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Si è svolta al teatro
Alighieri
di Ravenna, la consueta edizione del Mercatino della poesia che da
quest'anno prende il nome di "RAVENNA
POESIA" e
viene rappresentata non più nella bella sala del "Ridotto", ma sul
palcoscenico del prestigioso teatro romagnolo.
E' stato uno spettacolo molto chic, in cui scenografia, musica e poesia
si sono uniti come difficilmente accade di vedere in altre occasioni. Il
titolo della rassegna, "Novecento",
bene spiega gli intendimenti degli organizzatori : mettere in evidenza
il Ventesimo secolo, sotto il profilo dell'evoluzione poetica, a livello
planetario.
Ecco quindi esordire in scena la sensibile e brava
Giovanna
Maioli
(ideatrice, fra l'altro, della storica iniziativa, sin dal 1979) nella
convincente interpretazione del
Montale
degli "Xenia", in cui ella si è profusa in un quadro di raffinata
esegesi del grande poeta genovese.
Un "pool" di eccellenti attori si è poi alternato sul palcoscenico,
proponendo scelte sempre felici, come nel caso di Renzo Morselli, con la
lettura di testi di
Allen Ginsberg,
o come in quello di
Franco Costantini
con l'apparentamento ad
Alfonso Gatto,
o ancora di Ivano Marescotti con la interpretazione dei
bei testi del giovane ed emergente autore pisano, Luca Nannipieri,
nonché dell'omaggio a
Giovanni Raboni,
reso agli spettatori in coppia con la Maioli Loperfido.
La scenografia, elegantissima quanto essenziale, ha svettato fedele,
nella propria convincente fissità, anche in un momento di particolare
caratura; quello prodotto da Francesca Serra che, algida
semplice e solenne, ha letto le pieghe più riposte del mondo, giuliano e
levantino, del grande
Umberto Saba.
La eccellente interprete è stata accompagnata da un sottofondo musicale
felicissimo, quello del "Closer cover", di Wim Mertens.
La proiezione sullo schermo di fotogrammi mobili (e resi in negativo) ha
richiamato alla memoria riflessioni oniriche e oltre-terrene, in armonia
con il filo tematico di tutto lo spettacolo -quello inerente alla morte
e al bilancio esistenziale -.
Non sono però mancati momenti di energetica espressività, grazie alla
performance collettiva di Costantini, Marchesini e Morselli, i quali
hanno rispettivamente interpretato pezzi di
Tzara,
Bréton
e
Marinetti,
nell'ambito dello spazio riservato a "Li chiamavano avanguardisti".
Sempre Gabriele Marchesini, subito dopo, ci ha regalato un felice quadro
scenico dedicato a "Le città di Marco Polo" , per
Calvino,
con il sottofondo musicale del "The Mystic" del grande
Gustav Holst.
Con quest'ultima performance si è chiuso il sipario sul primo Atto.
Alla riapertura, Giovanna Maioli ha introdotto in sala il grande poeta
fiorentino
Mario Luzi,
del quale ha letto una parte del lungo testo, intitolato "Viaggio
terrestre e celeste di Simone Martini", pubblicato nel '94.
Successivamente il poeta ha letto una poesia -"Santità umbra",
facente parte della sua ultima raccolta che si intitola "Dottrina
dell'estremo principiante" - e poi è tornato a sedersi sul
divanetto da talk show per rispondere alle domande della
sua interlocutrice, la quale, ricordandogli il suo imminente 90°
compleanno (20 ottobre), gli ha offerto un bellissimo libro-catalogo
relativo alle bellezze di Ravenna.
Lo spettacolo, tra un perfetto ruotar di occhi di bue sulla bella
persone della presentatrice,
Galilea Maioli,
è proseguito con numerose altre performances, tra le quali è bene
ricordare quella che Ivano Marescotti ha dedicato al grande poeta
dialettale romagnolo,
Raffaello Baldini,
di cui ha letto alcune poesie tratte dal libro "Furistir"
e quella di G.Marchesini alle prese con il "Congedo del
viaggiatore cerimonioso" di
Caproni,
nonché la finale di Giovanna Maioli che ci ha profuso con perizia
estrema un omaggio al grande
Ungaretti.
Appuntamento quanto mai felice, questo di Ravenna, se aggiungiamo infine
altre due letture, inerenti ai testi di Paola Ruggeri e
Davide Rondoni, proposte direttamente dagli autori.
La nobiltà e l'eleganza del teatro Alighieri ha fatto pendant con tutto
quanto il programma di sala.
Va ricordata infine l'attenta regia di Gianfranco Tondini
, nonché l'elegante scelta delle musiche operata da Massimo
Mazzoni; un plauso finale lo dobbiamo agli attori per le prove
da loro sostenute: un apprezzamento, questo, che il pubblico ha
manifestato convinto, al termine dell'evento, con numerosissimi e
ripetuti applausi.
Pubblicato in
La
costruzione del verso & altre cose, 18 ottobre 2004 |
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