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Quattro teste per quattro briganti

di  Elisa Bianchini

 
 

In questi giorni si è concluso a Ravenna (www.ravennanightmare.com) il Nightmare film festival che ha visto protagonisti tutti gli autori e appassionati dell’horror, fantastico e thriller nazionale ed internazionale. All’interno di questa kermesse hanno preso vita diverse discussioni e approfondimenti nonché un convegno sulla tematica della mummia. Ma bisogna dire… non solo Egitto! Infatti…
Nell’estate del 2001 e precisamente l’11 agosto, a Ravenna si verificò un nubifragio che allagò buona parte della città compresi gli scantinati dell’Ospedale Civile all’interno dei quali “galleggiavano” quattro teste.
A chi appartenevano?
Da molti anni l’ospedale Santa Maria delle Croci custodisce quattro teste mummificate e precisamente dalla metà dell’ottocento, da quando cioè nel
1864 Puntiroli Pietro detto Chilazzo e Fusconi Antonio detto Cippon furono decapitati a seguito di una sentenza capitale.
Le esecuzioni capitali richiamavano una moltitudine di gente come fosse uno spettacolo di natura lieta e la giustizia celebrava di solito i suoi riti nei giorni di mercato e in un’ora di massima presenza di pubblico.
A Ravenna le esecuzioni avevano luogo nella piazza appena fuori Porta Adriana, denominata
Foro Boario. La zona era anche detta Borgo dei Semoloni per l’abitudine delle donne di spargere crusca (semola) sulle pozze di sangue dei giustiziati.
I due giustiziati erano briganti della zona ed assassini. L’altra testa era di un certo
Tegna, cioè tigna, non si sa se per il carattere stizzoso o perché fosse completamente calvo in quanto ammalato appunto di tigna.
La quarta testa appartiene a
Luigi Casadio detto il Gaggino perché gagio rosso di capelli. Questo brigante doc ravennate era molto conosciuto dalle forze dell’ordine sia per la sua scaltrezza nel fuggire e nascondersi nei campi sia per la sua crudeltà avendo ucciso anche un prete per pochi spiccioli.
Per questi motivi l’allora prefetto di Ravenna Maramotti emise un’ordinanza con cui imponeva che tutte le siepi di canapa fossero tagliate per dar modo alle forze dell’ordine di poter catturare il brigante Gaggino. Non solo, anche
il prefetto di Forlì mette un premio di £.1500 a chi facesse arrestare il famoso brigante. La taglia dà buoni frutti visto che il Gaggino viene ucciso in un conflitto a fuoco con i carabinieri a Filetto dopo una “sicura confidenza”. Trasportato su di un biroccino venne “esposto” all’ospedale di Ravenna alla moltitudine di gente accorsa da tutta la provincia. La sua testa quindi venne, per così dire separata dal corpo solo 48 ore dopo la sua morte e in seguito mummificata.
Ma da chi?
Negli anni in cui il brigante imperversava nelle campagne forlivesi e ravennati, era
anatomopatologo all’ospedale il dottor Pietro Loreta di nobile famiglia ravennate. Probabilmente si deve a lui la conservazione delle teste dei giustiziati avendo iniziato una collezione personale dei “diversi” aderendo alle teorie lombrosiane sulla fisiognomica.
Il famoso psichiatra
Cesare Lombroso (1835-1909) mettendo in relazione i connotati fisici con i comportamenti umani invita allo studio diretto, somatico e psichico dell’uomo criminale, confrontandolo con le risultanze dell’uomo sano. Per questo motivo misura e cataloga in modo scientifico 832 delinquenti italiani in base al peso, la statura, la fisionomia ma soprattutto la circonferenza e la forma del cranio selezionandone le anomalie.
Il dottor Loreta dopo aver iniziato la sua collezione personale venne chiamato all’università di Bologna ma nel 1889 in preda ad una forte depressione si suicidò aprendosi il ventre con un rasoio.

Teste mummificate dei briganti: Gaggino, Tegna, Cippon e Chilazzo.

Il tecnico che mi ha permesso di fotografare le quattro teste mi ha spiegato come dopo l’alluvione fossero state poste in un luogo umido che ne aveva minato la loro conservazione. Solo successivamente, tenute all’aria aperta, hanno recuperato il loro stato originario.
Per quanto riguarda le loro caratteristiche, sono tutte autentiche:
capelli, barba, baffi e denti non sono stati impiantati successivamente. Queste immagini confermano come la mummificazione sia stata fatta da una persona competente oltre a constatare la giovane età dei briganti.
Le uniche parti aggiunte sono gli
occhi.
Nell’immagine del Gaggino spiccano i capelli di un rosso ancora vivo e la carnagione chiara con la presenza di lentiggini.
Decisamente riconoscibile è la testa del Tegna, piccola e completamente calva.
Antonio Fusconi detto Cippon, presenta dei capelli biondicci molto crespi, barba e baffi biondi mentre Puntiroli Pietro detto Chilazzo è moro e possiede un piccolo pizzetto.

 
 
 
 

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