è superiore alla legge? La storia ha mostrato che la
disobbedienza civile è un dovere prima che un diritto dei cittadini, ma
siamo sicuri che tutti quegli atti che noi definiamo così siano davvero
uno di questi pochi ed importantissimi casi? Magari no. |
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